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Sabaudia, le mani della camorra sul buen ritiro di Pasoilini

Riciclaggio e appalti, ecco chi comanda nel territorio: un ex venditore di cocomeri. E’ sotto processo, gli hanno già sequestrato 32 milioni di euro: l’intero bilancio comunale è di 29 milioni

Qui si incontravano Bertolucci e Antonioni, Dacia Maraini, Elsa Morante, Mario Schifano. Adesso è Salvatore Di Maio il volto della nuova Sabaudia.

Eccolo qui il nuovo signore della città costruita dal Duce in appena 265 giorni e poi scelta come rifugio esclusivo per le estati. Alte dune di sabbia, un altro mare a neanche cento chilometri da Roma.
Eccolo qui l’ex venditore di cocomeri, l’ex carabiniere, l’ex sorvegliato speciale, l’ex giocatore di poker arrivato una quarantina di anni fa da un paesino della Campania – Castello di Cisterna – per impossessarsi di una terra che era di nessuno.

Ha due figli maschi e una figlia femmina – Rosa – che ha fatto eleggere al consiglio comunale. È sotto processo per riciclaggio, accusato di avere ripulito e investito i soldi dei boss Cava di Avellino. Aspetta per il 10 di luglio il verdetto del suo processo ma è sicuro di farcela un’altra volta: “Riuscirò a provare che è tutto infondato, sarò assolto sicuramente: quando io ero già pieno di soldi quei Cava non avevano nemmeno una pecora”.

Il padrone di tutto. È il più ricco di tutti. Il bilancio del Comune di Sabaudia sfiora i 29 milioni di euro ma a Salvatore Di Maio hanno già sequestrato beni per 32 milioni. Ventisei immobili, 34 appezzamenti di terreno, 7 negozi, 19 stalle e scuderie, 7 automobili, quote di numerose società intestate a familiari e a prestanome. Hanno messo i sigilli anche a un grande caseggiato che ha avuto in affitto fin dagli Anni Novanta dalla Regione Lazio, 775 metri quadri che affacciano sulla piazza dei portici. Il signore di Sabaudia ha massacrato il palazzo con opere abusive, l’ha illegalmente sub affittato, nell’edificio storico ha sistemato pasticcerie e ottiche, profumerie, gelaterie, un bar e un ristorante. Ha allungato le mani sul Comune. Ha protezioni nella burocrazia regionale. È padrone di tutto Salvatore Di Maio, in una Sabaudia che fa finta di niente.

La città è nata nel 1934 subito dopo la bonifica dell’Agro Pontino voluta dal fascismo. Protetta dal Parco del Circeo, nonostante il suo nome – in onore di casa Savoia – Mussolini la preferì subito al capoluogo Littoria, oggi Latina, che spesso visitava e sceglieva per le sue adunate e le celebrazioni della “battaglia del grano”.
Linee rette, forme pure, travertini bianchi, Sabaudia è stata popolata come le altre città della bonifica da coloni veneti, friulani e anche ferraresi. Si sono insediati lì e hanno lavorato duro per più di mezzo secolo nei poderi dell’Opera Nazionale Combattenti. Ma oggi, dietro le dune dove sono nascoste le ville di stilisti e produttori cinematografici, attrici e famosi imprenditori, non si parla più veneto o friulano o romagnolo. Oggi qui si parla napoletano.

Il cappotto da 50 milioni. Raccontano che andava in giro con addosso un cappotto di pelliccia da 50 milioni di lire e sfrecciava sulla litoranea su una Maserati Royal color petrolio. È stato il primo emigrante di lusso Salvatore Di Maio, poi sono arrivati gli altri in questa città del Basso Lazio. Calabresi, siciliani, campani. Come quel Biagio Cava, considerato un boss di Quindici e soprattutto il portatore di denaro del nuovo padrone di Sabaudia.

