Roma, Pelagallo: Le mafie controllano pezzi di economia del litorale laziale(AGENPARL)- Roma 13 nov 2015 – “Aggressione all’ambiente. Le mafie controllano pezzi di economia del litorale laziale con affari nella speculazione immobiliare, nel ciclo dei rifiuti, nella gestione delle concessioni balneari, delle cave, fino ad arrivare ad aziende agricole e mercati ortofrutticoli. Occorre rafforzare un’azione comune di tutti contro il cancro dell’illegalità”
“C’è un asse che attraversa il litorale laziale a sud di Roma. Parte da Nettuno, l’unico Comune sciolto per mafia prima del municipio di Ostia, nell’estremo sud dell’area metropolitana. S’infila sulla Pontina, avvolge Latina, attraversa le spiagge a la mode tra Sabaudia e San Felice al Circeo. Interseca l’area del confine meridionale, tra il golfo di Gaeta e il Garigliano” così il giornalista Andrea Palladino qualche giorno fa su La Repubblica descriveva la situazione del litorale.
“Questa settimana gli organi inquirenti e le forze dell’ordine hanno portato allo scoperto la presenza dei sodalizi criminali su tutto il litorale. La guardia di Finanza ha arrestato un imprenditore di Nettuno. I reati contestati, a lui ed altri 13 indagati sono: associazione a delinquere, truffa, ricettazione, bancarotta fraudolenta, nonché l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Le truffe accertate sono servite al promotore dell’associazione per ammodernare un lussuoso lido balneare precedentemente distrutto da un incendio, nonché per la costruzione di alloggi residenziali nella città di Nettuno costituite da oltre cento unità immobiliari. Il giorno seguente sempre la GDF, su disposizione del tribunale di Roma ha sottoposto a sequestro un patrimonio mobiliare e immobiliare da circa 800 mila euro, nei confronti di soggetti appartenenti ovvero contigui al clan Gallace, consorteria di ‘ndrangheta operante nei comuni di Anzio e Nettuno, riconducibile al “locale” di Guardavalle. I destinatari dei sequestri – 11 in totale – erano riusciti ad accumulare un cospicuo patrimonio mobiliare ed immobiliare, del tutto incongruente con le rispettive capacità contributive. Nel complesso è stata sequestrata 1 ditta individuale, capitale sociale, quote societarie e intero patrimonio aziendale di 1 società, 10 unità immobiliari (fabbricati e terreni); 6 auto/motoveicoli; rapporti bancari/postali/assicurativi/azioni. In contemporanea la D.I.A. di Roma ha proceduto nelle province di Latina, Frosinone, Napoli, Isernia e Caserta al sequestro preventivo, disposto dal Tribunale Penale di Latina, di un ingente patrimonio riconducibile all’imprenditore di Formia, proprietario di cave di marmo e di società operanti nel trasporto merci su strada, nello smaltimento rifiuti e nel commercio di autovetture e autoveicoli. I beni sottoposti a sequestro riguardano oltre 200 camion, 2 cave di marmo, società, terreni e immobili per un valore di oltre 20 milioni di euro.Una crescita imprenditoriale forte, costante e, stando agli accertamenti della Dia, favorita dai rapporti privilegiati con esponenti del clan dei casalesi in particolare le fazioni Bidognetti e Schiavone di cui, secondo le indagini, assume in azienda dipendenti a esse riconducibili. Ancora più stretti i rapporti con il gruppo di Ettore Mendico, a capo della cellula casalese operante nei primi anni ’90, in particolare nel basso Lazio.
Come più volte denunciato le consorterie criminali si sono impossessate di pezzi di economia del litorale laziale con un’aggressione all’ambiente senza precedenti e con affari nella speculazione immobiliare, nel ciclo dei rifiuti, nella gestione delle concessioni balneari, delle cave, fino ad arrivare ad aziende agricole e mercati ortofrutticoli. Una situazione, grave che conferma la necessità di rafforzare un’azione comune di tutti quei soggetti, economici e sociali, le associazioni antimafia e i presidi di legalità che assieme a Magistratura e forze dell’Ordine, si oppongono nei territori della nostra regione al cancro dell’illegalità.
