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Soldi e consenso politico, l’ombra dei Grande Aracri su Catanzaro

Soldi e consenso politico, l’ombra dei Grande Aracri su Catanzaro

I legami con il mondo imprenditoriale e politico. Il business delle farmacie e i tentacoli della cosca tra Calabria ed Emilia Romagna. Gratteri: «’Ndrangheta di serie A». Capomolla: «Sostegno elettorale a Tallini nel 2014». Gli investigatori sottolineano lo spettro degli interessi della cosca, tra new economy e arsenali nascosti nei capannoni

di Alessia Truzzolillo
CATANZARO
La cosca Grande Aracri di Cutro aveva un problema: le scartoffie e i lacci burocratici stavano impedendo di realizzare un grosso progetto: quello della distribuzione all’ingrosso di prodotti medicinali mediante una rete di punti vendita costituiti da farmacie e parafarmacie. Un progetto nel quale reinvestire i capitali sporchi della consorteria. Avrebbero trovato un interlocutore in Domenico Tallini, presidente del consiglio regionale e, all’epoca dei fatti, assessore regionale. In cambio, il politico avrebbe ottenuto sostegno elettorale per le regionali del 2014. A destinare ai domiciliari Tallini, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico-mafioso è l’inchiesta della Dda di Catanzaro “Farmabusiness” che ha portato all’arresto 19 persone.
«Un’indagine importante – ha detto il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri – fatta sul campo dai sostituti procuratori Paolo Sirleo e Domenico Guarascio con il coordinamento del procuratore vicario Vincenzo Capomolla e il grande lavoro dei carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro che di Crotone. È stata indagata una famiglia di ‘ndrangheta di serie A, il cui capostipite è Nicolino Grande Aracri. Una famiglia che ha interessenze in Emilia Romagna oltre che in tutto il crotonese fino ad arrivare a Catanzaro».
Un elogio il procuratore lo ha infine destinato ai propri uomini con i quali si è detto felice di lavorare «con serenità, grande professionalità e, lasciatemelo dire, anche affetto».

COINVOLTO IL MONDO POLITICO-IMPRENDITORIALE «Questa cautelare – ha detto il procuratore vicario Vincenzo Capomolla – è il risultato di un’attività di indagine particolarmente impegnativa che ha prodotto cospicue attività di intercettazione di acquisizione documentale. È uno spaccato del carattere tentacolare della famiglia Grande Aracri di Cutro con capacità pervasiva di condizionare grandi settori dell’imprenditoria, della professionalità e anche del mondo istituzionale e politico, in questo caso in particolare del circondario di Catanzaro. Con i proventi delle attività della cosca, i Grande Aracri hanno investito in settori che sono particolarmente redditizi, per avviare i quali è stato necessario l’apporto di uffici pubblici, di strutture della Regione Calabria con l’essenziale intervento di figure istituzionali e politiche che avevano una grande influenza non soltanto di carattere politico ma anche negli ambiti burocratici della Regione Calabria, in particolare nel Dipartimento della Sanità. Uno dei vertici del Dipartimento che era deputato al rilascio dell’autorizzazione della documentazione, necessaria per lo svolgimento dell’attività dei Grande Aracri, è stato proposto proprio dalla figura istituzionale che è stata attinta da misura cautelare (Domenico Tallini, ndr). L’anello di congiunzione è un imprenditore catanzarese che era capace di relazionarsi sia con gli esponenti delle amministrazioni pubbliche locali che con gli esponenti della criminalità organizzata. C’è tutta una rete di soggetti: commercialisti e imprenditori che ruota intorno alla cosca Grande Aracri e che consente la realizzazione degli interessi economici della cosca stessa».

INTIMIDAZIONI AI FUNZIONARI PUBBLICI Gli arresti hanno interessato le province di Catanzaro, Roma, Reggio Emilia e Spoleto. «Ci sono state – ha detto il comandante della Provinciale di Catanzaro Antonio Montanaro – due convergenti attività investigative incentrate sull’operatività della cosca dei Grande Aracri di Cutro in tandem con il clan dei Gaglianesi di Catanzaro».
Lo scopo è sempre lo stesso: il reimpiego di capitali illecitamente accumulati.
«Le indagini hanno permesso di ridefinire i nuovi assetti della cosca dopo gli arresti e le condanne che l’hanno colpita. Sono stati monitorati, in particolare, i familiari del capo cosca. Le indagini dei militari del Nucleo investigativo di Catanzaro hanno monitorato la costituzione di una società con sede nel capoluogo finalizzata alla distribuzione all’ingrosso di prodotti medicinali da banco e parafarmaceutici. Hanno creato una fitta rete di punti vendita costituiti da farmacie e parafarmacie. Nel momento di massimo vigore dell’attività, nel 2016, è stata documentata la realizzazione e il funzionamento di 20 farmacie in Calabria, un paio in Puglia e una in Emilia Romagna. È emerso il supporto assicurato alla consorteria da un esponente politico regionale (Domenico Tallini, ndr) il cui intervento sarebbe stato decisivo e importante per favorire e accelerare una sorta di iter burocratico necessario l’ottenimento delle autorizzazioni che erano necessarie per l’avvio di questo consorzio: in particolare un capannone nel quale venivano raccolti e stoccati tutti i prodotti destinati a questa rete di vendita». Le difficoltà di carattere amministrativo e burocratico stavano impedendo l’avvio del progetto prima che ne venisse interessato Tallini che, in cambio,  avrebbe ottenuto sostegno elettorale nel corso delle regionali del 2014. Sono stati individuati anche episodi intimidatori nei confronti di funzionari pubblici che andavano a fare i sopralluoghi.

TRA NEW ECONOMY E CAPANNONI CON ARSENALI «La criminalità organizzata adotta sempre una strategia che utilizza solo residualmente metodi violenti – ha detto il comandante della Provinciale di Crotone Danilo Cimicata – e che ha forte necessità di penetrare nel tessuto economico per poter riciclare i capitali sporchi. Gli ambiti di investimento sono diversi: il gaming, il videopoker, la green economy (con il cippato da biomasse) e le sovrafatturazioni relative a lavori come quelli nell’edilizia e il controllo dei villaggi turistici. Da rimarcare il ruolo ricoperto dalle donne nelle famiglie degli esponenti di spicco della cosca che hanno permesso la continuità operativa della stessa quando i capi sono detenuti, veicolando disposizioni del boss dal carcere. Spesso di fanno carico di riavere vecchi crediti vantati o drenare risorse economiche per farle confluire nella bacinella (cassa comune, ndr) della locale di ‘ndrangheta. La cosca non ha perso però la sua originaria connotazione militare: nel giugno 2017 nelle campagne del comune di Cutro è stato sequestrato un arsenale composto da fucili, pistole e parecchie munizioni che erano state nascoste in un capannone, dentro un vecchio trattore dismesso». (a.truzzolillo@corrierecal.it)

19 novembre 2020

fonte:corrieredellacalabria.it