INDIRIZZO DI SALUTO DEL SEGRETARIO DELL’ASSOCIAZIONE “A. CAPONNETTO” AL CONGRESSO PROVINCIALE DEL SILP-CGIL DI FROSINONE DEL 27. 5. 2005
Durante il rituale incontro annuale della Fondazione “Antonino Caponnetto ” svoltosi a Firenze il 27 novembre u. s. , il Sindaco della “Primavera di Palermo”, Leoluca Orlando ha dichiarato, alla presenza del Procuratore capo di Palermo Piero Grasso, del Procuratore Generale Giancarlo Caselli, dei giudici Gherardo Colombo, Antonio Ingoia ed altri, che recentemente si è visto costretto a vivere una vicenda veramente inquietante. Nessun consigliere del centrosinistra dell’Assemblea Regionale siciliana ha voluto firmare una mozione di sfiducia nei confronti del Governatore Totò Cuffaro, da lui proposta: Governatore che – come è noto – è stato rinviato a giudizio per collusione con la mafia.
L’episodio la dice lunga sul rapporto, ormai consolidato, fra le organizzazioni criminali e pezzi della politica.
Il Procuratore nazionale Pier Luigi Vigna, ad una recente Assemblea dei Consigli generali di CGIL-CISL ed UIL, ha affermato che il prossimo bersaglio della criminalità organizzata, sarà il sovvertimento delle regole del mercato. In provincia di Caserta – ha detto Vigna – il commercio di polli, latte e pane è nelle mani della camorra. C’è, poi, tutto il mercato delle persone che colpisce migliaia di ragazze buttate sulle strade e decine di migliaia di uomini e donne utilizzati come schiavi, con paghe da fame e senza alcuna copertura assicurativa e sanitaria, utilizzati nei campi, nei cantieri edili, nelle fabbriche.
Quando l’economia finisce nelle mani della criminalità organizzata, l’incidenza sul piano sociale, politico e istituzionale è inevitabile. E’ l’aspetto che ci preoccupa maggiormente perché è tutto l’impianto del Paese che ne risente.
Scrive Pietro Messina sul numero 2 del 2005 della prestigiosa rivista di geopolitica “Limes”: “Cosa nostra preparare l’ennesima mutazione. Oggi la chiamano ‘mafia invisibile’, dissimulando per novazione ciò che Sciascia aveva pronosticato mezzo secolo prima. Tutti sanno che c’è, ma chi non vuole vedere o finge di non capire può tranquillamente sostenere di non intuirne la presenza. La mafia è sommersa ed è – per usare la metafora del Procuratore di Palermo Pietro Grasso – come una goccia d’olio che cade su una tela e si diffonde, impregnando del tutto la trama del tessuto. Cosa Nostra ha rinunciato allo scontro armato per dedicarsi agli affari, leciti e non”.
Alle mutazioni strategiche della criminalità organizzata non segue, purtroppo, un adeguamento delle strategie di contrasto da parte delle istituzioni.
Vi cito un esempio che riguarda, in questi giorni, il nostro territorio, quello del sud della nostra regione e, in particolare, il sud pontino.
Il Comando Generale della Guardia di Finanza ha deciso di sopprimere – nel quadro generale di riorganizzazione dei presidii – le brigate di Scauri e di Gaeta, accentrando tutto il personale a Formia, e di ridimensionare quella di Terracina, spostando parte del personale a Fondi, il cui presidio è elevato al rango di Compagnia. Noi abbiamo protestato scrivendo al Comando Generale e denunciando la visione militaresca del provvedimento, che vede nella concentrazione delle forze lo strumento9 per contrastare una criminalità organizzata che, diffusa in ogni angolo del territorio. È ormai “impresa” e come tale va combattuta con un lavoro di intelligence che impone, al contrario, una presenza costante, diffusa, decentrata.
Ci sono cointeressenze mafiose, ormai, in ogni angolo della vita economia, sociale ed anche politica del nostro territorio.
La classe politica – quella dell’attuale maggioranza di governo in particolare, ma anche, in parte, quella di opposizione, che troppo spesso sottovaluta la gravità della situazione e, quindi, tace, non opponendosi adeguatamente all’espansione delle mafie sul nostro territorio – ha la grossa responsabilità di aver oggettivamente causato lo scivolamento continuo della nostra regione – in modo particolare del sud del Lazio, delle province di Frosinone e Latina – verso la marginalizzazione civile ed economica. Una marginalizzazione che ha portato alla “meridionalizzazione”, con tutti i fenomeni connessi, dei nostri territori. Nella recente campagna elettorale per la Regione Lazio, non ho letto nei programmi dei candidati del centro sinistra della provincia di Latina un solo rigo di impegno contro le infiltrazioni criminali. Presumo che lo stesso fenomeno si sia verifiacato anche in provincia di Frosinone. Ciò è moralmente e politicamente grave per quei partiti che storicamente hanno mostrato di voler combattere contro le mafie, fino a vedere propri uomini cadere sotto il fuoco di queste.