“C’è un asse che attraversa il litorale laziale a sud di Roma. Parte da Nettuno, l’unico Comune sciolto per mafia prima del municipio di Ostia, nell’estremo sud dell’area metropolitana. S’infila sulla Pontina, avvolge Latina, attraversa le spiagge a la mode tra Sabaudia e San Felice al Circeo. Interseca l’area del confine meridionale, tra il golfo di Gaeta e il Garigliano” così il giornalista Andrea Palladino qualche giorno fa su La Repubblica descriveva la situazione del litorale.
“Questa settimana gli organi inquirenti e le forze dell’ordine hanno portato allo scoperto la presenza dei sodalizi criminali su tutto il litorale. La guardia di Finanza ha arrestato un imprenditore di Nettuno. I reati contestati, a lui ed altri 13 indagati sono: associazione a delinquere, truffa, ricettazione, bancarotta fraudolenta, nonché l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Le truffe accertate sono servite al promotore dell’associazione per ammodernare un lussuoso lido balneare precedentemente distrutto da un incendio, nonché per la costruzione di alloggi residenziali nella città di Nettuno costituite da oltre cento unità immobiliari. Il giorno seguente sempre la GDF, su disposizione del tribunale di Roma ha sottoposto a sequestro un patrimonio mobiliare e immobiliare da circa 800 mila euro, nei confronti di soggetti appartenenti ovvero contigui al clan Gallace, consorteria di ‘ndrangheta operante nei comuni di Anzio e Nettuno, riconducibile al “locale” di Guardavalle. I destinatari dei sequestri – 11 in totale – erano riusciti ad accumulare un cospicuo patrimonio mobiliare ed immobiliare, del tutto incongruente con le rispettive capacità contributive. Nel complesso è stata sequestrata 1 ditta individuale, capitale sociale, quote societarie e intero patrimonio aziendale di 1 società, 10 unità immobiliari (fabbricati e terreni); 6 auto/motoveicoli; rapporti bancari/postali/assicurativi/azioni. In contemporanea la D.I.A. di Roma ha proceduto nelle province di Latina, Frosinone, Napoli, Isernia e Caserta al sequestro preventivo, disposto dal Tribunale Penale di Latina, di un ingente patrimonio riconducibile all’imprenditore di Formia, proprietario di cave di marmo e di società operanti nel trasporto merci su strada, nello smaltimento rifiuti e nel commercio di autovetture e autoveicoli. I beni sottoposti a sequestro riguardano oltre 200 camion, 2 cave di marmo, società, terreni e immobili per un valore di oltre 20 milioni di euro.Una crescita imprenditoriale forte, costante e, stando agli accertamenti della Dia, favorita dai rapporti privilegiati con esponenti del clan dei casalesi in particolare le fazioni Bidognetti e Schiavone di cui, secondo le indagini, assume in azienda dipendenti a esse riconducibili. Ancora più stretti i rapporti con il gruppo di Ettore Mendico, a capo della cellula casalese operante nei primi anni ’90, in particolare nel basso Lazio.
Come più volte denunciato le consorterie criminali si sono impossessate di pezzi di economia del litorale laziale con un’aggressione all’ambiente senza precedenti e con affari nella speculazione immobiliare, nel ciclo dei rifiuti, nella gestione delle concessioni balneari, delle cave, fino ad arrivare ad aziende agricole e mercati ortofrutticoli. Una situazione, grave che conferma la necessità di rafforzare un’azione comune di tutti quei soggetti, economici e sociali, le associazioni antimafia e i presidi di legalità che assieme a Magistratura e forze dell’Ordine, si oppongono nei territori della nostra regione al cancro dell’illegalità.
fonte:http://www.agenparl.com
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