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SICILIA – Voto di scambio, un quarto dell’Assemblea indagato: ma la discussione può attendere.SENZA PAROLE !!!!!!

Il Fatto Quotidiano, Venerdì 29 marzo 2019

Voto di scambio, un quarto dell’Assemblea indagato: ma la discussione può attendere

GIUSEPPE LO BIANCO

C’ È GIOVANNI LO SCIUTO, amico di famiglia del superlatitante Matteo Messina Denaro arrestato a Trapani nell’inchiesta sulla masso-mafia che siedeva in commissione Antimafia (ora è autosospeso) e c’è l’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio, ai domiciliari nella stessa inchiesta. C’è Riccardo Savona (FI) presidente della commissione Bilancio che sta per varare una manovrina da 20 milioni di euro, e c’è di nuovo Totò Cuffaro, coinvolto in un’inchiesta sul voto di scambio con altri 95 deputati, assessori e consiglieri comunali che lancia ombre sinistre su 147 mila voti raccolti da circa 20 candidati alle Regionali del 2017, sette dei quali eletti: l’assemblea regionale siciliana finora non è riuscita a trovare un paio d’ore per discutere della sua lista di indagati, emergenza etica che rilancia il caso Sicilia nel dibattito politico nazionale. Con un quarto (17) di deputati siciliani indagati e un terzo (4) di assessori della giunta Musumeci, da cinque giorni 20 deputati del M5S e il presidente dell’Antimafia regionale Claudio Fava sollecitano il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè a calendarizzare al più presto un dibattito, attaccando frontalmente il governatore Musumeci, indicato da Fava come uno che “issa continuamente le bandiere dell’onestà e poi le ammaina di fronte ai capib a s to n e ”. La risposta di Miccichè è arrivata giovedì pomeriggio con la promessa che “il doveroso dibattito sulla questione etica si farà in tempi ravvicinati”, accolta con una dose di scetticismo dal capogruppo M5S Francesco Cappello. A imprimere un’accelerazione, i dati emersi dalle inchieste di due Procure, Trapani e Termini Imerese, che hanno portato a galla le manovre delle lobby politico affaristiche condotte, nel caso di Trapani, all’ombra di logge massoniche coperte, e che a Termini, hanno lanciato pesanti sospetti sulla raccolta di 147 mila voti delle scorse Regionali del 2017. E se Miccichè con ritardo ha risposto, il silenzio di Musumeci è sottolineato sia da Fava che dai 5S: ‘’Tra i suoi assessori indagati – dice il presidente dell’Antimafia – c’è l’ex rettore Lagalla, per fatti che non riguardano l’attività politica, ma quella, pregressa, di rettore: possiamo chiederci se ‘re ga l a re ’ una borsa di studio sia oppure no un problema morale? Noi non lo riteniamo normale e vogliamo discuterne in aula”. E i 5S rilanciano puntando il dito contro Savona, che ha dichiarato di non volersi dimettere, e che “continua a dirigere i lavori sul collegato alla Finanziaria”, pur essendo indagato per una truffa di 800 mila euro sui finanziamenti ai corsi di formazione: “È compatibile con la presidenza come lo è il presepe con il Ferragosto”, dice il capogruppo Francesco Cappello. Silenzio anche dalle parti del centrodestra e del Pd, con l’eccezione del deputato Nello Di Pasquale, intervistato da S i c i l i a l i ve 24 :“Per eventuali indagini per corruzione, mafia o voto di scambio, fare il passo indietro mi sembra un atto dovuto a garanzia di tutti”. Finora a dimettersi sono stati solo il sindaco di Termini Imerese Francesco Giunta, e un consigliere comunale Michele Galioto, sale invece il numero dei deputati regionali (in questo caso ex) condannati: tre giorni fa sono stati inflitti 8 mesi a Nino Dina (Udc) e Franco MIneo, Grande Sud. Roberto Clemente (Cantiere Popolare) era già stato condannato in abbreviato: erano accusati di corruzione elettorale aggravata, malversazione, millantato credito e peculato.