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Se questa è… ”antimafia” stiamo proprio freschi!

Credevamo che piovesse, ma qua diluvia.
A Formia chi vorrebbe presentarsi come un soggetto attivo nella lotta alle mafie sembra essere lontano anni luce dal comprendere cosa sono le mafie, la loro composizione, il loro ruolo, la loro identità.
Se il mafioso è visto solamente attraverso la figura del cravattaro, siamo proprio freschi e più freschi ancora saremmo se a costituire e rappresentare l’antimafia sociale fossero persone ed associazioni che ragionano con logiche del genere e vedono con queste ottiche.
Ed allora vediamo cos’è la mafia.
Franchetti, uno dei suoi migliori studiosi, la qualificò come un corpo composto da due elementi ” cervello borghese e lupara proletaria”.
Roberto Scarpinato, uno dei più bravi e famosi Magistrati italiani, attuale Procuratore Generale della Corte di Appello di Palermo, scrive ne ” Il ritorno del Principe” Ed. Chiarelettere (di cui suggeriamo ai nostri interlocutori la lettura):
“Devo fare due premesse. La prima è che molti snodi essenziali della storia della mafia sono destinati a restare segreti. Se la mafia fosse costituita solo da personaggi come Provenzano e Riina tutto potrebbe venire alla luce del sole. Ma la mafia è anche uno dei tanti complicati ingranaggi che nel loro insieme costituiscono la macchina del potere reale nazionale; macchina
che scrive il corso della storia collettiva operando in parte sulla
scena, ma in gran parte dietro le quinte. Nessuno può
permettersi di svelare taluni segreti della parte oscena della
storia che gli è accaduto di intravedere senza rischiare di restare
stritolato dalla reazione compatta e trasversale di tutto il
sistema”.
La mafia è, insomma, un mix di componenti e di soggetti, visibili e
non visibili, che, tutti insieme, danno vita al “sistema”.
Il sistema che genera il Potere.
Ecco perché il Procuratore Scarpinato parla del Principe.
Adagiarsi sul “sistema”, allearsi con esso traendone vantaggi di
qualsiasi natura, politici o personali che essi siano, significa essere
dalla parte della mafia.
Anche se inconsapevolmente, per semplice ignoranza.
Un’antimafia che si affianchi alla politica e che tragga da questa
un qualsiasi giovamento NON è antimafia.
E’ altra cosa.
La mafia trova espressione e sponda quasi sempre nella politica
e, non raramente, anche in parti delle istituzioni, nel Potere -del
quale essa sembra essere, insieme alla corruzione, parte
costitutiva -, appunto, nel Principe.
Ecco, quindi, l’ostilità nei nostri confronti da parte di molti legati
alla politica e che predicano un’antimafia parolaia e riduzionista
che si limita tutt’al più a correre dietro al quaquaraquà, al
delinquente comune, al camorrista di bassissimo
livello, all’usurario ed altra genia del genere, ma senza mai ad
andare nemmeno a sfiorare il cuore della mafia rappresentata da
quella “borghesia mafiosa” che troviamo nel Potere, negli scranni
dei Consigli comunali, provinciali e regionali, nel Parlamento, nelle
aule di giustizia e nella caserme o commissariati talvolta, negli
Uffici pubblici, fra i professionisti.
La vera mafia, quella più insidiosa, perché si fa passare come
appartenente alla categoria delle “persone perbene” ed è quella
che comanda e dà ordini ai quaquaraquà.
Il compito di chi fa un’antimafia vera, non politica e non parolaia,
non è solo quello di scovare e denunciare il mafioso, nome e
cognome, ma, soprattutto, quello di impegnarsi ad individuare il
canale giusto, affidabile, da seguire e al quale affidare la
denuncia, la segnalazione.
Un lavoro continuo, delicatissimo e riservato che comporta una
costante osservazione di quanto avviene nelle caserme, nei
commissariati, nelle Procure alla ricerca di quei livelli di
affidabilità di ogni singolo soggetto, in quanto si tratta di
ambienti dove si lamentano spesso aree grigie
o, comunque, criticità, anche di carattere organizzativo, che non
aiutano un lavoro investigativo eccellente.
Paolo Borsellino, del cui nome molti indegnamente si riempiono la
bocca senza nemmeno sapere il suo pensiero e la sua opera, si
lamentò poco prima di essere ucciso della scarsa partecipazione
della gente nella lotta alle mafie e sottolineò a gran voce
che… è un errore imperdonabile pensare che il peso della lotta alle mafie debba essere accollato tutto sulle sole spalle di magistratura e forze dell’ordine.
Ed allora non diciamo fregnacce sostenendo che… “le indagini sono proprie delle forze dell’ordine”.
Le indagini sono di tutti, cittadini, forze dell’ordine, giornalisti e ancor più associazioni antimafia.
Alle forze dell’ordine, ovviamente, spettano gli approfondimenti, ma ogni cittadino DEVE sentirsi impegnato.
E’ un dovere morale ed anche giuridico.
E ci meraviglia che a sostenere il contrario siano dirigenti di quelle Associazioni di centrosinistra che vorrebbero partecipare alle attività di un Osservatorio contro la criminalità a Formia.
Stiamo proprio freschi!!!
Se ragionano così, se lo facciano da soli l'”osservatorio” o la “commissione” che sia, sapendo, però, sin da ora che l’Associazione Caponnetto si dissocia da qualunque iniziativa, partecipazione o altro e non andrà mai a dare copertura a chicchessia.
Lo diciamo per l’ultima volta:
o dall’OSSERVATORIO di cui si parla sparisce anche l’ombra della politica o l’Associazione Caponnetto ritira la sua richiesta ed abbandona al suo destino ed all’assalto finale delle mafie Formia e la sua Amministrazione.
Commento [P1]: e
ASSOCIAZIONE CAPONNETTO
www. comitato-antimafia-lt. org
Quando noi parliamo di OSSERVATORIO ci riferiamo -lo diciamo per l’ennesima ma anche ultima volta- ad un organo composto UNICAMENTE da Magistrati, forze dell’ordine provinciali, associazioni antimafia vere, Capo dell’Ufficio Tecnico comunale e Sindaco come Presidente.
Nessun altro!!!