L’Espresso, Venerdì 24 giugno 2016
Sindaci, assessori, consiglieri. Ecco gli amministratori “Sotto tiro”
Una minaccia ogni 18 ore. L’associazione Avviso Pubblico nel 2015 ha contato quasi 500 casi. Da Sud a Nord primi cittadini, politici locali, dirigenti comunali rischiano la vita per la democrazia. E molto spesso i colpevoli restano impuniti. Anche per questo è stata organizzata la prima marcia. In Calabria
di Giovanni Tizian
A Palma di Montechiaro hanno un problema serio. Il sindaco minacciato. Stessa sorte per il suo vice. Ma anche il comandante dei vigili, gli agenti che dirige e persino l’avvocato del Comune. A Licata, sud della Sicilia, Angelo Cambiano porta avanti una battaglia contro l’abusivismo. Finito pure lui nel mirino. Sui Nebrodi, il presidente del parco, Giuseppe Antoci, è stato vittima di un agguato terribile: colpi di fucile nel cuore della notte nonostante la scorta. I colpi sono stati fermati dalla blindatura dell’auto.
Potremmo continuare per pagine e pagine. In Calabria, in Campania, nel Lazio. Lombardia, Veneto. Non passa giorno in cui almeno un sindaco, un assessore, un consigliere comunale, non subisca una minaccia. Lettere, proiettili, offese, incendi e molto altro, che mettono a rischio la vita di chi ha deciso di impegnarsi per la comunità. “Amministratori sotto tiro”, li definisce Avviso Pubblico, l’associazione che riunisce gli enti locali contro mafia e corruzione.
E il primo dato che salta agli occhi dall’ultimo rapporto sugli amministratori minacciati è di quelli che resta impresso nelle memoria. Un’intimidazione ogni 18 ore, una media di 40 intimidazioni al mese. Per un totale, nel 2015, di 479 atti di minaccia rivolti a funzionari pubblici e rappresentanti politici che guidano i municipi d’Italia.
L’aumento rispetto all’anno precedente, è del 33 per cento. Nel 2014 , infatti, Avviso pubblico ne aveva contati 361. Per dire basta l’associazione, insieme ai sindaci, ha organizzato la prima marcia degli amministratori sotto tiro. Si è tenuta a Polistena, in Calabria, nel cuore della piana di Gioia Tauro. Una manifestazione per far sentire la voce di chi spesso viene lasciato solo. Abbandonato al proprio destino. Rischiando essere ucciso solo per aver lavorato per il bene comune.
Una vera e propria «piaga» secondo l’associazione, che non è affatto questione relegata al meridione. L’offensiva dei criminali allergici alla democrazia ha coinvolto 17 Regioni – immuni solo Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Umbria – 79 Province e 266 Comuni.
E se è vero che tre casi su quattro hanno origine nel Sud Italia, è altrettanto vero che il Centro-Nord continua la sua lenta ma costante crescita. Sud e Isole si confermano i territori più rischiosi dove svolgere il ruolo di amministratore locale. Qui si contano il 72 per cento dei casi di intimidazione e minaccia. Il Nord non se la passa tanto meglio con il suo 15 per cento di minacce. Infine, il Centro 13 per cento.
Gli aumenti più significativi in Lombardia: dai 13 del 2014 ai 29 dello scorso anno, più che raddoppiati dunque. Nel Lazio anche si è passati da 28 a 39. nel Lazio (da 28 a 39). Nel Nord Est la regione più sotto tiro resta il Veneto. Nella classifica della violenza contro le istituzioni locali, però, c’è un vincitore. È la Sicilia, che con i suoi 91 casi censiti, 19 per cento del totale nazionale, è la prima regione per numero di intimidazioni e minacce agli amministratori locali. Al secondo posto la Campania (74 casi) con un aumento del 42 per cento. A seguire Puglia (62 casi) Calabria (52 casi). Avviso Pubblico, poi, segnala il caso Sardegna: i 50 casi individuati segnano un incremento del 118 per cento rispetto al all’anno precedenti. Se però i casi vengono analizzati per provincia, il primato spetta a Napoli(46), seguita dalla provincia di Roma (25 casi), Palermo (22), Lecce (21), Agrigento (19 casi), per concludere con quella di Cosenza (18 casi).
La minaccia ha uno scopo. Sempre. Nella maggior parte dei casi i criminali intimidiscono per eliminare dalla competizione elettorale candidati sgraditi. Per questo, secondo i dati raccolti da Avviso Pubblico, il mese più caldo è stato maggio 2015. Il mese in cui oltre mille comuni e sei regioni sono stati chiamati al voto. In questo periodo, infatti, si sono verificati 60 episodi, due al giorno, con una media di molto superiore al resto dell’anno. In alcune zone del Paese, purtroppo, chi ha messo sotto pressione i candidati ha ottenuto ciò che si era prefissato: il ritiro della candidatura. Nel 70 per cento dei casi censiti il destinatario è un amministratore locale: 55 per cento sindaci, 20 per cento assessori, 16 per cento consiglieri comunali, 7 per cento vicesindaci.
Avviso Publico, poi, segnala due casi particolari: a Mondragone (Caserta) e Bianco (Reggio Calabria), in cui i vicensindaci sono stati messi sotto scorta. «Ma la minacce», si legge nel rapporto, «hanno riguardato anche dirigenti, funzionari e dipendenti pubblici i cui Comuni o enti si sono costituiti parte civile in processi per mafia, hanno operato in materia di appalti, di concessioni di licenze commerciali, balneari e demaniali.
Le intimidazioni non sono mancate quando gli amministratori si sono occupati di gestione e smaltimento di rifiuti, di sanità, di gestione di parchi e riserve naturali, o hanno promosso azioni contro l’abusivismo edilizio e l’occupazione illecita di case popolari. Anche la cultura è stata fonte di minacce, in particolare quando si è cercato di promuovere progetti educativi e sportivi per diffondere la cultura della cittadinanza attiva e responsabile».
Appalti, rifiuti, e aumento delle tasse locali. Già, c’è anche questo tra i motivi che spingono i criminali a alzare il tiro contro sindaci e assessori. Di fronte a un taglio di contributi e sussidi sociali, anche al fine di risanare i bilanci degli enti, nonché il mancato inserimento in specifici albi (per esempio quello dei lavoratori socialmente utili) alcuni reagiscono con la violenza.
E i responsabili? Sono stati puniti? Come scrive Avviso pubblico, «Nella maggior parte dei casi, come emerge dalle informazioni acquisite e come rilevato nei precedenti Rapporti di Avviso Pubblico, sono rimasti ignoti ed impuniti. E quando sono stati individuati, in più di un caso, poche ore dopo il loro arresto, questi soggetti sono stati scarcerati suscitando un sentimento di rabbia, di sconforto, di impotenza e di maggiore paura, espressa anche pubblicamente da Sindaci, assessori e consiglieri colpiti direttamente».
In Italia fare politica può essere molto pericoloso. Quella pericolosità che si ritrova nel Messico dei narcos. Anche lì sindaci coraggiosi vengono presi di mira dal sistema criminale. Come Gisela Mota, prima cittadina del Comune messicano di Temixco, uccisa il 3 gennaio 2016 a poche ore dal suo insediamento per la sua attività contro i narcotrafficanti. Un esempio. A lei, infatti, è dedicato il rapporto di Avviso Pubblico.