La manovra lievita verso i 28 miliardi
Tremonti per ora minimizza e dice che non è stata presa nessuna decisione. Ci pensa però Bossi a confermare che si tratterà di una finanziaria pesante, anche se poi il leader leghista si nasconde dietro all’Europa e le sua politiche di rigore. Tra conferme e smentite i capitoli più controversi della manovra riguardano statali e pensioni. Epifani avverte: sia una manovra equa. Con i sindacati anche le opposizioni
Sulla manovra per il prossimo biennio finora sono circolare solo “voci confuse e confusionarie” nessuna decisione sarebbe stata presa, almeno così assicura il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. La precisazione arriva nel giorno in cui si dice che la finanziaria sarà pronta quasi certamente tra la fine di maggio e i primi di giugno sebbene tutti siano d’accordo sul fatto che i dettagli ancora non si conoscono.
Nel frattempo scende in campo il leader della Lega, Umberto Bossi, per sottolineare come sia l’Europa che imporrà a Tremonti “una manovra pesante perché la sta imponendo a tutti i paesi che hanno un forte debito pubblico: dopo la Grecia, la Spagna e il Portogallo c’è anche l’Italia”. Del resto da Berlino il cancelliere Angela Merkel ha ancora tuonato contro i paesi indebitati e la disparità tra la solidità economica nell’Eurozona che mette a rischio la moneta unica. Ed “europea” è anche la definizione che Tremonti sceglie per la finanziaria 2010.
Il leader della Cgil Guglielmo Epifani, anche lui a Berlino per il congresso del sindacato Dfb avverte però che il sindacato sarà disponibile al dialogo se si tratta di una manovra “equa, che colpisce gli sprechi veri, chi ha di più”.
E’ ormai data per scontata, comunque, una stretta su statali e pensioni e l’adozione del taglio del 5% per le indennità parlamentari e dei manager pubblici di primo piano, ad iniziare dai presidente delle Authority, e dai magistrati, aggiunge Bossi.
Su questo tema, in linea con quanto stanno già adottando i diversi governi europei, è tornato anche oggi il ministro Calderoli e un po’ tutti gli esponenti del governo sembrano in verità d’accordo su questo sacrificio per far meglio digerire i provvedimenti che verranno presi. Misure che, in base alle indiscrezioni “confuse” a cui fa riferimento il responsabile di Via XX Settembre, potrebbero far lievitare la manovra dai 25 miliardi finora accreditati e ripetuti ancora questa mattina dal ministro Brunetta, a poco meno di 28. Per quest’anno comunque la correzione, concordano un po’ tutti, sarà con ogni probabilità tra i 12,5 e i 13 miliardi. Una cifra consistente che potrebbe colpire anche i finanziamenti delle grandi opere.
Tra conferme e smentite i capitoli più controversi della manovra riguardano statali e pensioni.
STATALI – L’ultima finanziaria ha accantonato le sole risorse per la vacanza contrattuale. Mancano così i fondi per i rinnovi. La posta – ha calcolato la Corte dei conti – varrebbe 5,3 miliardi per il prossimo triennio. Tra le ipotesi allo studio dei tecnici ci sarebbe anche il congelamento, seppure temporaneo, degli aumenti per il personale pubblico non contrattualizzato: la misura varrebbe tra un miliardo e un miliardo e mezzo. E’ il comparto pubblico che contempla appunto i magistrati, i prefetti, i professori universitari e le forze armate. Un ulteriore stretta arriverebbe dallo slittamento delle buonuscite dello Stato ai dipendenti che vanno in pensione. Complessivamente sono attesi risparmi tra i 6,5 e gli otto miliardi.
PENSIONI – Il ministro Brunetta ha confermato che è allo studio il blocco di una delle due “finestre” per le pensioni di anzianità previste per il 2011. “Il ritardo di qualche mese per chi aveva deciso di andare in pensione, è un sacrificio ? Chiamiamola piccola iattura, ma non mi sembra una cosa insopportabile di fronte a tutto quello che sta succedendo in Europa e in giro per il mondo”, ha detto. Secondo alcune ricostruzioni potrebbe valere un miliardo l’anno. Una nuova stretta sarebbe inoltre in programma sulle false pensioni di invalidità e su quelle cosiddette di “accompagnamento”.
