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Stanò i killer di Falcone, fece catturare Riina: va in pensione Ilda Boccassini

Stanò i killer di Falcone, fece catturare Riina: va in pensione Ilda Boccassini

Il ritratto dello storico pubblico ministero protagonista di numerosi processi che hanno coinvolto personaggi importanti. Dopo il 23 maggio 1992 lasciò Milano, il suo ufficio, la casa, i figli, e accettò l’invito di lavorare in Sicilia dove si avviavano le indagini per la strage

Redazione

07 settembre 2019

Quando Giovanni Falcone fu eliminato dalla mafia lasciò Milano, il suo ufficio, la casa, i figli, e accettò l’invito del procuratore Giovanni Tinebra di lavorare in Sicilia dove si avviavano le indagini per la strage di Capaci. Poi consegnò alla corte di giustizia gli uomini che uccisero Falcone con un super lavoro fatto di indagini, prove e riscontri. Adesso Ilda Boccassini, storico pubblico ministero protagonista di numerosi processi che hanno coinvolto personaggi importanti, va in pensione. Il “traguardo” (per raggiunti limiti di età) scatterà l’8 dicembre 2019: il Consiglio Superiore della Magistratura ne prenderà atto fin dalla prossima settimana, approvando il provvedimento di collocamento a riposo.

Boccassini è nata a Napoli il 7 dicembre 1949. E’ entrata in magistratura nel 1979, a trent’anni, prendendo servizio a Brescia per poi essere trasferita a Milano dopo pochi anni. La sua prima inchiesta importante, Duomo Connection, risale al 1989-1990 e riguarda la mafia al nord. E’ condotta in collaborazione con Giovanni Falcone. Con la Duomo Connection vengono alla luce i legami tra il traffico di droga, l’infiltrazione nell’economia “pulita” e quella nella politica. Saranno infatti condannati sia esponenti dei clan mafiosi (primo tra tutti Antonino Carollo) sia imprenditori, dirigenti e politici.

Nel 1992, dopo le stragi che portano alla morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, chiede il trasferimento in Sicilia per indagare su mandanti ed esecutori. Interrogatori di pentiti, decine di piste setacciate. Fino alle prime tracce, fino alla scoperta dei primi assassini legati a Totò Riina. Ed è anche suo il merito della cattura, nel 1993, del Capo dei Capi. Per mesi e mesi ha vissuto tra un minuscolo ufficio pieno di carte e una stanza d’albergo, tra caserme e Palazzi di Giustizia.  A Palermo ha coordinato un pool di investigatori formato dalla Dia, dai carabinieri del Ros, dai poliziotti della Criminalpol e da un “Gruppo Falcone-Borsellino” guidato da Arnaldo La Barbera, ex questore di Palermo.

Sfidò la mafia senza paura. Al punto che nel 1995 Ilda Boccassini chiese a una delle figlie di Totò Riina di disconoscere il padre. Una volta, in un’intervista a Panorama disse: “I grandi insegnamenti che mi sono venuti da Falcone sono la prudenza, l’autodisciplina, la certezza della prova prima di uscire allo scoperto…una sconfitta in aula è la più grande vittoria per Cosa Nostra…”.

 

 

FONTE:http://www.palermotoday.it