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Si pente Giovanni Ferrante: boss dell’Acquasanta

Si pente Giovanni Ferrante: boss dell’Acquasanta

AMDuemila 29 Agosto 2021

Incubo dei commercianti, gestiva gli affari della storica famiglia Fontana

Nelle ultime ore è giunta notizia del pentimento di Giovanni Ferrante, boss dell’Acquasanta. Palermo si sveglia così, con un nuovo terremoto che colpisce Cosa nostra. Il boss – reggente del clan e detenuto al 41 bis – era uno di quelli che più temevano i commercianti della zona occidentale della città e gestiva gli affari della storica famiglia Fontana. Oggi, invece, sta collaborando con i magistrati della procura di Palermo e con i militari del nucleo speciale di polizia valutaria che nel maggio scorso l’avevano arrestato assieme ad altri novanta esponenti di Resuttana. Un sisma, dicevamo, nel cuore del mandamento un tempo comandato dai Madonia, i fedelissimi di Totò Riina che trent’anni fa decretarono ed eseguirono la condanna a morte dell’imprenditore Libero Grassi. I Fontana dell’Acquasanta, infatti, sono i mafiosi più ricchi della mafia palermitana. Su di loro anche il giudice Falcone indagò negli anni ’80.

Ma, come vuole il detto “woolfiano”, dietro al boss reggente dell’Acquasanta c’era la compagna, Letizia Cina, che risultava intestataria di sette purosangue (appartenenti al clan), che correvano negli ippodromi di tutto il Paese. Arrestata anche lei nel blitz dello scorso anno, adesso si trova agli arresti domiciliari. Ma da qualche giorno è in una località segreta lontana da Palermo.

Trent’anni dopo la morte di Libero Grassi, Palermo è ancora divisa fra omertà e voglia di riscatto, fra paura e ribellione, fra estorsioni e luoghi “pizzo free”. Ma per avere contezza di ciò che era l’incubo che rappresentava il regno dell’Acquasanta basta riascoltare alcune intercettazioni della Guardia di finanza. “Ormai, non ho più pietà per nessuno — diceva Ferrante al fratello Michele (il boss al tempo era un dipendente della cooperativa “Spa.ve.sa.na.” all’interno dei Cantieri navali della città) — prima, glieli davo con schiaffi, ora glieli do con cazzotti… a colpi di casco… cosa ho in mano”. E poi ancora: “Gli dovevi aprire la testa a colpi di… o gliele dai buone o non gliele dai… o lo perdoni prima o se no lo ammazzi definitivo”.

Era un uomo, inoltre, che godeva di buone parentele, come conferma il pentito Vito Galatolo, un tempo candidato al governo della famiglia: “Nanni Ferrante è imparentato con i Fontana, sono cugini. Lui con Mimmo Passarello e Giulio Biondo si occupano di tutte le attività illecite che hanno i Fontana. Dal giro delle scommesse alle estorsioni”.

Inoltre, era un boss che deteneva il controllo del territorio con il terrore della violenza come conferma il giudice per le indagini preliminari Piergiorgio Morosini nelle tremila pagine dell’ordinanza di custodia che ha portato in carcere i 90 di Resuttana: “C’era un controllo violento e capillare del territorio mafioso”.

Oggi Ferrante dice di voler cambiare vita, come testimonia la sua collaborazione. Uno dei primi argomenti di cui vuole parlare è in merito alla riorganizzazione di Cosa nostra. Ma non solo. Nel frattempo il quartiere dell’Acquasanta continua a conservare tanti misteri a partire dal fallito attentato al giudice Falcone fino ad arrivare all’omicidio del poliziotto Nino Agostino, passando per il recente progetto di attentato nei confronti del pm Nino Di Matteo. Misteri che ancora resistono, nella speranza che presto venga fatta luce una volta per tutte.

Fonte:https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/309-topnews/85515-si-pente-giovanni-ferrante-boss-dell-acquasanta.html