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Siri lo incontrai nel 2017 da Arata” Parola di Nicastri

Il Fatto Quotidiano, 27 luglio 2019

Siri lo incontrai nel 2017 da Arata” Parola di Nicastri

Confermato in Tribunale l’incontro tra l’imprenditore accusato di essere contiguo a Cosa Nostra e il leghisti

SAUL CAIA

Ci fu un incontro, intorno al 2017, tra il “re del vento” Vito Nicastri, l’ex deputato forzista Paolo Arata e il futuro sottosegretario leghista Armando Siri. A raccontare l’episodio è lo stesso Nicastri, nel corso dell’incidente probatorio tenutosi ieri al Tribunale di Roma, su specifica domanda del sostituto procuratore Mario Palazzi. Si fa riferimento all’intercettazione telefonica, registrata dalla Dia di Trapani il 10 settembre 2018, in cui Arata dice a Manlio, figlio di Nicastri: “Armando (Siri, ndr) questo, l’ha conosciuto anche tuo papà è venuto a pranzo anche a casa mia”. “Sì, sì, lo so”, risponde il giovane.

FRASE GIÀ RIPORTATA dal Fatto e trova riscontro nel racconto dell’imprendi – tore siciliano. “Vito”avrebbe incontrato Arata nella sua casa romana. I due stavano iniziando la collaborazione su alcuni progetti da sviluppare in Sicilia nel settore del mini-eolico. Secondo il racconto di Nicastri, fu lo stesso Arata a telefonare a Siri e invitarlo a raggiungerli a pranzo. L’imprenditore siciliano ha spiegato che non sapeva chi fosse Siri, anche perché all’epoca dell’incon – tro non era in politica, tantomeno sottosegretario, e gli fu presentato come “un amico”. Molto più noto era invece il profilo giudiziario di Nicastri. Indagato in Sicilia già nel 2009 e sorvegliato speciale nel 2013. Citato da alcuni collaboratori di giustizia, finito più volte sulle copertine della stampa nazionale e internazionale, per i suoi presunti rapporti col superlatitante Matteo Messina Denaro, detto “Diabolik”, figura apicale di Cosa nostra. La domanda, forse inaspettata, ha spinto l’ex deputato forzista a rilasciare spontanee dichiarazioni in aula: “Quanto detto da Nicastri non corrisponde a verità – spiega Arata – Posso portare mia moglie a testimoniare che la circostanza non è assolutamente vera”. Episodio smentito anche dai legali di Siri. L’incontro non è penalmente rilevante, ma non è escluso che i magistrati possano fare ulteriori accertamenti, magari acquisendo i tabulati telefonici dell’epoca. Il nucleo dell’inchiesta romana resta l’accusa di corruzione tra Arata e Siri, vicenda che ha spinto il senatore leghista alle dimissioni da sottosegretario. “Gli dò 30 mila euro perché sia chiaro tra di noi, io ad Armando Siri, ve lo dico…”, riferisce l’ex deputato forzista al telefono con il figlio di Nicastri. Una “tan – gente” che, secondo i magistrati, sarebbe stata promessa in cambio di un emendamento, poi non approvato, che avrebbe favorito le aziende di Arata, e del suo socio occulto Nicastri, appunto nel settore del mini-eolico. Vito e Manlio Nicastri erano già stati interrogati dai pm romani a inizio luglio, che per “cristallizzare ” le loro dichiarazioni, hanno chiesto l’incidente probatorio.

L’UDIENZA PERÒ non è stata così semplice. Durata quasi cinque ore, con una lunga e animata discussione, in cui più volte è intervenuta la giudice Emanuela Attura per sedare gli animi. Il “signore del vento”, ha confermano ai pm la sua versione, spiegando che “il senatore Siri non era a conoscenza” della possibile dazione di denaro promessa da Arata: quest’ultimo, secondo la ricostruzione di Nicastri, “una volta ricevuto l’incentivo”, cioè incassato l’emendamento, avrebbe corrisposto “un pensiero di gratitudine”. Agli atti dell’indagine ci sono diverse conversazioni tra Arata e Siri, ed è proprio l’ex deputato forzista a informare Manlio Nicastri sugli sviluppi dell’emendamento. Il giovane aveva spiegato ai pm romani di aver “capito”duran – te la telefonata con Arata, che si parlava di “una promessa”di denaro, ma in aula si sarebbe contraddetto: “Ho sentito dire di questa promessa di 30 mila euro – spiega Manlio Nicastri – ma se fosse solo un’intenzione di Arata, o Siri ne fosse a conoscenza, non saprei dire”.