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Alleanza di Secondigliano, la base sociale all’ospedale San Giovanni Bosco

di Redazione

Mer 26 Giugno 2019

NAPOLI. Un «cartello mafioso che controlla in maniera pervasiva le attività criminali dell’intera area metropolitana di Napoli», una «camorra che ha le mani sulla città». Così il procuratore di Napoli Giovanni Melillo ha definito l’Alleanza di Secondigliano, cartello criminale sul quale si sono concentrate le indagini della Dda di Napoli culminate in oltre 120 arresti. «Questo cartello mafioso – ha spiegato Melillo – controlla in maniera pervasiva il complesso delle attività criminali che si svolgono sul territorio, ha una struttura federativa, ciascun gruppo è dotato di ampi margini di autonomia organizzativa e operativa, ma al contempo esiste una funzione direttiva comune alla quale sono affidate le decisioni sulle questioni più importanti». L’Alleanza di Secondigliano, ha aggiunto Melillo, «ricorre solo in casi estremi all’omicidio, esercita una pressione estorsiva asfissiante su ogni genere di attività commerciale, controlla direttamente o tramite prestanomi un numero impressionante di attività d’impresa nei settori più disparati».

OSPEDALE SAN GIOVANNI BOSCO. L’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli «era diventato una sorta di sede sociale del clan Contini», ha spiegato Melillo. Al San Giovanni Bosco «gli uomini del clan Contini controllano ogni aspetto anche minuto del funzionamento dell’ospedale, dalle forniture alle assunzioni nelle ditte appaltatrici o fornitrici, persino le relazioni sindacali passano per l’organizzazione camorristica». Più in generale, ha proseguito il procuratore, «l’ospedale sembra essere stato la base logistica indispensabile per tessere le trame delittuose che hanno consentito la moltiplicazione delle truffe assicurative, la predisposizione di certificati medici falsi». «Il controllo mafioso del funzionamento dell’ospedale San Giovanni Bosco si realizzava attraverso la partecipazione anche di sanitari, a volte indotta dalla paura e a volte dalla coincidenza di interessi» ed «era noto anche alle altre organizzazioni. Ci sono collaboratori che hanno raccontato che gli altri clan, quando avevano bisogno di prestazioni illegali, non facevano altro che rivolgersi agli uomini del clan Contini. Le pagine del giudice descrivono un sistema allarmante, come allarmante è anche il quadro che emerge dalle indagini in corso. Dal punto di vista – ha sottolineato il procuratore di Napoli – i fatti relativi a questa misura cautelare si fermano al 2016, le indagini relative alle attività successive sono ancora in corso e quindi riservate».

ESTORSIONI NON DENUNCIATE. Nelle indagini sulle attività criminali della cosiddetta Alleanza di Secondigliano «sono stati documentati centinaia di casi di estorsioni e a nessuno di essi corrispondono denunce». «Questa indagine – ha continuato Melillo – è la naturale prosecuzione di indagini culminate in un’ordinanza nel 2014 e si colloca come elemento di raccordo anche di tutte le altre indagini ancora in corso. Ringrazio chi per anni ha silenziosamente lavorato a obiettivi sottratti alla visibilità delle quotidiane emergenze criminali ma che corrispondono a esigenze e istanze fondamentali di ripristino della legalità in questa città».

PIZZO SUI MIGRANTI AL VASTO. Il clan camorristico Contini pretendeva da un albergatore del quartiere Vasto, che aveva stipulato con le autorità un accordo per ospitare rifugiati, «una quota per ciascun rifugiato». È un particolare dell’operazione che ha portato questa mattina all’esecuzione di 126 misure cautelari nei confronti di altrettanti esponenti dei clan Contini, Mallardo e Licciardi, federati nella cosiddetta Alleanza di Secondigliano. A illustrarlo è stato il questore di Napoli, Alessandro Giuliano. Nell’ambito delle attività coordinate dalla Dda di Napoli, la Squadra Mobile si è concentrata sull’articolazione del clan Contini attiva nel quartiere Vasto, zona a ridosso della Stazione centrale di Napoli e nella quale, negli ultimi anni, è aumentata esponenzialmente la presenza di migranti. L’esempio del “pizzo” sui migranti imposto all’albergatore, ha sottolineato Giuliano, «dà conto dell’ampiezza della pressione criminale del clan Contini nel Vasto e anche della rapidità e dell’agilità tipica delle organizzazioni criminali strutturate di ottenere un guadagno da situazioni contingenti, come l’aumento dei flussi migratori».

 

Fonte:https://ilroma.net/