(Tratto dal sito Associazione Comitati delle Due Sicilie)
Sembra la parola d’ordine che, dall’inizio di questa estate a questa parte, rimbomba da ogni dove e sui mezzi di informazione mainstream, i quali hanno fatto da cassa di risonanza al dissenso politico organizzato e non, nei confronti dell’attuale governo.
Nell’ultimo editoriale avevamo dato un’anticipazione (“La prossima Tangentopoli? Partirà da via D’Amelio“, non a caso giusto in questi giorni un pentito di nome Spatuzza accusa Berlusconi di aver collaborato con la mafia e di essere il mandante delle stragi) di ciò che oggi sta succedendo.
Quanto segue, è un resoconto degli ultimi fatti, analizzati secondo il filo logico che da sempre lega le notizie riportate su questo sito, ovvero l’alleanza Berlusconi-Putin che tanto dispetto provoca all’asse anglo-americano.
Il caso Marrazzo
Dopo “Villa Certosa” e l’affare “Noemi Letizia”, ecco che un altra tegola cade sul capo di Silvio: il Caso Marrazzo, in cui l’ex conduttore battagliero di “Mi manda Raitre”, nel frattempo diventato presidente della regione Lazio per conto del PD, viene beccato in un video con un transessuale, poi ucciso in strane corcostanze, in una squallida casa della periferia romana.
Direte voi, ma che c’entra Berlusconi in tutto ciò?Per noi nulla, ma per Michele Santoro e Marco Travaglio della trasmissione Anno Zero, c’entra eccome se c’entra:
“Una puntata quella di Annozero di ieri sera in cui Michele Santoro non ha perso l’occasione per mettere sotto i riflettori il ruolo del premier Silvio Berlusconi nella vicenda. Cosa che ha provocato l’ira del ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi, che ha diffuso una nota per stigmatizzare la trasmissione di Raidue”(1).
A pensarci bene però, quale miglior colpo per Berlusconi, sfruttare l’occasione per demolire la presunta superiorità morale con cui il PD da sempre si da un tono.
Eppure, ascoltando i TG e le programmazioni sul caso, ci è sembrato quasi di percepire un’associazione tra Berlusconi e l’omicidio del transessuale Brenda, dalla cui scena del crimine appare chiaro il messaggio: le hanno voluto tappare la bocca.
Ma era Brenda il vero l’obiettivo del killer?
Un omicidio di quella portata non viene certo eseguito da sprovveduti principanti, considerato gli attori e la posta in gioco (in questo caso la reputazione di un importante politico e di altri vip che frequentavano il trans)
Ci è sembrato strano che l’assassino non abbia distrutto il computer (limitandosi ad uccidere Brenda) che poteva contenere delle informazioni compromettenti, limitandosi a metterlo “ammollo” nella vasca da bagno.
Un “professionista” dovrebbe sapere che un pc messo “bagno maria” non perde i propri dati.
Esistono delle società informatiche che recuperano la memoria da un hard disk, anche se questo è stato formattato più volte e perfino da quelli guasti o distrutti.
E’ possibile che l’assassino abbia un altro movente, ed abbia depistato facendo cadere l’attenzione degli investigatori sul contenuto del computer? La verità la sapremo quando ci diranno cosa c’era effettivamente su quel pc.
Il caso D’Addario
Qualcosa di simile era successo per l’affare D’Addario, un altro tegolone finito dritto in testa al presidente del Consiglio, nel quale il premier fu accusato dai media dell’ organizzazione di festini , nella sede di Palazzo Grazioli a base di escort e belle accompagnatrici.
Così mentre ancora infuriavano le polemiche sul caso, qualcuno bruciò l’auto di Barbara Montereale, la modella amica della D’Addario con la quale si era recata Palazzo Grazioli e che rivelò ai giornalisti la tresca con Berlusconi.
Anche in questo caso la scena del crimine farebbe sembrare ad un tentativo di “cucitura della bocca” così come appare normale pensare a Berlusconi come il mandante.
La domanda è: Silvio si abbasserebbe a così tanto pur sapendo che il fatto sarebbe divenuto di dominio pubblico?Abbiamo i nostri dubbi, ma andiamo avanti.
Il caso Fini
Su “La prossima Tangentopoli? Partirà da via D’Amelio“ del 9 ottobre 2009 avevamo parlato degli incontri londinesi più o meno segreti del Council of Foreign Relations di cui sono membri Gianfranco Fini e Leoluca Orlando (Italia dei Valori).