Il suo nome e quello di sua figlia sono citati anche nell’ultima relazione della Procura Nazionale Antimafia, un anno fa Di Maio era stato anche indagato per associazione mafiosa ma poi quell’accusa è scivolata via. Da allora, lui si difende attaccando: “Io da Sabaudia non me ne vado e mia figlia non si leva dalla politica, perché deve sistemare Sabaudia, Rosa sarà quella che metterà la vera legalità in questa città”.

Eletta con quasi 300 voti nella lista “Popolari Liberali”, anche Rosa è sotto indagine per riciclaggio. Un pubblico ministero ha chiesto contro di lei una condanna a 5 anni di reclusione. Consigliera e imputata, Rosa e i suoi fratelli – Andrea e Francesco – possiedono il 30 per cento dei beni sequestrati al padre. Dice Rosa: “Per me tutta questa storia è un incubo e in città non ci sono infiltrazioni mafiose”.

Però tira una gran brutta aria. C’è anche chi vorrebbe lo scioglimento del consiglio comunale. Ma dopo l’esperienza di Fondi, il paese vicino per il quale per ben due volte un prefetto della Repubblica – Bruno Frattasi – aveva chiesto inutilmente di “chiudere” il Comune, sembra difficile che qualcosa cambierà presto anche qui. Per sciogliere il Comune di Fondi c’era perfino il parere favorevole del ministro degli Interni Roberto Maroni, ma più di lui – evidentemente – ha potuto qualcun altro.

La “quinta mafia”. Vicinissima e lontanissima da Roma, quella che Pasolini aveva descritto come la città “a misura d’uomo”, Sabaudia è diventata l’ultima frontiera della Circeo Connection. C’è qualcosa di molto minaccioso in questa Sabaudia travolta e stravolta. Luigi Ciotti parla di una “quinta mafia”. Spiega: “È una mafia d’importazione che è venuta in contatto con gruppi criminali locali ma anche in contatto profondo con l’economia e la politica locale. La gente ha più paura di questa quinta mafia che dei boss tradizionali”.

Minacce ai cronisti. Nella piazza dei portici tutti sanno tutto di tutti e tutti hanno la bocca cucita. Raccontano i misfatti di Sabaudia solo alcuni cronisti locali. Vivono con la paura addosso. Ricevono minacce, qualcuno ha subito aggressioni fisiche, a qualcun altro hanno bruciato la macchina. Nell’ultimo anno ci sono stati anche 18 attentati. Sono i fuochi di Sabaudia. C’è mafia in Comune? Negano i consiglieri comunali Nicola Bianchi e Alberto Cuccaroni, il primo capogruppo dell’Udc e l’altro di Futuro e Libertà. Negano tutti. Come il senatore Claudio Fazzone o come il presidente della Provincia Armando Cusani.

Chi sono Fazzone e Cusani? “Sono i capi della politica locale, Cusani dice che la mafia non esiste sul territorio e che quegli apparati dello Stato che l’hanno combattuta sono pezzi deviati dello Stato”, risponde Antonio Turri, un ex poliziotto che è il rappresentante di Libera nel Lazio. Autista di Nicola Mancino quando era ministro degli Interni, Claudio Fazzone è transitato nei servizi segreti e poi ha cominciato la sua scalata politica. Eletto alla Regione Lazio nel 2000 e poi rieletto nel 2005 – con un record di 38 mila preferenze – si è poi dimesso per diventare senatore del Pdl.

C’è mafia a Sabaudia? Appena ci avviciniamo per fare domande come questa o chiedere chi è Salvatore Di Maio alcuni tremano e altri scappano. Qualcuno ci dice che non è una canaglia ma un benefattore. Uno che dà lavoro a Sabaudia. Lui conferma: “Ho fatto un sacco di cortesie”. Conferma e comanda. Con le ville dei Vip che sono lì, a qualche decina di metri avvolte in un’apparente quiete.

Attilio Bolzoni

(Tratto da Repubblica)