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Spatuzza sta parlando e fa i nomi

La deposizione viene fatta dietro un paravento bianco e circondato da agenti della Polizia di Stato. Nelle rivelazioni il pentito definisce Cosa Nostra una “associazione mafiosa-terrorista”, perché dopo il 1992 si è spinta “in un terreno che non le apparteneva”, l’allusione è alle stragi di Firenze dove perse la vita la piccola Nadia

E’ alta la tensione a Torino nella maxi aula del palazzo di giustizia Bruno Caccia, grande affluenza sia di pubblico che di giornalisti, l’impressione che si ha, è di essere a Palermo anziché a Torino, la presenza di Dell’Utri in aula contribuisce ad alimentare un certo fermento. E’ presente anche Massimo Ciancimino, figlio dell’ ex Sindaco di Palermo Vito Ciancimino.
Il processo in appello vede come accusato di concorso in associazione mafiosa Marcello Dell’ Utri, e inizia con una richiesta di revoca della testimonianza del pentito Gaspare Spatuzza. L’istanza viene respinta dalla seconda sezione della Corte d’appello di Palermo.

La deposizione viene fatta da Gaspare Spatuzza dietro un paravento bianco e circondato da agenti della Polizia di Stato. Nelle rivelazioni il pentito definisce Cosa Nostra una “associazione mafiosa-terrorista”, perché dopo il 1992 si è spinta “in un terreno che non le apparteneva”, l’allusione è alle stragi di Firenze dove perse la vita la piccola Nadia.
“Abbiamo vigliaccamente gioito dopo le stragi di Capaci e di Via D’Amelio, perché consideravamo Falcone e Borsellino dei nemici, invece i morti di Firenze e Milano, non appartenevano alla tradizione mafiosa. Ne parlai con Giuseppe Graviano, che incontrai a Campofelice di Roccella nel 1993.
Queste anomalie le feci presenti, e Graviano mi disse “è bene che ci portiamo dietro un po’ di morti, in modo che chi si deve muovere, si dia una smossa”, racconta in aula Spatuzza.
Spatuzza cita Berlusconi. Parla di un incontro avvenuto con Graviano al bar Doney di Via Veneto a Roma, prima dell’attentato all’Olimpico che poi fallirà, dice che in quell’occasione Graviano “era gioioso”. “Ci sedemmo, e mi disse che aveva chiuso tutto e ottenuto quello che voleva, questo grazie alla serietà delle persone che si erano occupate di questa storia, non come quei ‘quattro crasti di socialisti’ che avevano preso voti nell’ 88 e 89, poi ci hanno fatto la guerra”.
In quella circostanza sarebbero stati fatti i nomi di Berlusconi e Dell’Utri: “C’è di mezzo un nostro compaesano” disse Graviano, “grazie a loro abbiamo il paese nelle mani”.
Spatuzza dice di aver avuto paura nel citare Berlusconi, e di averne tutt’ora: “Quando ho cominciato a fare i colloqui invstigativi con i pm, c’era Berlusconi come primo ministro e Dell’Utri lo consideravo un suo vice”.
Spatuzza parla anche della sua conversione religiosa che lo ha indotto a collaborare con la giustizia, “dovevo scegliere tra mammona e Dio”. Poi racconta del suo soggiorno nel carcere di Tolmezzo con il Fratello di Giuseppe Graviano, Filippo Graviano, “che lui stava molto male, aveva avuto un infarto, parlavamo del fatto che non volevamo far fare la stessa vita ai nostri figli…”.

Fu allora che Spatuzza iniziò a parlare con il Procuratore Vigna, il quale gli avrebbe detto che era necessario mettere tutto nero su bianco, “ma io non me la sono sentita e sono tornato in carcere” a Tolmezzo, “dove riferii a Filippo Graviano del colloquio con Vigna, e lui disse che bisognava far sapere a suo fratello Giuseppe che se non arrivava qualcosa da dove doveva arrivare, allora bisognava parlare ai magistrati”.

Il pm chiede cosa significa la frase “da dove deve arrivare” e Spatuzza cita di nuovo Berlusconi e Dell’Utri, dicendo che nell’87 Giuseppe Graviano disse che dovevano “sostenere i candidati socialisti alle elezioni, con capolista Martelli, e che a Brancaccio fecero in modo di farli eleggere”.
Per quanto riguarda l’attentato all’Olimpico la bomba fu piazzata con potenziamento di esplosivo e ferro, “roba che neanche i talebani possono fare”. Ma il telecomado non funzionò e l’attentato fallì, sarebbe servito a “dare il colpo di grazia”.
L’udienza è stata rinviata a Palermo il prossimo 11 dicembre 2009.

Loredana Biffo

(Tratto da AprileOnline)