Ci sono collusioni oggettive e soggettive che non possono più essere tollerate.
Ci sono ritardi, omissioni, deficienze che quotidianamente noi rileviamo. Non si fanno indagini patrimoniali, non si individua l’”origine”, la “provenienza” dei capitali – degli immensi capitali – che le organizzazioni criminali investono ininterrottamente.
Non c’è coordinamento tra le nostre Procure della Repubblica e la Procura Distrettuale Antimafia. Le Commissioni provinciali per la sicurezza e l’orine pubblico non comprendono nel proprio seno un rappresentante della Procura Nazionale Antimafia, come ordinò ai Prefetti il ministro degli Interni Napolitano.
Come è noto, i reati associativi sono di competenza della DDA e, di conseguenza, è solamente la Procura Nazionale Antimafia che ha il quadro completo della situazione relativa al livello di penetrazione criminale sul nostro territorio. Le relazioni annuali, con le relative statistiche elaborate dai Prefetti, sono, di conseguenza, incomplete per quanto riguarda il discorso della presenza mafiosa.
Una presenza che, dalle nostre analisi e dalle notizie che riceviamo quasi quotidianamente, è molto, molto più grave di quella che ci viene presentata. La recente polemica insorta tra il SILP ed il Questore di Frosinone sul ruolo del Commissariato di Cassino, nell’azione di contrasto della criminalità organizzata su un territorio di frontiera notoriamente infestato dalle attività camorristiche la dice lunga sulla qualità dell livello investigativo. E’ un discorso complesso, delicato, che noi stiamo facendo da tempo e che sfidiamo partiti politici e parlamentari a fare proprio. Noi riteniamo che l’azione di contrasto sia debole ed inadeguata.
Magistratura e forze dell’ordine debbono mettere in campo più energie, più intelligenze. Notiamo, invece, una pericolosa tendenza alla minimizzazione che ci sconcerta. In provincia di Latina noi ci siamo visti costretti a chiede ufficialmente, come Associazione “Caponnetto”, la rimozione del Prefetto e del Questore. Accenderemo i riflettori anche sulla provincia di Frosinone per vedere se esistono analogie con la provincia di Latina. So che la nostra richiesta, stante l’attuale quadro politico, fa ridere, ma l’abbiamo fatta lo stesso a futura memoria dei prossimi governi. Se non si fanno indagini sull’origine dei flussi finanziari; se non si confiscano i beni alle organizzazioni criminali e non li si acquisiscono al patrimonio pubblico; se i partiti, i sindacati, i parlamentari, la scuola, la Chiesa, le Associazioni, i cittadini tutti, la stampa, non acquisiscono la consapevolezza della gravità del fenomeno mafioso e non comprendono che non ci sarà mai sviluppo in un territorio infestato dalle mafie, in quanto nessun imprenditore serio verrà ad investire i suoi soldi da noi, la nostra economia diventerà sempre più un’economia criminale.
C’è un altro versante sul qual bisogna indagare a fondo: quello delle collusione tra politica e mafia.
La recente inchiesta svolta dal vicequestore Nicolino Pepe sulla “Formia connection”, ha messo in luce inquietanti interferenze di esponenti della criminalità organizzata nella politica pontina. Ci sono personaggi politici che occupano importanti incarichi istituzionali, che risultano indagati al riguardo. Speriamo che quella inchiesta non finisca come sono finite tante inchieste nel nostro Paese!
In un Paese civile e veramente democratico, anche un semplice sospetto avrebbe determinato le dimissioni dagli incarichi istituzionali e politici. In provincia di Latina nessun partito, nessun esponente politico, nessun parlamentare, nessun consigliere regionale o provinciale ha chiesto le dimissioni – quanto meno a scopo precauzionale – del o dei sospettati.
Termino ringraziando gli amici e compagni del SILP e, in particolare, Marco Galli per l’invito fattoci. Abbiamo voluto Marco nel Consiglio Direttivo dell’Associazione “A. Caponnetto” perché ne apprezziamo le capacità e l’entusiasmo. Vi sosterremo con forza nelle battaglie che insieme faremo in difesa della legalità e per la promozione di una vera democrazia. Auguri di buon lavoro.