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Sequestrati i beni della camorra. Interessati anche la Ciociaria e Minturno

Tangenti, pizzo ed estorsioni, riciclaggio per conto dei clan per assicurare il monopolio nella distribuzione del gas: sequestrati nel casertano beni per 40 milioni di euro ad un imprenditore di Casal di Principe, coinvolto anche nella vicenda del «finanziamento offerto» alla società calcistica Lazio S.p.A. Sono stati così sequestrati 36 terreni, 8 fabbricati, un negozio, un immobile in costruzione, quote, aziende e patrimonio di 6 società a responsabilità limitata operanti nel settore della commercializzazione del gas, di una società con sede in Salerno, disponibilità finanziare, 10 conti correnti, e auto di grossa cilindrata. Le regioni interessate all’esecuzione del provvedimento sono la Campania, provincia di Napoli, Salerno, Caserta, Avellino e Benevento, il Lazio, provincia di Roma, Latina e Frosinone, la Calabria, provincia di Cosenza, ed il Molise, provincia di Isernia. Il valore complessivo stimato dei beni sottoposti a sequestro ammonta a circa 40 milioni di euro. Con l’operazione «Strike» i finanzieri del comando provinciale della guardia di finanza di Caserta hanno assestato così un duro colpo alla criminalità organizzata. I finanzieri della tenenza di Mondragone hanno infatti dato esecuzione al provvedimento di sequestro di beni disposto dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su proposta della Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Napoli, nei confronti di un noto imprenditore casalese, operante nel settore della distribuzione del gas. L’uomo vanta un lungo curriculum criminale. Era già stato arrestato per ordine del gip di Napoli nel 2007 per estorsione aggravata, illecita concorrenza con minaccia o violenza aggravata: l’uomo, insieme ad un «collaboratore», con qualsiasi mezzo, anche violento, si garantiva un regime monopolistico nella distribuzione del gas. Ad ottobre 2007, viene disposta la custodia cautelare in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa: l’imprenditore è, almeno fino al 2005, l’esattore-cassiere del clan La Torre, colui che percepiva le tangenti per conto del clan, versate mensilmente dalla Eco4 S.p.A. Non solo, spalleggiato dal clan l’imprenditore viene accusato di aveva messo in atto una vera concorrenza violenta, di aver obbligato la Eco4 ad assumere protetti del clan, di aver partecipato ad estorsioni, e offerto rifugio ad alcuni latitanti, nascondendoli nei locali delle sue imprese, dove poi la polizia li ha arrestati e scoperti, scoprendo anche un vero e propio arsenale. E ancora si susseguono nuove ordinanze del gip, per estorsione continuata, concorso esterno in associazione a delinquere di stampo camorristico, riciclaggio dei proventi di attività illecite, mettendo a completa disposizione del clan le sue aziende. Il 14 settembre 2009, il gip di Napoli dispone la misura della custodia in carcere per concorso esterno in associazione a delinquere di stampo camorristico aggravata e corruzione, e ordina il sequestro preventivo dei beni dell’imprenditore, poi dissequestrati per ordine del tribunale del riesame. Infine, il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, sulla base delle prove raccolte dalla Procura distrettuale antimafia di Napoli, ha deciso che in capo all’imprenditore ci sono “sufficienti indizi di appartenenza a contesti malavitosi associativi, tuttora attivi e pericolosi, disponendo nuovamente il sequestro”. Così i finanzieri sono arrivati a sequestrare l’ingente patrimonio, di oltre 40 milioni di euro.

(Tratto da Il Tempo – Frosinone)