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Si parla di nuovi accessi ai territori del sud pontino. Il pericolo che saltino gli equlibri fra i clan

Siamo preoccupati.

E le nostre preoccupazioni aumentano di giorno in giorno nell’apprendere dalle nostre fonti di probabili nuovi altri accessi sul territorio di Formia e del Basso Lazio di gente sospetta.

Indiscrezioni che, ovviamente, vanno verificate di continuo e che richiedono un lavoro costante di osservazione, prima che di verifica di atti.

Nuovi accessi, abbiamo detto, che si vanno ad aggiungere ai tanti, vecchi e già accertati.

Nuovi negozi, tanto per intenderci, i cui titolari sarebbero riconducibili a questo o a quel boss campano.

Probabilmente teste di legno, persone dalla fedina penale pulita, ma che maneggiano capitali dalla provenienza dubbia.

Quello che maggiormente ci inquieta, ove dovessero verificarsi fondate le indiscrezioni acquisite, è il superaffollamento che si sta verificando su un territorio, quello di Formia, Gaeta ed il sud pontino, determinato dalla presenza massiccia e contemporanea di soggetti riconducibili a vari clan, perdenti e vincenti.

Finora prevalente è stata la tattica del silenzio, della discrezione, del lavoro sommerso,. ad evitare che si accendessero, con fatti eclatanti, i riflettori.

Ma, con un territorio ormai saturo, occupato da una miriade di clan, famiglie, gruppi e quant’altro (che succederà in vista del potenziamento del porto di Gaeta? ), impossibilitati a riciclare da un regime di una concorrenza spietata, le montagne di capitali di cui ognuno di essi dispone, quanto potrà ancora reggere la pax che finora ha contraddistinto i rapporti fra di essi?

Cosa succederà quando gli equilibri attuali dovessero saltare e si dovessero creare le condizioni per delle faide sanguinose?

Gli investigatori sanno di cosa stiamo parlando e siamo convinti che i primi ad essere preoccupati siano proprio loro.

C’è stata –e continua, purtroppo, ad esserci- troppa disattenzione da parte quasi di tutti, finora, al problema dell’invasione mafiosa dei nostri territori.

Troppe, di conseguenza, improvvisazione, oltre che genericità ed impreparazione, nell’approccio al fenomeno.

A parte le complicità oggettive o soggettive, i conseguenti ritardi nell’impostazione delle strategie e nelle tattiche di contrasto, ci lasciano particolarmente preoccupati, oltre che dubbiosi circa una reale volontà e una capacità di approntare strumenti adeguati a contrastare efficacemente il fenomeno e, soprattutto, ciò che può derivarne.

Noi temiamo che il peggio debba ancora arrivare e che, malgrado gli sforzi lodevoli di uomini come il Questore D’Angelo e qualche altro ancora, non crediamo, se non cominciamo a sederci a tavolino per ragionare insieme sulle cose da fare, in un’evoluzione positiva della situazione.