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Senato: istituita ufficialmente la Commissione parlamentare antimafia

Luca Grossi 01 Marzo 2023

Scarpinato: “Errore guardare la mafia di oggi con gli stessi occhi del passato”

L’Aula del Senato, per alzata di mano, ha approvato in via definitiva il disegno di legge sull’istituzione di una Commissione di inchiesta sul fenomeno delle mafie. Sarà composta da venticinque senatori e venticinque deputati, scelti rispettivamente dal Presidente del Senato della Repubblica e dal Presidente della Camera dei deputati, in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari, comunque assicurando la presenza di almeno un deputato per ciascun gruppo esistente alla Camera dei deputati e di almeno un senatore per ciascun gruppo esistente al Senato della Repubblica.

L’ex procuratore generale di Palermo e oggi senatore del MoVimento 5 Stelle Roberto Scarpinato ha ribadito in Aula che “il testo approvato alla Camera replica letteralmente nei contenuti il testo del disegno di legge che, unitamente al capogruppo Barbara Floridia, ho depositato il giorno stesso del mio primo insediamento al Senato, nella consapevolezza, maturata nel corso della mia precedente pluritrentennale attività di magistrato antimafia, della necessità di un urgente salto di qualità nella risposta dello Stato al fenomeno della criminalità organizzata, per rendere questa risposta adeguata alle profonde evoluzioni che hanno caratterizzato la mafia nell’ultimo trentennio e che ne hanno mutato in modo significativo le forme organizzative e le modalità operative. Evoluzioni che purtroppo restano ancora nella cognizione di un ristretto numero di specialisti e non sono divenute patrimonio di conoscenza collettiva”.

Esiste infatti – ha detto – nella pubblica opinione e in larghi settori della classe politica, un errore che altera la percezione della realtà attuale del crimine organizzato. Tale errore consiste nel guardare alla realtà delle mafie di oggi con gli stessi occhi del passato e nel ritenere dunque che le mafie esistono e costituiscono un grave pericolo solo quando si manifestano nelle forme tipiche sperimentate nella cosiddetta Prima Repubblica, cioè nelle forme di mafie sanguinarie e predatrici, che si rendono visibili tramite atti di violenza palesi (sparatorie, omicidi, attentati) che turbano la pubblica opinione. Sicché, ove le mafie non si manifestano con tale modalità, se ne deduce che il fenomeno è in fase recessiva, con l’ulteriore conseguenza che, essendo venuto meno il pericolo ed essendo cessata l’emergenza, sia venuto il momento di procedere a una revisione della legislazione antimafia approvata in passato, smantellando alcuni dei suoi istituti essenziali che si sono rivelati più efficaci nell’esperienza. Ed è preoccupante che tale opinione si sia radicata anche in alcuni vertici statali responsabili delle politiche criminali e dello stanziamento delle risorse, se è vero, come è vero, che il Ministro della giustizia, nel corso del suo intervento alla Camera del 19 gennaio 2023, ha dichiarato che il pericolo delle mafie è sovradimensionato da una lettura deformante della realtà del Paese frutto di pregiudizi di pubblici ministeri antimafia”.

Si tratta di un grave deficit culturale e conoscitivo di chi guarda alle mafie di oggi con gli occhi del passato e non tiene conto che le profonde e radicali trasformazioni economiche e sociali che hanno caratterizzato il sistema Paese, nella transizione dalla cosiddetta Prima Repubblica alla fase attuale, non hanno riguardato soltanto l’Italia legale, ma anche il vasto e variegato mondo dell’Italia illegale, di cui la mafia e la corruzione sono due componenti essenziali. A seguito di tali profonde trasformazioni socioeconomiche si è innescata, nel mondo criminale, una sorta di selezione della specie, che sta relegando a un ruolo secondario le mafie popolari, tradizionali e tipiche della prima Repubblica, ancora ancorate a modalità violente e predatrici nei territori di insediamento, e sta invece premiando le componenti più evolute, che si sono adattate ai nuovi tempi e hanno scoperto nuove modalità di arricchimento, che consentono di integrarsi silenziosamente nei loro assetti sociali, rendendosi invisibili e accettate socialmente.Proprio per definire queste nuove modalità di essere e di operare delle mafie, ormai da circa un decennio la Direzione nazionale antimafia e la Direzione investigativa antimafia hanno coniato una nuova terminologia per definire una realtà nuova. Si parla di mafie silenti, si parla di mafie mercatiste, si parla di mafio-corruzione, si parla di sistemi criminali: nuovi termini per definire un nuovo modo di essere della mafia”.

