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Sabaudia, sotto sequestro i beni di Salvatore Di Maio frutto di riciclaggio

Si chiama «Underwood» l’operazione della Divisione Anticrimine della Questura di Latina scattata all’alba nel cuore di Sabaudia. Un centro storico ferito, ancora una volta dall’ombra degli affari illeciti. Le auto dell’anticrimine e del reparto prevenzione di Roma hanno raggiunto l’incrocio di corso Vittorio Emanuele a pochi metri dalle scuole medie, di fronte a piazza Roma, dove per intenderci abita Salvatore Di Maio con la sua famiglia. Una casone giallo su due piani, divisa in più appartamenti e circondata da una recinzione verde, attorno tante piante; all’entrata c’è un porticato che conduce fino all’ingresso dell’abitazione dove probabilmente all’arrivo dei poliziotti qualcuno ancora dormiva. Ma dopo pochi minuti, insieme alla famiglia Di Maio si è svegliata anche Sabaudia. L’operazione «Sottobosco», lo stesso del Parco Nazionale che si trova a pochi metri dai 20 appartamenti sequestrati sempre ai Di Maio nel mese di agosto, è anche una metafora, quella su certi affari che non si vedono da subito, ma che si radicano come l’edera. E da questo la scelta del nome per l’operazione di Polizia come hanno spiegato ieri in Questura il vice questore aggiunto Cristiano Tatarelli ed il dirigente della Divisione Anticrimine Annabella Cristofaro. I poliziotti, circa 20, hanno raggiunto corso Vittorio Emanuele e contemporaneamente via Garibaldi e poi sono scattati i sequestri. Si tratta di 26 immobili, 3 locali e magazzini, 34 terreni, 7 negozi, 19 stalle e scuderie, numerose quote societarie e sette veicoli per un totale di 30 milioni di euro. Un percorso fatto di sigilli che arriva fino ad Alseno, in provincia di Piacenza. E si è partiti proprio dai mezzi, cinque macchine sequestrate tutte sotto l’abitazione di corso Vittorio Emanuele portate via una ad una con il carro attrezzi e due moto che invece si trovavano in via Garibaldi, dentro un garage. Perché lì, in una zona più lontana dal centro ci sono altri immobili pare intestati ad uno dei figli di Salvatore. Circa un’ora dopo l’arrivo della Polizia corso Vittorio Emanuele si è popolato di gente, genitori che come ogni mattina portano a scuola i figli o più semplicemente persone che vanno a lavoro, insomma Sabaudia si svegliava con la Polizia in centro. Una sorpresa? Sicuramente ma anche un dejà vu per tutte quelle persone che con la memoria sono tornate al novembre 2009 quando circa 50 uomini tra Finanza e NIPAF piombarono in piazza del Comune per apporre i sigilli ai famosi locali regionali. Quella probabilmente è un’altra storia che proprio i primi d’ottobre sembrava essersi in parte sbloccata, quando le porte dei negozi si sono riaperte per il ripristino disposto dal Riesame. Ma i personaggi tirati in causa sono gli stessi. Prima c’era l’abusivismo adesso si torna nuovamente a parlare del clan Cava come evidenziato in maniera dettagliata nella nota della Questura. Dai locali sotto i portici alla casa davanti piazza Roma, quella delle palme, ci vogliono poco più di cinque minuti. Fuori casa non c’erano solo i poliziotti ma anche Salvatore Di Maio con il figlio Francesco che cercavano di spiegare la loro posizione all’anticrimine. Anche per loro quello di ieri è stato un dejà vu perché alcuni dei beni sequestrati erano gli stessi a cui erano stati apposti i sigilli dalla DDA di Napoli nel 2009 e poi dissequestrati dal Riesame. Un mistero buffo, forse un errore, questa la sensazione che avrà avuto ieri Salvatore Di Maio che nel frattempo contattava i legali. Perché la sensazione è che il blitz della Polizia non abbia lasciato il tempo di capire niente. Almeno all’inizio, perché poi l’evidenza l’ha spuntata anche sui dubbi. Se non altro per il carro attrezzi che faceva avanti e indietro. Perché poi c’è anche un altro aspetto. Nei 30 milioni di euro, ad esempio ci sono anche gli immobili sulla Litoranea già «sigillati» nel corso di una precedente operazione di Polizia e NIPAF. Ma per abusivismo edilizio. Ora quanto ipotizzato dalle indagini svolte dall’Anticrimine e dalla Squadra Mobile è diverso e riporta giù, e precisamente a Napoli dove proprio ieri si è celebrata un’altra udienza del maxi processo ai Cava.

Maria Sole Galeazzi

(Tratto da Terracina Social Forum)