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Sì della Camera al processo breve, Avvenire: Impedire sentenze non è giustizia

Il ddl è passato con 314 voti favorevoli. Bossi: I numeri ci sono. Cori in piazza: buffoni, vergogna. Bindi a Cicchitto: P2

Tra le proteste delle vittime dei processi davanti a Montecitorio e dell’opposizione in aula, è arrivato dopo una maratona di tre giorni (giovedì scorso, martedì e mercoledì) il via libera della Camera al ddl che accorcia i tempi di prescrizione per gli incensurati e che, se approvato definitivamente, estinguerà il processo Mills in cui è imputato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. “E’ un passo verso l’abisso“, ha commentato il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, mentre per il leader dell’Udc, Pier FerdinandoCasini, il provvedimento, che ora passa al Senato, non passerà il vaglio del presidente della Repubblica. L’Anm promette che le toghe faranno sentire la propria voce e che le proteste continueranno. Secondo il segretario dell’associazione magistrati Giuseppe Cascini, il taglio della prescrizione per gli incensurati “difficilmente potrà reggere al vaglio di costituzionalità“.

314 voti a favore
Esulta la maggioranza per i numeri che si sono registrati in aula durante la maratona che ha inchiodato deputati e ministri ai banchi di Montecitorio anche in seduta notturna: il ddl è stato approvato con 314 voti a favore, una quota comunque lontana da quel 330 più volte annunciato dal premier che tuttavia ha toccato 316 durante l’unica votazione a scrutinio segreto che è stata fatta ieri. Il voto sul processo breve “dimostra che i numeri ci sono” e dunque il governo “può andare avanti”, ha commentato Umberto Bossi uscendo fuori dal Palazzo investito da un coro di “Vergogna, vergogna”.

Bindi a Cicchitto: Piduista, non strumentalizzi le parole di Moro
Non meno accesi gli animi dentro l’aula: Idv e Pd hanno espresso il loro voto contrario al ddl in piedi mostrando una copia della Costituzione. Mentre i dipietristi, ad approvazione avvenuta, hanno esposto i cartelli per ricordare i processi che la norma sulla prescrizione breve rischia di mandare in fumo. Ma a lasciare più strascichi è la polemica tra la democratica Rosy Bindi e il Pdl: sotto accusa il comportamento della presidente dell’Assemblea del Pd che, insieme ai colleghi del suo gruppo, ha urlato all’indirizzo di Fabrizio Cicchitto “P2,P2”. “Non si può permettere di dire certe cose, è vicepresidente della Camera”, l’ha attaccata il deputato del Pdl Francesco Sisto. E lei, proprio dal banco della presidenza, si è difesa spiegando di aver reagito così perché ha ritenuto “giusto gridare la verità perché in quest’aula nessuno può permettersi di strumentalizzare le parole di Moro (“Non ci lasceremo processare nelle piazze”, ndr). Moro era una persona che aveva la dignità per poterle pronunciare e ritengo che nessuno se ne possa appropriare tanto più se nel 1980 si è iscritto alla P2″.

Avvenire: Impedire sentenze non è giustizia
“Non chiamamolo processo breve”. La Cei, con un editoriale in prima pagina del proprio quotidiano “Avvenire” boccia senza appello la legge. “Al di là delle partignerie – è scritto senza mezzi termine nell’articolo del quotidiano Cei a firma Danilo Paolini – i nodi della giustizia non saranno sciolti”. Perchè come tali “non vanno intese le urgenze del Presidente del Consiglio di risolvere i propri guai con taluni dei magistrati di Milano”.

(Tratto da Virgilio Notizie)