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Si parla di lotta alle mafie nella Capitale, ma nessuno affronta il problema della mancanza di fondi e mezzi delle forze dell’ordine impossibilitate, quindi, a condurre un’azione efficace contro le mafie. E, intanto, la Regione Lazio approva una mozione bipartisan con la quale si limita a decidere di apporre… una targa contro le mafie. Ci facciamo o ci siamo???

A Roma e dintorni la mafia è sempre più ramificata ma “bisogna fortificare le regole ed aumentare il controllo. Il taglio che si sta facendo nei confronti del corpo di polizia non aiuta”, denuncia il Silp-Cgil, durante la conferenza stampa di questa mattina

Si è tenuta stamattina una conferenza stampa, organizzata da Silp-Cgil, per parlare di sicurezza e di lotta alla mafia nel territorio laziale. Un territorio sempre più protagonista di infiltrazioni mafiose e di una presenza sempre più capillare del fenomeno mafioso. Nelle ultime settimane le cronache hanno raccontato di molti beni confiscati alle organizzazioni criminali a Roma e dintorni, il che rappresenta in maniere evidente, di quanto la mafia sia ben ramificata. “Oltre alla repressione, serve una vera cultura della legalità – spiega Claudio Di Bernardino, segretario CgilRoma e Lazio – bisogna parlare di lavoro, perché anche la situazione di crisi che sta vivendo il paese espone ancora di più ai criminali, le possibilità di intrusione. Bisogna fortificare le regole ed aumentare il controllo, ma a condizioni giuste. Il taglio che si sta facendo nei confronti del corpo di polizia non aiuta”.

La denuncia che viene fatta in questa sede è proprio la mancanza di fondi. Ciò limita il lavoro di chi deve vigilare sulla sicurezza dei cittadini e nello specifico, di chi deve contrastare il fenomeno mafioso nel territorio. Cosimo Bianchini, segretario Silp-Cgil Lazio, evidenzia come “sia sempre più difficile vigilare sul territorio quando si è impossibilitati ad aprire anche solo una sezione della Dia dove serva – ed aggiunge – la politica non affronta come dovrebbe la lotta alla mafia e sono sempre di più gli esponenti trovati in legami stretti con le personalità criminali”.

Mancano le risorse, ma non gli sprechi. Ammonta a circa 312 mila euro al mese il costo delle scorte Una scorta di primo livello – che impiega due vetture e tre uomini – in un anno, costa quanto un intero commissariato, con la differenza che quest’ultimo deve assicurare la sicurezza a circa 127 mila cittadini, mediamente. Per non parlare dei “costi del calcio”. La presenza a Roma di due squadre che giocano in serie A incide notevolmente sul sistema di sicurezza per quanto riguarda l’impiego di personale ed infine i costi. Poi ci sono gli oneri immobiliari.

“I beni confiscati alla mafia potrebbero divenire un’importante risorsa se destinate ai corpi di polizia, proprio perché si potrebbero ridurre i costi dei commissariati, recuperando così delle risorse – dice Gianni Ciotti, segretario Silp-Cgil Roma, ed aggiunge – Roma sta assistendo ad una vera e propria guerra tra bande che si voglio accreditare alle organizzazioni criminali presenti. La politica locale non è ancora stata in grado di leggere il fenomeno. Sono sempre meno i commercianti che denunciano il pizzo, e sempre di più che si trasformano in ‘testa di ponte’, qualora non riescano ed estinguerlo”.

Veronica Altimari
(Tratto da PaeseSera)