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Siamo sommersi ormai da mafia e corruzione e se non cambiamo subito registro per l’Italia non ci sarà più scampo.Finiamola con le chiacchiere,i bla bla,i commenti,gli slogan,i “mi piace” ,i “condivido”,per,poi,continuare a stare comodamente alla finestra fedeli all’antica logica dell’”armiamoci e partite”.Noi stiamo combattendo una guerra vera e propria,in piena solitudine ,senza mezzi ed in pochi.Lo facciamo perché siamo consapevoli della gravità della situazione in cui si trovano il Paese e tutti noi.Lo facciamo per non lasciare ai nostri figli e nipoti e a tutti i giovani una società criminale ,da brivido.Chi di voi ha senso civico ed interesse per l’avvenire dei propri figli,non ci lasci soli,si iscrivi all’Associazione Caponnetto ed in ogni comune del Paese costituisca un nucleo di resistenza,un presidio di lotta vera contro la corruzione e le mafie.Prima che sia troppo tardi.C’é tanta gente in giro che si riempie la bocca di parole come “legalità”,”giustizia”,”lotta alle mafie”,ma che si limita alla retorica senza far niente di concreto contro questo cancro che sta divorando il Paese. Questo articolo del Prof.Musacchio su Articolo 21 offre a tutti voi che ci leggete un quadro drammatico della situazione in cui ci troviamo.

 

In Italia è emergenza mafia, corruzione e illegalità 

E’ inutile fare finta di nulla: siamo nel bel mezzo di una vera emergenza. “Mafia”, “corruzione”, e “illegalità diffusa” sono ormai un problema dilagante e fuori controllo contro le quali finora le pene sono troppo leggere. Questa specifica emergenza è il frutto di una società che ha perso la percezione di ciò che costituisce effettivamente reato.

La corruzione rappresenta storicamente una vera e propria patologia politica italiana, nel senso di una forma diffusa di degenerazione dell’amministrazione pubblica, che si è negli anni consolidata in stretta relazione con un altro fenomeno, il clientelismo, configurando in alcune aree del Paese un sistematico scambio occulto tra cittadini e cosa pubblica. In questo contesto, la criminalità organizzata di tipo mafioso trae ampio vantaggio e fonte di riproduzione proprio dalla sedimentazione delle precedenti forme di illegalità, specie nella misura in cui assumono aspetti di concentrazione territoriale.

A sua volta, la presenza mafiosa può fungere da stimolo e da regolatore delle attività illegali in un territorio. Il tratto peculiare che la distingue dalle precedenti forme di illegalità risiede nell’organizzazione, o meglio in gruppo di organizzazioni il cui fine è, per coloro che vi appartengono, il conseguimento di guadagno, sicurezza e reputazione, attraverso un misto di attività lecite e illecite svolte anche attraverso la mobilitazione di capitale sociale interno (tra i singoli mafiosi) ed esterno (reti e risorse relazionali in ambiti e contesti istituzionali diversi). Ecco che le forme di corruttela diffusa e di collusione, che vedono nella pubblica amministrazione e nella politica importanti sostegni esterni, foraggiano quell’area grigia fonte di arricchimento e riproduzione, riscontrabile a intensità variabili in tutte le aree del Paese. In buona sostanza l’Italia è pervasa da un livello di illegalità divenuto ormai intollerabile. Le normative in materia di repressione purtroppo sono troppo permissive se non addirittura lassiste e l’incertezza della pena complica notevolmente la situazione generale.

Anche la cd. microcriminalità (che tale non è) è ormai divenuta un problema da affrontare con urgenza. Aumentano sempre più le abitazioni svuotate, gli esercizi commerciali saccheggiati, le aziende razziate, le singole persone rapinate o borseggiate in strada, anche in pieno giorno. Cresce l’impunità e con essa il rischio di giustizieri improvvisati. E’ necessario un grande sforzo culturale da fare per rimettere in circolazione i principi basilari della convivenza civile, magari anche riprendendo l’insegnamento dell’educazione civica nella scuola. Ma non basta. Occorre potenziare e sostenere con ingenti risorse il lavoro delle forze dell’ordine, ovviamente insostituibile e sempre encomiabile, che fra tagli e altri problemi hanno bisogno oggi più che mai del sostegno dello Stato. E’ indispensabile rivedere anche l’organizzazione giudiziaria del nostro Paese.  Troppa criminalità, troppa corruzione e  clientelismo e troppa burocrazia: questi sono i mali dell’Italia. Per cambiare l’Italia, e farla tornare a correre, bisogna liberare lo Stato dai tanti i parassiti che in  questi anni vi hanno messo radici.

* Vincenzo Musacchio – Giurista e docente di diritto penale