Ruotolo corre seri, concreti e attuali pericoli, la revoca della scorta mette a rischio la sua vita. Il video delle minacce del boss Zagaria al giornalista che racconta la mafia e che dice “vorrei poter continuare a farlo”
3 Febbraio 2019
Di Paolo Chiariello
Dice: delle scorte non se ne occupa il ministro Matteo Salvini e dunque non gli si può addossare la responsabilità di aver fatto revocare la scorta a Sandro Ruotolo. È vero. Chi dice il contrario esprime un concetto falso. Spetta all’Ufficio centrale interforze per la sicurezza (Ucis è l’acronimo), istituito nel 2002 presso il Viminale e guidato da un prefetto o da un dirigente generale della Polizia, gestire il servizio di tutela per i soggetti minacciati da terrorismo e criminalità organizzata. Questo ufficio gestisce, attraverso la raccolta e l’analisi coordinata delle informazioni relative alle situazioni personali di rischio, “l’assegnazione delle scorte per la tutela di soggetti istituzionali oppure minacciati dal terrorismo e/o dalla criminalità organizzata”. Stiamo parlando dunque di un organismo tecnico che non fa alcuna valutazione politica in senso lato, che assegna, revoca, sospende, concede, alza o abbassa il livello di protezione in base alla esistenza e alla intensità del rischio e delle minacce.
La prima domanda che una persona normale non avvezza a regole, codicilli, norme ed altre astruserie viminalizie si pone è questa: perchè questi signori dell’Ucis hanno revocato la scorta a Sandro Ruotolo? E perchè l’avevano revocata (per ora gliel’ha riassegnata il Tar del Lazio) al colonnello Sergio De Caprio alias Capitano Ultimo ovvero quello che mise le manette a Totò Riina e lo trascinò in carcere dove è morto sepolto da venti ergastoli? La risposta tecnica normale è che all’Ucis, l’Ufficio Analisi (uno dei quattro uffici che compongono l’Ucis) hanno raccolto informazioni, le hanno valutate, analizzate e su segnalazione di questure e prefetture hanno deciso che la minaccia grave che prima Sandro Ruotolo correva ora è cessata. In pratica l’Ucis ti dà la scorta e l’Ucis te la revoca. Tutto chiaro? Bene, andiamo avanti. La scorta viene assegnata solo quando esiste un rischio concreto. Nel caso di Sandro Ruotolo di minacce pubbliche e private da parte di mafiosi che vorrebbero squartarlo, farlo tacere o tagliargli la testa c’è da scegliere. Per comodità vi faccio ascoltare il signor Michele Zagaria, il capo dei capi del clan dei Casalesi, oggi al 41 bis, in una intercettazioni ambientale fatta dalla polizia penitenziaria.
Per la revoca del servizio di scorta bisogna invece stabilire che questo pericolo sia cessato. Ciò qualcuno all’Ucis, lette relazioni e documentazioni, ascoltati i magistrati della procura distrettuale antimafia di Napoli, i prefetti di Roma e Napoli, i questori sempre di Roma e Napoli, avrà avuto delle eccellenti rassicurazioni sul cessato pericolo per Ruotolo.
Provo a essere quanto più diretto possibile, a costo di sembrare anche un maleducato con chi rappresenta le istituzioni. Ed io ho sacro rispetto per le istituzioni. Dunque mi si perdonino certi toni se inidonei o ironie. Lo Stato italiano assegna una scorta a Sandro Ruotolo in ragione di un pericolo serio e costante derivato da minacce serie e concrete arrivategli da esponenti mafiosi. Poi la revoca perchè, pare, una delle ultime minacce dirette conosciute, a Ruotolo risale a due o tre anni fa. E quindi siccome da due o tre anni nessuno minaccia, per una strano automatismo, pensiamo che Ruotolo sia al sicuro. Domanda: forse qualcuno ha saputo o è certo che Michele Zagaria non ha alcuna intenzione di fare del male a Ruotolo? O forse Zagaria si è pentito e non lo sappiamo ancora? Siamo certi che Francesco Schiavone si sia redento e sulla strada per la prossima migliore vita che pure a lui toccherà ha deciso di fottersene di Ruotolo? Abbiamo mica notizie certe che Matteo Messina Denaro, un signore che è latitante da 25 anni e considerato il capo della mafia, non abbia nulla contro questo Ruotolo che più volte è andato a Castelvetrano a raccontarlo, ricostruendo l’albero genealogico dei Messina Denaro, i rapporti con l’imprenditoria, la politica, l’impero messo in piedi nella Sicilia Occidentale?
Ruotolo è diventato, credo anche suo malgrado, un simbolo dell’Antimafia. Da anni spende la sua vita nel racconto del Paese e nel ricordo di valori come la legalità e l’antimafiosità, andando nelle scuole, nelle fabbriche, nei teatri a riempire di significati e valori parole che spesso, in bocca a molti di noi, suonano come vuote. Ma comunque, tornando al dato tecnico, mettendo da parte passioni e sentimenti, sia che si assegni o che si revochi una scorta, in entrambi i casi la decisione finale spetta alla Commissione centrale consultiva che è composta dal direttore dell’Ucis e dai rappresentanti delle forze di polizia, di Aise e Asi. In questi organismi ci sono persone perbene capaci di valutare e rivalutare decisioni che sono sempre difficili. Persone che hanno il coraggio anche di rivedere decisioni già prese rivalutando ogni informazione in loro possesso, ascoltando anche un consiglio, quello che arriva ad esempio proprio oggi da Federico Cafiero de Raho. Il procuratore nazionale antimafia dice che, ferma restando il rispetto per chi decide le scorte, e lo fa con equilibrio e intelligenza,”i soggetti a rischio vanno sempre protetti. Di volta in volta i parametri sono quelli anche della maggiore visibilità, del tipo di inchieste, di tutto ciò che si esprime nell’ambito di un’attività lavorativa giornalistica”. Siamo certi che all’Ucis queste valutazioni le stanno facendo già. Nel frattempo a Ruotolo scaldano il cuore le migliaia di messaggi di solidarietà che arrivano da ogni parte d’Italia.
Lui non ha, com’è giusto che sia, alcuna intenzione di commentare la decisione di levargli la scorta. Chi lo conosce sa quanto rispetto Ruotolo ha per le istituzioni. E così in attesa di capire che cosa ne uscirà fuori da questa ondata di affetto, stima, incitamenti a non mollare contro la mafia, ha scritto quattro righe sul suo profilo Fb per ringraziare tutti e dire che “vuole stare sui territori, raccontare, intervistare, cercare la verità. Vorrei continuare a poterlo fare, difendendo sempre la mia indipendenza che non vuol dire non aver un punto di vista, la mia autonomia, l’amore per il mio Paese”.
fonte:https://www.juorno.it