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Sicilia, tangenti sull’eolico: Nicastri passava informazioni al socio occulto con un paniere

La Repubblica, 19 Aprile 2019

Sicilia, tangenti sull’eolico: Nicastri passava informazioni al socio occulto con un paniere

Il “re del vento”, che era ai domiciliari, comunicava così con l’ex deputato Arata, esperto di energia ed estensore del programma della Lega di Salvini in materia

di redazione

Le carte dei progetti che gli interessavano le infilava in un paniere, uno di quei contenitori con cui si passa la spesa, che calava dal balcone. Così, dando disposizioni dalla finestra o attraverso il figlio, continuava a controllare la gestione degli affari, nonostante gli arresti domiciliari, Vito Nicastri. L’imprenditore alcamese accusato di avere pagato la latitanza del boss Messina Denaro, è tornato in cella ieri nell’ambito di una nuova inchiesta che lo vede indagato per corruzione. Il contenuto del paniere finiva a Paolo Arata, socio occulto di Nicastri ed estensore del programma energia della Lega di Salvini, o a suo figlio: entrambi sono indagati per corruzione e intestazione fittizia aggravata dall’avere agevolato la mafia. I pm di Palermo che coordinano l’inchiesta sono risaliti a tutte la partecipazione societarie di Arata nel business dell’imprenditore in odore di mafia.

Contemporaneamente, intercettando il faccendiere, hanno scoperto che questi avrebbe consegnato una tangente di 30mila euro al sottosegretario alle Infrastrutture leghista Armando Siri per caldeggiare un emendamento al Def che avrebbe favorito Nicastri. Emendamento poi non ammesso. Nel troncone siciliano dell’inchiesta sono coinvolti anche alcuni dirigenti regionali e uno comunale che sarebbero stati corrotti per agevolare le autorizzazioni al duo Nicastri-Arata per i progetti relativi al bio-metano e all’eolico. Nei prossimi giorni la Dia, che ha condotto l’indagine, sentirà come testimoni gli assessori regionali al territorio e all’Energia Cordaro e Pierobon e il presidente dell’Ars Miccichè che sarebbero stati contattati da Arata per avere entrature nell’amministrazione regionale.

Dalle intercettazioni emerge come una società sia stata costituita dal notaio. “Naturalmente tuo papà mi ha fatto scrivere una carta che la società è sua al metà per cento, che ce l’ha… tuo papà le carte ce l’ha dal notaio. Però non ha tirato fuori una lira, neanche di Solcara (una società ndr), ed erano soldi che mi dovreste dare, quando c’era la possibilità, me li dovreste… giustamente me li dovreste dare”. Una delle società tra l’imprenditore mafioso Vito Nicastri e il faccendiere vicino alla Lega Paolo Arata è stata costituita quindi davanti a un notaio. A raccontarlo, non sapendo di essere intercettato nell’ambito di una inchiesta su un giro di tangenti alla Regione siciliana dei pm di Palermo, è lo stesso Arata accusato, insieme a Nicastri di corruzione e intestazione fittizia di beni aggravata dall’avere agevolato Cosa nostra. Arata, si evince da dialoghi, ha una serie di problemi economici relativi al business che condivide con Nicastri nel settore delle energie alternative. “Mi fidavo totalmente di tuo papà – dice al figlio dell’imprenditore, pure lui indagato – per stima, per mille motivi, gli son sempre stato vicino, prima. In quel momento lì lui era zero, non aveva una lira in tasca, ed io gli ho dato trecentomila euro”, si sfoga. “Io venivo giù – prosegue – e mi dicevate sempre ‘è a posto’. Avete avuto diciotto mesi di tempo, cioè, non un giorno, non è che era il duemilasedici, era duemilaquindici, dicembre duemilaquindici quando io vi ho dato i soldi. Siamo arrivati, dove siamo arrivati perché tuo papà, io venivo qua e gli dicevo: ma scusa Vito…: ah no, non me ne occupo… ma come non te ne occupi, io ti ho pagato e non te ne occupi?”