Come già spiegato il CFR è un organo sovranazionale di cui fanno parte i politici europei più in vista e dove spesso è stata decisa la politica interna ed esterna dei singoli stati europei, ma sempre in chiave filo-americana ed anti russa.
In particolare avevamo scritto:
“Fini, ormai rappresenta un’enclave dell’opposizione all’interno del PDL, ha deciso di eseguire quanto concordato all’interno del Council of Foreign Relations, a giudicare dai contrasti continui con Berlusconi. E’ incredibile infatti come gli ideali di Fini siano passati in così poco tempo da destra a sinistra”
Proprio in questi giorni è arrivata la rottura che ha compromesso definitivamente i rapporti tra il presidente della Camera ed il Premieri: “Per me è fuori dal partito” tuona Berlusconi.
Infatti non c’è ormai questione affrontata da Berlusconi che non trovi opposizione da parte del Presidente della Camera, persino sull’affare dei processi al Premier, argomento su cui Berlusconi è suscettibilissimo.
L’affare D’Alema
Una volta “delfino” dei poteri forti, gli affetti su di lui si sono progressivamente raffreddati da quando si è fatto vedere in veste meridionalista ed in compagnia di Raffaele Lombardo, membro del centrodestra.
Che vi fossero intese tra lui e Berlusconi si capì quando, stranamente, Silvio dichiarò il suo appoggio a Massimo D’Alema come candidato al ministero degli esteri UE:
“C’è chi ne è talmente stupito da scrivere ai giornali per chiedere come mai Berlusconi appoggi in una sede internazionale un comunista (comunisti non sono mai «ex»), per giunta un comunista che già molte volte si è comportato in passato in modo contrario agli interessi dell’Italia” (2).
In quell’occasione su parecchi giornali apparvero ed in maniera amplificata le rimostranze di alcuni paesi Ue dell’Europa Orientale:
“I Paesi dell’Est europeo ex comunisti non vogliono un ex comunista come prossimo ministro degli Esteri dell’Unione europea. Lo ha detto Tombinski, ambasciatore della Polonia presso la Ue a Bruxelles, parlando dell’ipotesi della candidatura di Massimo D’Alema al posto di Alto rappresentante degli Affari esteri dell’Unione europea istituita dal Trattato di Lisbona”(3).
Ma la conferma che a Londra, D’alema non è più gradito la dà proprio il Financial Times:
“Ci sono alcune semplici ragioni per l’ascesa di D’Alema, nessuna delle quali ha buone ripercussioni sull’Unione europea”. Il Financial Times, con un editoriale firmato da Tony Barber, attacca l’ex presidente del Consiglio, le cui credenziali per diventare ministro degli Esteri dell’Unione europea non sarebbero all’altezza”(4).
Al posto di d’Alema è stata eletta un’inglese(Catherine Ashton).
Strano che l’Inghilterra, paese che non ha nemmeno adotatto l’Euro e che ancora vende in dollari il petrolio alla Borsa di Londra , diriga la politica estera europea…
Ma cosa spingerebbe D’Alema a cercare azzardose alleanze con il centrodestra?
Il passaggio di consegne tra il PD e l’IDV, nuovo cavallo di battaglia dei poteri forti anglo-americani in seno all’Ue – La dissoluzione del PD.
Il motivo potrebbe essere il progressivo spostamento dell’appoggio da parte delle lobby europeiste ed anglosassoni (scontente del comportamento filo-russo di Berlusconi e di quello del PD, che al contrario di quanto sembra è dilaniato da lotte intestine e soffre di una continua perdita di consensi) verso il partito di Di Pietro, il quale negli ultimi anni ha saputo catalizzare il voto di protesta contro il governo.
Dopo l’ingresso dell’IDV nel Council of Foreing Relations di Londra, dopo le numerose pubblicazioni ed interviste concesse all”ex magistrato sul Financial Times e non solo, il partito di Di Pietro ha assunto sempre più peso a livello internazionale tant’è che il partito è cresciuto tantissimo nelle ultime elezioni amministrative, portandosi ad un livello simile a quello della Lega.
Quanto scritto sopra, lo riassume il Financial Times in due righe:
“Non esiste alternativa – Berlusconi comanda perché non esiste un’alternativa forte, sentenzia Andrews. Al punto che riscuotono successi personaggi come Antonio Di Pietro, “che recentemente ha fatto pubblicare sulla stampa estera un avviso per chiedere agli stranieri che la democrazia italiana venga salvata”(5).
