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Rosario D’Onofrio, il procuratore dell’Aia arrestato per narcotraffico e lo sconcerto di Figc

AMDuemila 15 Novembre 2022

Per i pm avrebbe gestito trasporto e stoccaggio di carichi da centinaia di kg di marijuana e hashish. Nelle chat intercettate lo chiamavano

“Rambo”

Desta ancora stupore l’arresto del capo della procura nazionale arbitrale dell’Aia, Associazione nazionale arbitri, Rosario D’Onofrio. 42 sono state le misure cautelari disposte dalla Dda di Milano, nella persona dei pm Rosario Ferracane e Sara Ombra, nell’ambito di una maxi inchiesta della Dda di Milano, condotta dalla GdF, che ha smantellato due gruppi di trafficanti di droga capaci di muovere oltre sei tonnellate di marijuana e hashish, tra il 2019 ed il 2021. L’ex ufficiale dell’Esercito è finito in carcere con l’accusa di essere “la persona incaricata (…) anche di organizzare la parte logistica delle importazioni di stupefacente e tra queste attività, (…) di reperire luoghi ove poter effettuare lo scarico “in sicurezza” dei bancali all’interno dei quali era contenuto lo stupefacente”. “Sono sconcertato”, ha detto il presidente della Figc, Gabriele Gravina, commentando la notizia. “Ho subito chiesto riscontro al presidente Trentalange sulle modalità di selezione del Procuratore, in quanto la sua nomina è di esclusiva pertinenza del comitato nazionale su proposta del presidente dell’Aia”. D’Onofrio, dopo l’arresto, si è dimesso dal suo incarico di procuratore capo dell’Aia. Le dimissioni dell’ex procuratore, entrato nella disciplinare Aia nel 2013, sotto la presidenza di Marcello Nicchi e nominato sotto quella di Alfredo Trentalange, a capo dell’ufficio che indaga su eventuali irregolarità degli arbitri, sono state presentate nelle ore immediatamente successive all’operazione all’Aia che – si sottolinea sempre in ambienti arbitrali – nella vicenda è parte lesa.
D’Onofrio, era già stato deferito il 28 ottobre scorso agli organi di giustizia sportiva dalla procura della Federcalcio, per una vicenda riguardante il suo incarico per l’associazione arbitri. L’accusa che ha portato al deferimento alla commissione federale di garanzia – presso la quale si svolgerà l’udienza il 25 novembre – era la mancata apertura di un procedimento disciplinare e la “messa in opera di attività inquirenti in assenza dell’instaurazione di un formale procedimento e di qualsivoglia garanzia procedurale e difensiva”, dopo una segnalazione dai vertici Aia di fatti di possibile rilievo disciplinare. D’Onofrio dovrà dunque “rispondere della violazione dei principi di lealtà, correttezza e probità e dell’obbligo di osservanza delle disposizioni federali in ogni atto o rapporto”.
In particolare a D’Onofrio la Procura imputa alcuni comportamenti tenuti a seguito di una segnalazione ricevuta tramite whatsapp da parte del vice presidente Aia Duccio Baglioni circa fatti di possibile rilievo disciplinare rientranti nella sua competenza. D’Onofrio avrebbe posto in essere “attività inquirenti senza instaurare un formale procedimento e qualsivoglia garanzia procedurale e difensiva, contattando più volte telefonicamente Robert Avalos, allora assistente arbitrale Can e soggetto direttamente coinvolto nella vicenda di cui alla predetta segnalazione”. Nelle telefonate, D’Onofrio avrebbe espresso “opinioni personali sulla vicenda oggetto di segnalazione, avente possibile rilievo disciplinare, e dispensato consigli al proprio interlocutore sulla condotta da tenere in relazione alla medesima vicenda ed agli sviluppi successivi della stessa”. Sempre secondo la Procura, inoltre, D’Onofrio avrebbe omesso di “instaurare un formale procedimento disciplinare, almeno sino alla data della sua ultima audizione innanzi alla Procura Federale, sebbene nelle predette telefonate avesse espresso la convinzione che Avalos fosse stato destinatario di una condotta non corretta evidentemente finalizzata alla sua dismissione dall’Aia”. Infine, in una delle telefonate, avrebbe “informato Avalos della designazione di Lorenzo Manganelli come organo tecnico per la partita Alessandria-Reggina del 25 aprile scorso, in un momento in cui nessuno dei designati poteva averne ancora formale notizia”.