“Le mafie mercatiste hanno scoperto l’esistenza di una domanda di massa, alimentata da migliaia di cittadini normali, che vogliono beni e prodotti delle mafie: stupefacenti, gioco d’azzardo, prostituzione e prodotti contraffatti, in una dinamica di libero mercato. Non soltanto migliaia e migliaia di cittadini normali, ma migliaia di operatori economici chiedono alle mafie servizi che servono a ridurre i costi di produzione. Si pensi semplicemente allo smaltimento dei rifiuti industriali, il cui smaltimento in modalità illegale consente di abbattere i costi del 60 per cento. Questo è il nuovo modo di integrarsi nelle mafie, soprattutto nei territori del Nord. Nelle relazioni che ho citato si parla di disastro ambientale ed ecologico in Regioni come la Lombardia, il Veneto, l’Emilia-Romagna e il Lazio, territori profondamente infiltrati dalle nuove mafie mercatiste. E si parla di mafio-corruzione, perché le mafie hanno capito una legge fondamentale della nostra società: quello che non esiste nei media non esiste nella realtà. Perché uccidere, quando puoi corrompere? Hanno così adottato i metodi tipici dei colletti bianchi per arricchirsi, che sono quelli della corruzione, approfittando anche dello scudo impunitario che in questi anni è stato creato intorno alla condotte dei colletti bianchi. Questo è il livello dello scontro, che richiederebbe veramente uno sguardo nuovo sulla realtà della mafia.

“Non possiamo pensare che, istituendo la Commissione parlamentare antimafia, come si dice dalle mie parti, ci siamo messi le carte a posto, perché abbiamo delegato a un’articolazione del Parlamento il compito di elaborare nuove strategie contro la mafia. No: l’antimafia si fa qui, non possiamo essere schizofrenici, incaricando la Commissione parlamentare antimafia di monitorare il settore degli appalti, quando abbiamo approvato un nuovo codice degli appalti che ha aperto vasti varchi all’infiltrazione mafiosa, legittimando i subappalti a cascata, attribuendo ai sindaci di piccoli Comuni la facoltà di bandire appalti per 500.000 euro, laddove il Consiglio di Stato aveva messo un tetto massimo di 200.000 euro. Sindaci e amministratori, a seguito della riforma dell’abuso d’ufficio del 2020, hanno una discrezionalità incontrollata, tanto che la Corte dei conti ha detto che si è passati dall’abuso d’ufficio all’abuso di firma”.

“Non possiamo delegare alla Commissione parlamentare antimafia il compito di monitorare il riciclaggio, quando abbiamo elevato a 5.000 euro il tetto dell’uso del contante, autorizzando quindi tangenti da 60.000 euro! E non possiamo delegare alla Commissione parlamentare antimafia il compito di un nuovo regolamento per selezionare le candidature alle elezioni, quando, nella pratica, vediamo il ritorno in campo di soggetti condannati per concorso esterno in associazione mafiosa e favoreggiamento, che sono diventati i nuovi domini delle politiche regionali“.

“Questo è un Parlamento che deve mettersi in pace e d’accordo con se stesso” ha detto Scarpinato.

“Non possiamo tessere la tela di Penelope della legalità nella Commissione antimafia e poi disfarla ogni giorno con provvedimenti come quelli che ho citato, facendo finta che esistano due Parlamenti. Credo, quindi, che la nuova Commissione parlamentare antimafia dovrà essere un terreno di confronto serio, dove questa classe politica dovrà smetterla di raccontarsi che la mafia è una patologia a parte e guardare sé stessa nello specchio e vedere come, a causa dei propri comportamenti, questa mafia si va trasformando e si va sempre più integrando nell’establishment di questo Paese”.

Voto favorevole anche dal senatore dell’Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto: “L’istituzione della Commissione antimafia è un elemento assolutamente fondamentale e decisivo. Conosco l’importanza del lavoro che la Commissione può svolgere, avendone fatto parte nella scorsa legislatura, e credo che tale lavoro sia oggi ancora più importante perché, nonostante dei notevoli successi da parte dello Stato, la sconfitta della mafia sia ancora molto lontana“. “Penso – ha aggiunto – alle recentissime vicende di cronaca, come all’arresto di Messina Denaro; un fatto positivo, sicuramente un successo dello Stato, che però segnala un elemento di allarme per la clamorosa, gigantesca e ingiustificabile latitanza, durata decine di anni. E penso a quanti Comuni negli ultimi anni sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa, un numero che in questi anni è aumentato e non diminuito. Per questo è necessario non abbassare la soglia di attenzione, per cui la Commissione dovrà lavorare e indagare sui fenomeni corruttivi che si intrecciano al tema dell’infiltrazione criminale e mafiosa”.

Scarica il ddl: senato.it

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fonte:https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/309-topnews/94146-senato-istituita-ufficialmente-la-commissione-parlamentare-antimafia.html