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Scarpinato: ”Codice degli appalti? Una sorta di legalizzazione di Tangentopoli”

AMDuemila 31 Marzo 2023

Con la nuova trovata dell’esecutivo viene abrogato l’articolo 103 della Costituzione

Il nuovo codice degli Appalti varato dalla destra ‘illegalitaria’ si può tradurre con un ‘liberi tutti’ che agevola gli evasori ed i fautori del clientelismo (lavori ‘a mio cugino’ e a chi mi ha votato) ostacolando il lavoro della magistratura.
Questo codice ha abolito tutte le regole che servivano a evitare abusi e ha fatto saltare tutti i controlli amministrativi” ha detto al ‘Fatto Quotidiano’ l’ex procuratore generale di Palermo e ora senatore del M5S Roberto Scarpinato – “Sono già stati criticati l’affidamento diretto fino a 150 mila euro, procedure negoziate senza bando fino a 5 milioni di euro, piccoli Comuni che possono fare affidamenti diretti fino a 500 mila euro nonostante non abbiamo le competenze amministrative necessarie, subappalti a cascata, liberalizzazione dell’appalto integrato”.
Oltre ai controlli amministrativi sono stati fatti saltare anche “i controlli penali e quelli contabili. Dobbiamo ricordare che dal 2020 è stato abolito il controllo di legalità della magistratura penale su tutti gli atti amministrativi aventi carattere discrezionale” ha detto l’ex magistrato precisando che è stata eliminata altresì la “responsabilità contabile degli amministratori. Lo ha stabilito il decreto Conte-2 durante la stagione della pandemia, per accelerare le procedure di spesa. Ma allora si era previsto che fosse una misura a tempo. Invece Mario Draghi l’ha prorogato fino al giugno 2024 ed ecco che ora c’è un emendamento del centrodestra, che riguarda il decreto del Pnrr ma che dovrebbe estendersi a tutte le procedure d’appalto, che vuole portare questo scudo erariale fino al 2025. L’associazione dei magistrati della Corte dei conti con una lettera del 4 marzo ha segnalato che così si crea di fatto una abrogazione dell’articolo 103 nella Costituzione che attribuisce alla Corte dei conti il controllo di legittimità sul modo in cui gli amministratori esercitano i loro poteri. Ma non basta – ha detto – Questo centrodestra non vuole fare una seria legge sul conflitto di interessi, non abbiamo una legge sulle lobby e, dopo avere lobotomizzato l’abuso d’ufficio, vogliono anche lobotomizzare il reato di traffico di influenze illecite, nonostante ci sia stato imposto dall’Europa. E nonostante questo sia il reato per cui l’anno scorso in Francia è stato condannato Sarkozy e quest’anno in Italia è stato condannato Alemanno. Insomma, diamo via libera all’azione occulta delle lobby per influire nei procedimenti di affidamento di appalti. Ecco: ci sono tutti i presupposti per una sorta di legalizzazione di Tangentopoli e per la creazione di un sistema criminogeno che accende il semaforo verde affinché il denaro pubblico finisca nel buco nero della corruzione e anche del sistema clientelare”.

Ritorno alla Prima Repubblica
Le lancette della storia si stanno lentamente portando indietro.
Si torna agli anni ’90, cioè quando il finanziamento pubblico veniva usato “
per finanziare enormi catene clientelari e innescare il voto di scambio. Un pubblico amministratore, non essendo più sottoposto al controllo penale, al controllo amministrativo, al controllo contabile, può utilizzare il suo potere non solo per la corruzione, ma anche per alimentare il consenso alla propria parte politica favorendo non solo se stesso, ma anche una clientela politica, che potrà essere agevolata nell’affidamento di appalti pubblici”.
In sostanza il nuovo codice degli appalti danneggia gli imprenditori onesti e favorisce i più spregiudicati, quelli che “sanno come utilizzare gli agganci con il potere”.
E poi ancora: sarà “un invito all’evasione fiscale: intanto non pago, al massimo pago dopo che mi hai scoperto – ha detto Scarpinato – È anche un attacco allo Stato sociale, perché priva di risorse il welfare. Nel complesso, siamo di fronte a una legislazione che mira a ottenere il consenso del proprio elettorato. Ai danni dello Stato”.
A Roma intanto si continua con lo spauracchio della ‘paura della firma’: “Non si capisce che paura possano avere, visto che la loro attività discrezionale non è più sottoposta al controllo penale” e a sostenere che la ‘semplificazione delle procedure’ è necessaria per ridurre la burocrazia, ma così facendo “più che alimentare la crescita del Paese, si alimenteranno i portafogli dei comitati d’affari e delle mafie“, ha concluso Scarpinato.

tratto da: ilfattoquotidiano.it

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fonte:https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/309-topnews/94676-scarpinato-codice-degli-appalti-una-sorta-di-legalizzazione-di-tangentopoli.html