Dda Milano trasmette gli atti alla Figc
Intanto la Dda di Milano ha trasmesso alla Figc, come richiesto da quest’ultima, copia degli atti dell’inchiesta per narcotraffico internazionale a carico, tra gli altri, di Rosario D’Onofrio. La Figc ha convocato proprio per questa mattina una riunione d’urgenza del consiglio federale sulla vicenda. D’Onofrio, accusato di essersi occupato della “logistica” di carichi di droga, usando una mimetica militare, anche nel periodo del lockdown nella primavera 2020 e già arrestato in flagranza nel maggio 2020 (divenne procuratore degli arbitri nel marzo 2021), venerdì scorso si è avvalso della facoltà di non rispondere dopo l’ultimo arresto, sulla base di ordinanza cautelare, interrogato dal gip Massimo Baraldo.
La seduta del consiglio federale della Figc, come emerso domenica, servirà a fare “una riflessione politica” e ad “approfondire” la vicenda di D’Onofrio, arrestato il 20 maggio 2020 per un trasporto di 44 kg di marijuana, ma promosso nel 2021 da membro della commissione disciplinare a capo dell”organo inquirente e requirente’ dell’associazione arbitri (nella quale ha svolto incarichi sin dal 2009). Il suo ruolo da procuratore capo Aia non era emerso con il secondo arresto, ma è venuto a galla solo due giorni fa con le dimissioni. Negli atti dell’inchiesta che ha portato all’ordinanza cautelare non c’erano riferimenti a questo incarico, perché non rilevanti nelle indagini della Dda. D’Onofrio, dopo l’arresto in flagranza del maggio 2020, è stato prima in carcere e poi ai domiciliari ed è stato condannato a 2 anni e 8 mesi (ha scontato la pena ai domiciliari). La condanna definitiva della Cassazione è del 9 settembre 2021: era stata respinta la richiesta della difesa di concedergli “il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche nella massima estensione”. D’Onofrio, detto nelle chat ‘Rambo’ o ‘il militare’, stando alle ultime accuse della Dda, sarebbe stato, come detto, uno degli organizzatori dell’associazione criminale che trafficava droga tra Spagna e Italia e avrebbe gestito il trasporto e lo stoccaggio di “innumerevoli carichi di stupefacente”, marijuana e hashish, “per un peso complessivo di centinaia e centinaia di chili”. Il suo legale, l’avvocato Niccolò Vecchioni, in merito all’incarico di procuratore Aia ha ribadito che si trattava di un ruolo che svolgeva “pro bono”, senza compenso, e aveva solo dei rimborsi spese. La stessa difesa chiedeva per lui autorizzazioni alla Sorveglianza per la partecipazione a riunioni dell’organo dell’Aia.

Giustizia arbitrale da ora sotto egida della Figc
Nel frattempo, è notizia delle ultime ore che la giustizia arbitrale è passata sotto l’egida della Federcalcio. Nel consiglio Figc è stata votata all’unanimità la richiesta di modifica dei principi informatori dell’Aia a cui l’associazione italiana arbitri si deve adeguare entro il prossimo 15 dicembre, con i quali si prevede che la giustizia arbitrale venga trasferita all’interno della giustizia federale. La decisione è stata preso nel Consiglio Figc convocato d’urgenza dopo il caso del procuratore arbitrale D’Onofrio.

Fonte:https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/254-focus/92482-rosario-d-onofrio-il-procuratore-dell-aia-arrestato-per-narcotraffico-e-lo-sconcerto-di-figc.html