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Sei miliardi di truffe al Superbonus: tra i percettori criminali, detenuti, parcheggiatori abusivi e prestanome

Sei miliardi di truffe al Superbonus: tra i percettori criminali, detenuti, parcheggiatori abusivi e prestanome

10 Luglio 2022

Di Pietro Ruggiero

All’Agenzia delle Entrate ha comunicato di aver maturato crediti d’imposta per lavori edilizi stimati 30 milioni di euro. Il Superbonus edilizia. E quale è il problema? Il signore che certifica il credito d’imposta in quel periodo era in carcere.

Tra i casi di truffa più eclatanti questo è l’ultimo. Sono quasi 6 i miliardi sottratti allo Stato, di cui 2 miliardi “già incassati”, come ha confermato al Parlamento il ministro dell’Economia Daniele Franco.
Nell’elenco dei truffatori del superbonus, spesso persone che hanno truffato milioni di euro, senza avere titolo ci sono parcheggiatori abusivi, macellai improvvisati imprendtori edili, detenuti condannati per reati gravi, esponenti delle mafie, percettori tuffatori anche del Reddito di cittadinanza. La frode del Superbonus ha raggiunto dimensioni incredibili. Il dramma è che questi truffatori hanno ora rallentato e forse bloccato il Superbonus e con esso i lavori di chi invece ha seguito le regole e oggi vanta crediti che ha difficoltà a incassare. Ci sono migliaia di società oneste e imprenditori perbene che in attesa di controlli rischiano il fallimento, la chiusura.
La circolare emessa il 23 giugno scorso chiarisce la procedura per la cessione del credito e ribadisce la necessità che Poste Italiane e le banche effettuino i controlli prima di erogare i soldi proprio per non ostacolare chi ha rispettato le norme.
Ma sia Poste sia gli istituti di credito hanno già subito perdite da centinaia di milioni e adesso i ritardi si accumulano penalizzando i cittadini in regola. Colpa dei truffatori, certo. Ma colpa anche di chi avrebbe potuto e dovuto effettuare controlli su soggetti davvero improbabili. Il caso del detenuto o del mafioso non  sono casi limite. C’è di più e di peggio.
A Napoli la procura ha disposto “il sequestro di crediti derivanti da bonus edilizi e di locazione per oltre 772 milioni di euro, vantati da 143 soggetti, tra persone fisiche e giuridiche tra le province di Napoli e Caserta”. Erano stati inseriti nel portale dell’Agenzia delle Entrare “crediti per svariati milioni di euro, a fronte di fantomatici lavori di ristrutturazione di fatto mai eseguiti”. Tra i titolari del credito di imposta “soggetti più volte segnalati dagli investigatori per esercizio abusivo dell’attività di parcheggiatore, per essere risultati privi di partita Iva, per aver svolto attività d’impresa per un solo giorno, per essere risultati impegnati in settori economici differenti da quello edilizio e persino per contiguità con la camorra, sia napoletana che casertana”.
Tra gli indagati anche un signore della truffa che “avrebbe ricevuto lavori di ristrutturazione per oltre 34 milioni di euro e, al contempo, ne avrebbe egli stesso asseritamente eseguiti per oltre 30 milioni di euro, benché fosse in realtà detenuto presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere”. Un genio della truffa o uno Stato che esegui controlli all’acqua di rosa? Per fortuna la Guardia di Finanza  di Napoli ha bloccato questa enorme, colossale e banale truffa milionaria.

Il 6 luglio sono state bloccate erogazioni per oltre 110 milioni di euro dai magistrati di Parma che avevano chiesto e ottenuto l’arresto di quattro persone. La società incaricata dei lavori «avrebbe ricevuto una provvista di denaro monetizzando crediti di imposta legati a “sisma bonus”, “eco bonus” e “bonus facciata”, procedendo poi a trasferire la somma all’estero su un rapporto bancario lituano riconducibile a un trust svizzero”. Gli investigatori hanno poi  scoperto che i lavori erano stati pianificati per “281 immobili inesistenti e soprattutto 23 immobili ubicati in Comuni soppressi da tempo (anche nei primi anni del secolo scorso) e decine di altri immobili di proprietà di terzi soggetti che però erano totalmente estranei agli affari”.
Tornando alle indagini avviate a Napoli per controllare la regolarità del Superbonus, la magistratura che ha coordinato il lavoro della Finanza, ha accertato che “il 70 per cento delle persone titolari del credito di imposta risultava percettore o comunque richiedente il Reddito di cittadinanza”. Ancor più eclatante quanto scoperto a Caserta dove sono stati sequestrati oltre 13 milioni di euro a due imprenditori che avevano avviato lavori anche a Modena. La Guardia di Finanza ha svelato che “i due indagati, senza avere una concreta organizzazione aziendale (mezzi, dipendenti, uffici), avevano generato crediti di imposta per lavori edili mai svolti, per i quali non erano state emesse fatture nei confronti dei presunti clienti. I crediti generati venivano poi ceduti, di solito in tranche di 500 mila euro, a una moltitudine di soggetti privi della necessaria forza economica per pagare il prezzo della cessione del credito e, in alcuni casi percettori del Reddito di cittadinanza, che avevano l’esclusivo compito di rivendere i crediti d’imposta agli istituti di credito i quali, ignari della provenienza delittuosa, provvedevano a monetizzarli”. Ma chi “compra” i crediti di imposta è davvero ignaro della provenienza? Quali controlli effettua concretamente quando assume crediti per miliardi? Anche su questo versante la procura di Napoli (e non solo) svolge delle indagini. Per capire se c’è negligenza nei controlli (e sarebbe grave) e se invece c’è dell’altro.

Fonte:https://www.juorno.it/sei-miliardi-di-truffe-al-superbonus-tra-i-percettori-criminali-detenuti-parcheggiatori-abusivi-e-prestanome/