Cerca

Strade e ponti, il cartello degli appalti

La Repubblica, Giovedì 22 novembre 2018

Strade e ponti, il cartello degli appalti

Truccate 150 gare per un miliardo, le imprese si dividevano lavori e denaro. E usavano materiale scadente

Dal nostro inviato paolo berizzi, gorizia

C’è la ditta che si è proposta per la ricostruzione del ponte Morandi, c’è il re del cemento e ci sono gli enti «benevoli» e i funzionari pubblici «distratti»: è la metastasi del «corpo malato», come l’hanno chiamato gli investigatori delle Fiamme gialle. Una tela i cui fili si dipanavano dai paesi del Tagliamento fino alla Campania, dall’alto Friuli al Lazio passando dall’Umbria martoriata dal terremoto. Il megacartello di imprese — tra cui il gotha dei costruttori italiani — aveva sempre fame. Posava le ventose sulle opere pubbliche: il nuovo corso di Gorizia (da cui parte l’indagine), la strada delle Tre Valli Umbre, l’allargameno della terza corsia della A4 tra Venezia e Trieste. E poi ponti, gallerie, acquedotti, gasdotti, strade e autostrade, impianti di bonifica e di protezione ambientale, aeroporti — in pratica tutti quelli del Triveneto (Verona, Venezia, Treviso, Trieste) e pure la pista del “Marconi” di Bologna. Appalti truccati. Un intramontabile classico all’italiana ora di scena nel Nord Est: dal 2015 al 2018 il mulinello degli imprenditori maneggioni ha risucchiato lavori per 1 miliardo di euro (oltre 150 le relative gare). Il meccanismo era ben oliato: i capi delle imprese, alla faccia delle leggi sulla libera concorrenza, e grazie al lasciapassare delle stazioni appaltanti e dei responsabili dei lavori, si scambiavano informazioni sui bandi. E così le ditte vincitrici erano sempre quelle. «È emerso il corpo malato delle grandi opere — dice Giuseppe Bottillo, comandante della Guardia di Finanza del Friuli Venezia Giulia — . Gruppi di imprenditori si sono spartiti il denaro pubblico con grave danno per il cittadino, per l’incolumità e per l’ambiente». Già perché, oltre ad abbuffarsi drenando risorse dello Stato, le ditte costruivano usando materiali scadenti e smaltivano illecitamente rifiuti. I numeri dell’inchiesta “Grande Tagliamento” (dal fiume che divide il Friuli Venezia Giulia dal Veneto) sono quelli delle grandi operazioni: 400 finanzieri sguinzagliati in 14 regioni, 300 perquisizioni, 220 persone coinvolte, un centinaio di indagati. Nel setaccio della Guardia di Finanza di Gorizia e del comando regionale sono finiti nomi eccellenti: sia imprese, sia società ed enti pubblici. Eccone alcuni. Il colosso emiliano delle costruzioni Pizzarotti (opere e infrastrutture in tutto il mondo); la Rizzani de Eccher che, dal quartier generale di Pozzuolo del Friuli (Udine), ha presentato un’offerta per i lavori di ricostruzione del ponte Morandi di Genova; il gruppo Grigolin di Treviso che con le sue Fornaci nel Triveneto è leader dell’asfalto e dei calcestruzzi. Nel lungo elenco degli indagati vip figurano titolari e rappresentanti legali di queste ed altre aziende: da Marco Rizzani ai fratelli Roberto e Renato Grigolin (quest’ultimo già condannato nel 2016 a un anno e due mesi per una falsa fattura da 4 milioni di euro). E poi gli enti pubblici che appaltavano. Spiccano, nella lista delle sedi perquisite, quelle del Commissario per l’emergenza viabilità in A4, dell’Anas, di Autovie Venete e di Autostrade per l’Italia. Oltre alle società di gestione degli aeroporti. I reati contestati dai magistrati — il sostituto procuratore di Gorizia Valentina Bossi e il procuratore capo Massimo Lia — vanno dall’associazione a delinquere alla turbativa d’asta, inadempimenti e frodi nelle pubbliche forniture, subappalti irregolari e concussione. Nel paniere degli appalti pilotati (valore complessivo 1 miliardo) ci sono anche i lavori nelle aree colpite dal sisma del 2016 nel centro Italia, tra cui “Norcia”, “San Benedetto”, “Tre Valli Umbre”. I soliti noti — stando alle accuse — sarebbero andati avanti a dividerseli se la procura non avesse ordinato il blitz di ieri. I magistrati hanno escluso sia il coinvolgimento di politici sia le infiltrazioni mafiose. Per ora. Sarà interessante vedere che cosa uscirà dai documenti sequestrati e dagli interrogatori.