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Strage Bologna: in aula il maresciallo Tempesta ricostruisce i contatti con Bellini

Strage Bologna: in aula il maresciallo Tempesta ricostruisce i contatti con Bellini

AMDuemila 17 Giugno 2021

Dalla trattativa delle opere d’arte agli attentati pensati in continente da Cosa Nostra

“Mentre si prospetta la collaborazione con lo Stato Bellini commette degli omicidi per conto della ‘Ndrangheta”. A dirlo è il procuratore Generale di Bologna, Nicola Proto, che ha sottolineato il ruolo e il comportamento dell’ex terrorista di Avanguardia Nazionale Paolo Bellini (in foto), principale indagato nell’ambito del nuovo processo sulla strage del 2 agosto 1980, durante l’audizione di Roberto Tempesta, l’ex maresciallo del nucleo Tpc dei carabinieri che tramite l’antiquario Agostino Vallorani entrò in contatto con Bellini nella primavera del 1992. Bellini doveva cercare di recuperare alcune opere d’arte rubate dalla Pinacoteca di Modena all’inizio di quell’anno. Tempesta ha spiegato, come aveva già fatto in passato nel corso di altri processi, di aver incontrato Bellini in almeno quattro occasioni e nell’agosto 1992 “invece di parlarmi dei dipinti di Modena mi consegnò alcune fotografie di 17 dipinti rubati a Palermo nel 1985. Mi disse che era riuscito ad infiltrarsi nelle organizzazioni mafiose, sconvolto dalle morti di Falcone e Borsellino, e che voleva fare qualcosa”. Bellini consegnò un biglietto a Tempesta con 5 nomi di boss mafiosi, tra i quali Pippò Calò, Luciano Liggio e Bernardo Brusca. “Aveva millantato conoscenze importanti a Roma – ha spiegato Tempesta – e aveva bisogno di accreditarsi verso l’organizzazione riuscendo a ottenere gli arresti sanitari per questi personaggi, anche solo per mezz’ora. Per se stesso chiedeva un premio di 200 milioni di lire, e riportò anche alcune minacce che la mafia avrebbe potuto realizzare come mettere degli aghi infetti sulle spiagge di Rimini o commettere attentati a Palermo tramite degli elicotteri. Gli dissi che non potevo fare niente e i quadri di Palermo non mi interessavano”. Tempesta spiegò a Bellini che l’unica cosa che poteva fare era riferire tutto all’allora colonnello Mario Mori. “Mi disse, inoltre, ‘se volessero colpire la torre di Pisa tu non saresti legittimato ad agire?'”. Nel frattempo il 13 agosto 1992 e poi il 29 dicembre 1992 Bellini uccise due persone per conto della ‘Ndrangheta. “Faceva così bene il suo mestiere – ha sottolineato ancora Proto rivolgendosi a Tempesta – che non si è accorto che Bellini faceva il doppio gioco”.

Fonte:https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/306-giustizia/84382-strage-bologna-in-aula-il-maresciallo-tempesta-ricostruisce-i-contatti-con-bellini.html