ENTRATE – oltre al mancato rifinanziamento dell’imposta agevolata al 10% sui premi di produttività si parla soprattutto di lotta all’evasione da intensificare oltre ad una sorta di regolarizzazione per gli immobili “fantasma” che l’Agenzia del Territorio ha identificato; nuovi controlli inoltre sul fronte dei giochi pubblici. Al momento più che nuovi giochi sarebbero infatti allo studio norme contro il gioco clandestino, con una particolare attenzione ai giochi on line e ai gestori stranieri che operano in Italia senza rispettare la normativa.
Roberto Calderoli spiega che per far digerire una simile manovra è bene ridurre anche lo stipendio dei politici e degli alti papaveri. Quelli che il ministro leghista definisce “le cicale, anzi le cicalone: i capoccioni, i manager pubblici, i presidenti delle Authority… gente che prende il doppio del presidente del Consiglio”. Il Pdl rilancia, anche per non lasciare troppo spazio all’alleato leghista: “Ogni anno un mese di stipendio di parlamentari e ministri”, è la proposta del ministro della Difesa, Ignazio La Russa. “Tre mesi”, rilancia il ministro per l’Attuazione del Programma Rotondi, mentre il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri, oltre alle tre mensilità, chiede di “snellire gli alti apparati: meno spese nei Palazzi, dal Quirinale al Parlamento”. Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, aggiunge malizioso che Calderoli ha dimenticato di chiedere tagli ai costi anche per regioni, regioni speciali, province e comunità montane. “Una manovra di questo genere – ammette comunque il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli – non potrebbe essere presentata se prima non si incidesse su coloro che sono largamente remunerati”.
Poi Umberto Bossi decide che va bene tagliare gli stipendi dei parlamentari ma “se c’è da pagare devono farlo tutti ed è giusto che anche i magistrati diano la loro mano, perché lo stipendio dei politici è legato a quello dei magistrati”. Pronta la replica dell’associazione magistrati che polemicamente propone prima di portare gli stipendi dei magistrati a livello dei parlamentari e poi di preoccuparsi di tagliarli. Il botta e risposta tra il leader della lega e Luca Palamara, presidente dell’Anm, si materializza quando appare oramai scontato il sacrificio imposto alla politica per contribuire alla manovra. E contribuisce ad infiammare il dibattito tra maggioranza e opposizione che, diffidente e in asse con i sindacati, punta il dito contro il governo.
“Dopo due anni di politica economica sbagliata ed ingiusta – dice Pierluigi Bersani, segretario del Pd – adesso ci dirà che facciamo la manovra perché c’è la Grecia”. Il Pd tuttavia – se il governo farà in modo di favorire la crescita, colpire i privilegi, varare norme contro l’evasione fiscale – è pronto a fare la sua parte in Parlamento. Non così l’Idv, che invita il premier ad “andare a casa”, perché “non ha l’autorità morale per governare la crisi, che ha sempre negata, impegnato com’era a risolvere i suoi guai giudiziari e i suoi problemi personali”.
All’opposizione non bastano neppure gli annunciati tagli agli stipendi di politici e alti manager, come ha proposto il ministro Calderoli: si chiedono “misure strutturali” e, dice Dario Franceschini, “non gesti solo simbolici”. Sulla manovra, avverte il capogruppo alla Camera del Pd, “vigileremo che a pagare i costi con i cosiddetti sacrifici non siano i redditi medio-bassi, cioè quelli che già soffrono, e che ci siano misure per l’emergenza”. Come un contributo di solidarietà da chiedere ai redditi più alti. “Il taglio dei costi della politica va fatto seriamente, perché le misure annunciate sono una spolveratina demagogica che non risolve il problema”, sentenzia il vicepresidente della Camera Rosy Bindi, suscitando l’irata reazione del deputato Pdl Giancarlo Lehner: la Bindi rinunci piuttosto “alla casa a piazza del Popolo ottenuta con sconto del 40 per cento”.
(Tratto da Aprile online)