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SICILIA – la commissione regionale Antimafia:«Così l’Ast era diventata una macchina per pilotare le assunzioni su base clientelare»

«Così l’Ast era diventata una macchina per pilotare le assunzioni su base clientelare»

Approvata all’unanimità il documento della commissione regionale Antimafia sulla azienda dei trasporti della Regione. Non mancano i rilievi alla attuale governance: molti dei coinvolti ancora in posti di comando

Di Redazione 31 mag 2022

«L’indagine della Procura di Palermo consegna alle valutazioni della politica una ricostruzione priva di rilievo penale ma, certo, estremamente allarmante: dalle indagini è emerso che la gestione del personale di Ast, sia con riguardo ai dipendenti assunti direttamente sia con riguardo a quelli impiegati attraverso rapporti di lavoro interinale è pesantemente condizionata da logiche clientelari e da pressioni politiche».

E’ quanto si legge nelle conclusioni della relazione finale dell’indagine dell’Antimafia regionale sull’Azienda siciliana trasporti (Ast), approvata all’unanimità e presentata stamani dalla commissione, presieduta da Claudio Fava.

«Dall’inchiesta svolta da questa Commissione emergono fatti, comportamenti e omissioni che aggravano, purtroppo, il quadro proposto dalla magistratura – si legge ancora nella relazione – E che richiedono un ripensamento urgente e complessivo da parte della Regione siciliana, socio unico dell’Ast, nelle proprie funzioni di gestione e di controllo nei confronti della più importante partecipata regionale».

Per l’Antimafia «è quanto meno singolare che la relazione, a conclusione dell’audit svolto dagli avvocati Terrano e Lo Cascio, sia rimasta lettera morta, nonostante punti specifici di vulnerabilità e di opacità che quella relazione individuava nell’azienda (e che sono stati poi raccolti e sviluppati nell’indagine della Procura di Palermo)».

«È irrituale che l’attività ispettiva dei due legali dell’azienda Terrano e Lo Cascio si sia ritorta contro di loro, rendendoli vittime di un isolamento ingiustificato e certamente ingeneroso per due dipendenti che hanno avuto l’onesta civile di rappresentare all’autorità giudiziaria le loro preoccupazione su situazioni di dubbia legalità all’interno dell’azienda – prosegue l’Antimafia – È incomprensibile che la nuova governance della società non abbia ancora sentito il dovere di esprimer loro apprezzamento e di rimuovere gli effetti di un grottesco mobbing aziendale».

La commissione sottolinea quello che scrive il giudice: «Dagli elementi di prova acquisiti nel corso delle indagini è emerso con straordinaria nitidezza il fenomeno delle assunzioni di personale legate a logiche politiche; assunzioni “pilotate” che hanno fatto dell’Ast una scatola contenitrice di lavoratori non necessari all’azienda; le intercettazioni trascritte assumono un’evidenza tale da non richiedere spiegazioni o interpretazioni». Nemmeno le parole del gip, sottolinea l’Antimafia, richiedono spiegazioni: nette ed irrimediabili. «Eppure tra i ruoli apicali dell’azienda continuano a svolgere, riconfermati nelle loro funzioni, soggetti coinvolti nell’indagine penale, adducendo la giustificazione piuttosto singolare d’una carenza di risorse umane. La sensazione – conclude l’Antimafia – è che quest’indagine penale sia stata vissuta da taluni – alla Regione e in Ast – solo come una fastidiosa interferenza, un oggettivo intralcio alle consolidate pratiche di amministrazione e di lottizzazione, un problema da tenere tra parentesi e da smaltire. Rapidamente e silenziosamente. Ci auguriamo che non sia questo il pubblico sentimento che prevarrà».

Fonte:https://www.lasicilia.it/cronaca/news/-cosi-l-ast-era-diventata-una-macchina-per-pilotare-le-assunzioni-su-base-clientelare–1643782/