Fa eco Di Pietro:
”Ci voleva l’informazione straniera per aprire gli occhi a quella italiana rispetto ad un problema grave come quello della compatibilita’ politica e morale del presidente del Consiglio a governare questo Paese”. Il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro torna ad attaccare il capo del Governo, che definisce ”novello Nerone nostrano” e a chiedere alle altre forze dell’opposizione di firmare la mozione di sfiducia proposta dall’Idv (Agenzia Iris, 27 maggio 2009)
L’appoggio internazionale che poco a poco viene a mancare al PD inizia a dare i primi effetti: il primo ad abbandonare il partito dei Democratici è stato Rutelli (un politico che ha parecchio seguito all’interno del movimento) per passare con Casini.
Dall’altro lato, sembrano esserci diversi membri del PD, che spingono verso l’IDV, appoggiandone la politica: un occasione per dividere “maschi” e “femmine”è stata la “Manifestazione Viola” organizzata dai dipietrini e che ha visto una partecipazione numerosissima di pubblico.
In quell’occasione il PD si spaccò in due pezzi, vi fù chi partecipò alla manifestazione come la Rosi Bindi e Franceschini, chi invece si rifiutò come l’attuale leader del PD, Bersani.
Questa scelta potrebbe significare che l’attuale segretario del PD, si è messo in testa di traghettare la parte più consistente del capitale politico del Partito Democratico, ormai in rotta, verso un’area centrista e dunque verso l’UDC, evitando quindi che Di Pietro si rafforzi ancora di più?
La gelosia nei confronti di Di Pietro, la rabbia per aver perso l’appoggio internazionale con il quale i politici del PD si erano fin troppo coccolati, avrebbero convinto Bersani a mettere il partito nelle mani di Casini piuttosto che cederlo al segretario dell’IDV.
Potrebbe esservi dunque un collegamento al tentativo di Beppe Grillo, noto per essere vicino all’Italia dei Valori, di candidarsi alla guida del Partito Democratico…
Se tutto ciò dovesse davvero accadere, Casini aumenterebbe parecchio il proprio peso politico, soprattutto agli occhi di Berlusconi ben contento di vedere la strada sbarrata al “nemico numero uno” Antonio Di Pietro, ma soprattutto verso chi lo appoggia.
(Saranno curiosi i risvolti che, con una situazione del genere, potrebbero esserci in Sicilia: li accenneremo nel prossimo editoriale)
A Londra hanno scelto il colore della prossima rivoluzione colorata: il viola
La rivoluzione viola, ufficialmente lanciata in Italia con la manifestazione organizzata dall’IDV, ha delle strane analogie con degli eventi organizzati in altri parti d’Europa e non solo:
Si veda la “rivoluzione arancione” messa in atto in Ucraina(2004), la “rivoluzione delle rose” in Georgia(2003), la “rivoluzione dei tulipani” in Kirghizistan(2005) , la recente “rivoluzione verde” in Iran senza contare quelle fallite in Mongolia, Bielorussia ecc.ecc. in cui vennero utilizzate tutte le colorazioni passando dal giallo al verde e così via.In Iraq ad esempio, come in Italia, fu utilizzato il viola.
Tutti i governi nati da tali “rivoluzioni” hanno “aperto” verso occidente e privatizzato le proprie risorse pubbliche, inoltre hanno ricevuto parecchi prestiti dal Fondo Monetario Internazionale, segno questo che dietro le proteste di massa possa esserci la solita lobby politico-bancaria anglo-americana. Alcune fonti indicano nel banchiere George Soros, il principale autore delle rivolte(6).
Ma c’è davvero George Soros dietro “la rivoluzione viola” in Italia?Non ci credevamo fino a quando ci siamo ricordati che uno dei due principali finanziatori del Council of Foreign Relations(di cui, lo diciamo ancora, fanno parte l’IDV e Fini) è proprio il magnate bancario americano:
“ECFR is backed by the Soros Foundations Network”(7).
(Nel prossimo post: Un analisi sulla situazione siciliana e “strane alleanze” ma non troppo)
(1) http://www.diariodelweb.it/Articolo/Italia/?d=20091030&id=110778
(2) http://www.ilgiornale.it/interni/perche_comunista__non_puo_far_paura_alleuropa/17-11-2009/articolo-id=399594-page=0-comments=1
(3) http://www.corriere.it/politica/09_novembre_05/polonia-no-dalema_e24298fa-ca06-11de-9720-00144f02aabc.shtml
(4) http://www.ilvelino.it/articolo.php?Id=998381
(5) http://www.libero-news.it/pills/view/17327
(6) http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=6556
(7) http://ecfr.eu/content/about/