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Situazione incandescente ad Ardea e sul litorale romano.Ma di chi é la colpa se non della politica? Rimuovete subito il Prefetto di Roma che,come tutti i suoi predecessori,eccetto Mosca,non ha mai dato importanza e priorità,arrivando a dire che “Roma é la città più sicura d’Europa”,al fenomeno mafioso

Ad Ardea è allarme rosso ormai.
Non è che in passato la situazione sia stata meno grave, ma c’è di diverso, oggi, che l’attacco della criminalità organizzata prima era più circoscritto e circoscrivibile, mentre ora è diffuso e non risparmia più alcuna porzione di territorio.
Prima c’erano delle nicchie ed ognuna di queste era gestita da un clan, da un gruppo criminale.
Oggi ci sono un affollamento, una rete di interrelazioni, una mescolanza che rendono complessa l’opera di contrasto.
Sgominata una banda, ce n’è pronta subito un’altra che ne prende il posto.
E così all’infinito.
Ardea è nata come una costola di Pomezia, sul litorale a sud di Roma, fra Anzio, Nettuno e la provincia di Latina a sud ed Ostia, Fiumicino, Civitavecchia a nord.
Una lingua di territorio su cui si affollano tutti i clan, le ‘ndrine, le famiglie di tutte le mafie del mondo, compresi quelli che fanno riferimento alle potenti famiglie dei nomadi ed agli eredi dell’ex Banda della Magliana.
Tutti.
Gruppi criminali che spesso hanno trovato e trovano solide sponde nella politica e nelle istituzioni.
Non dimentichiamo mai, poi, che Pomezia, dalla quale è nata Ardea, è stata a lungo la patria di Coppola, il padrino chiamato Frank tredita.
Stiamo parlando di un territorio vastissimo, ricco economicamente perché ad altissima vocazione turistica e non solo, strategicamente importante perché a cavallo fra Napoli e Roma.
Un territorio che avrebbe meritato, da parte di uno Stato serio e veramente di diritto, il massimo dell’attenzione e che, invece, è stato spesso abbandonato nelle mani di politici corrotti e mafiosi.
E di Prefetti della Capitale che avrebbero meritato di essere cacciati per la loro inefficienza e la loro cecità a calci nel sedere.
Così non è stato, purtroppo, ed oggi se ne pagano le conseguenze.
D’altra parte anche la società civile è stata omertosa ed oggettivamente connivente anche nella scelta degli individui chiamati a gestire la cosa pubblica.
Soggetti che hanno sempre negato l’esistenza ed il radicamento delle mafie sui territori; soggetti che con il loro negazionismo hanno fatto sì che il livello di attenzione generale si abbassasse in maniera preoccupante; soggetti che, come nel caso di Nettuno- il primo comune del Lazio sciolto per mafia – sono stati conniventi con le mafie.
Soggetti che un’opinione pubblica ed una società civile accorte e meno cieche avrebbero dovuto cacciare a calci nel culo dal
territorio e che, invece, hanno votato, hanno osannato, hanno omaggiato affidando ad essi il controllo ed il potere.
Noi abbiamo tentato ripetutamente di fare irruzione su quei territori, cercando di dare una svolta alle strategie di lettura e di contrasto alle mafie, cominciando a verificare il livello di efficienza delle forze dell’ordine locali e degli apparati di sicurezza.
Non abbiamo mai trovato collaboratori e persone disposte a mettersi, con noi, in gioco ed a metterci la faccia ingaggiando una battaglia che prima di tutto avrebbe dovuto vederci impegnati contro pezzi di istituzioni flaccide e cieche e, poi, contro una classe politica assolutamente inadeguata, fatta qualche eccezione, per fronteggiare la situazione della sicurezza e di un ordinato vivere civile.
Su Ardea ci impegnammo moltissimi anni fa a combattere una dura battaglia contro la Prefettura di Roma, all’epoca diretta dal Prefetto Serra, e riuscimmo, dopo tantissime polemiche, ad ottenere la nomina di una Commissione di accesso al Comune, ma il responso definitivo fu lapidario: “non c’è mafia ad Ardea”.
