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Sonia Alfano solleva il caso del medico siciliano Attilio Manca, da noi trattato anni fa, che si sarebbe “suicidato” a Viterbo

Misteri,quanti in Italia?!?! Troppi.

Quello che lascia maggiormente sgomenti è la consapevolezza che per ogni inchiesta senza risposta ci sono persone che soffrono, persone che hanno perso la vita, familiari straziati dal dolore che attendono dopo anni risposte che non arrivano, segreti di stato posti a salvaguardia di non si sa quale segreto.
Sono veramente troppi nel nostro Paese gli omicidi senza giustizia, morti a cui è negata la verità.

Proprio oggi mentre finalmente vengono arrestati i killer della strage di Duisburg, siamo qui a Viterbo a commemorare un giovane medico, Attilio Manca, morto in circostanze quanto meno dubbie.
Essere accanto alla famiglia Manca era per me era un impegno inderogabile e manifestare la mia vicinanza e solidarietà a dei cari amici un dovere morale.

Una vicenda particolare questa, in quanto per la terza volta la procura di Viterbo ha richiesto l’archiviazione per la morte di Attilio come suicidio.
Ma con fermezza Angela, Luca e Gino Manca non si arrenderanno e di fronte ai mille sospetti e inquietanti dettagli che avvolgono la morte di Attilio, chiedono a gran voce che venga resa giustizia ad un giovane e brillante chirurgo con una carriera luminosa, che non aveva certo alcun motivo per suicidarsi.
Proprio per questo è stata scelta Viterbo per la sua commemorazione, per sollecitare la procura ad approfondire le indagini, forse troppo frettolose e superficiali, che hanno portato a conclusioni inaccettabili per la famiglia e per tutti coloro che lo conoscevano.

Ma quanti sono i misteri italiani?
Noi familiari di vittime di mafia li affrontiamo tutti i giorni, con forza, durezza, orgoglio e determinazione spinti solo dal dolore che la scomparsa irrazionale dei nostri cari ci ha provocato.

Affrontare questi misteri significa sconfiggere qualsiasi atteggiamento omertoso con cui purtroppo, molto spesso, gli inquirenti si scontrano.
Vuol dire anche sollecitare i cittadini a collaborare con le forze dell’ordine.
E’ infatti provato che quando le indagini vengono condotte con diligenza portano a risultati encomiabili: è di oggi la notizia che la Dda di Reggio Calabria e la Polizia, dopo aver catturato il 12 marzo dell’anno scorso Giovanni Strangio – accusato di essere l’organizzatore della strage di Duisburg del 2007 dove persero la vita 6 persone –  sono riusciti a risalire anche a Sebastiano e Giuseppe Nirta, gli altri due complici.
Oltre che per questi ultimi, in seguito all’operazione denominata Fehida 3, sono scattate le manette anche per altre 10 persone accusate di associazione per delinquere di tipo mafioso.
Mi complimento con le forze dell’ordine del nostro paese, che sono riuscite a chiudere il cerchio attorno a questa vicenda e a garantire la giustizia che quei morti e i loro familiari meritano.

L’episodio tedesco sottolinea un aspetto centrale del mio impegno in Europa: una legislazione antimafia a livello europeo.
Ritengo fondamentale, infatti, che anche negli altri Paesi europei dove la mafia, la ndragheta e la camorra hanno diffuse ramificazioni e grandissimi interessi economici, venga affrontato il problema delle mafie con leggi apposite.

Oggi, più che mai, mi rendo conto dell’importanza degli obiettivi che mi sono prefissata decidendo di affrontare la sfida europea.
Se in Italia le istituzioni non sempre riescono a giungere alla verità e ad assicurare la legalità, diventa sempre più rilevante il ruolo dell’Europa.

www.soniaalfano.it