Sperammo che l’opposizione politica, costituita all’epoca dal PD e dagli altri partiti del centrosinistra, di fronte ad un comportamento del genere della Prefettura capitolina e del Ministero degli Interni alzasse in Parlamento le barricate, che chiedesse un approfondimento delle indagini, un invio sul territorio di uomini dell’intelligence, dei corpi speciali delle forze dell’ordine preparati in materia di indagini economiche e contro le mafie – la DIA, il GICO, lo SCO -, con presidi stabili e definitivi, ma
la risposta alle nostre aspettative fu un silenzio spettrale, un’inerzia incredibile.
Un silenzio ed un’inerzia che sono proseguiti negli anni, tolta la breve parentesi della gestione della Prefettura capitolina da parte del Prefetto Mosca subito rimosso e mandato nel cimitero degli elefanti del consiglio di stato, fino ad oggi.
Ci auguriamo che almeno ora qualcuno prenda coscienza al Ministero degli Interni dell’insignificanza anche dell’attuale gestione della Prefettura di Roma e provveda alla sostituzione necessaria con persona del livello e della sensibilità e delle capacità dell’ex Prefetto MOsca.
Ma, viste le vicende che proprie in questi giorni stanno riguardando quel Ministero e quel Ministro, le speranze si vanno mano a mano spegnendo.
Ci dispiace per i cittadini perbene di Ardea, come per quelli di Anzio-Ostia e Fiumicino, per non parlare di quelli di Roma, ma questo passa il convento che loro stessi hanno contribuito a mettere in piedi con i loro silenzi, le loro paure, i loro voti, la loro fuga dalla realtà e dall’impegno.
Si raccoglie sempre quello che si semina.
L’ultimo episodio che ci ha sconcertato e fatto cadere definitivamente le braccia e ci ha riguardato personalmente e come Associazione antimafia seria e non parolaia lo abbiamo vissuto durante una seduta della Commissione Sicurezza della Regione Lazio negli ultimissimi scorci della gestione Polverini, una Commissione alla quale non abbiamo mai creduto per la sua
assoluta inconcludenza, ma alla cui seduta abbiamo voluto partecipare per senso civico e rispetto delle Istituzioni ed anche perché si sarebbe dovuto parlare di Ostia e della situazione criminale sul litorale romano.
Come Associazione antimafia la Caponnetto è stata l’unica ad intervenire a quella seduta, insieme ai Sindacati di Polizia.
Dopo il nostro intervento, siamo stati letteralmente insultati e dileggiati dal suo V. Presidente, che è un consigliere regionale di destra eletto proprio nel circondario di Ardea e non c’è stata una sola parola di difesa e di sostegno da parte del Presidente della Commissione Sicurezza Zaratti di SEL.
Ora c’è stato l’ennesimo atto vandalico ai danni di Luigi Centore, un coraggioso giornalista di Ardea che da sempre si batte contro le mafie, al quale è stata ancora una volta bruciata la macchina, insieme a quella del fratello.
Ce ne dispiace immensamente perché vogliamo bene a Centore ed a tutte le persone oneste e brave come lui e vogliamo essergli vicini.
Ma ad una condizione.
Noi siamo pronti ad intervenire, a raccogliere il massimo possibile di notizie per portarle al Procuratore Capo di Roma Pignatone, che stimiamo moltissimo, alla DIA e a quanti altri a Roma.
Ma non vogliamo vedere nemmeno l’ombra di un politico, di destra, come di sinistra o di centro.
Se qualcun o di questi vorrà darci una mano, ben venga, ma a patto che agisca di supporto a quanto diremo e faremo noi.
Altrimenti ognuno a casa propria ed i cittadini di Ardea, come quelli di Ostia e degli altri comuni del litorale e dell’hinterland romano, continuino a soffrire sotto il tallone di criminali, mafiosi e corrotti.
La chiarezza è amica dell’amicizia e della solidarietà.