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Roma, le mani degli Alvaro sulla Capitale, ma la ‘ndrangheta aspira a conquistare le principali città della Penisola

Un cospicuo patrimonio risultato nella  disponibilità degli Alvaro che riguarda investimenti del clan degli Alvaro nel settore della ristorazione, comprendenti anche esercizi pubblici della capitale molto noti. I Carabinieri del Ros ed i finanzieri dello Scico (Servizio Centrale investigazione contro la criminalità organizzata)della Guardia di Finanza, hanno sequestrato insieme ad altri beni anche, il noto locale di via Veneto, a Roma, “Il Café de Paris”, (il pezzo più pregiato della “Dolce Vita ” della Capitale) società, attività commerciali, abitazioni e automobili di lusso. Il presunto boss Vincenzo Alvaro, che secondo le forze di Polizia era la mente operativa della cosca a Roma , risultava assunto nel ristorante come aiuto cuoco

ROMA, ‘NDRANGHETA AL TAPPETO, COLOSSALE MAXI-SEQUESTRO DI BENI MOBILI ED IMMOBILI PER  DUECENTO MILIONI: SE IL CAFFE’ NON E’ UN PIACERE

I sequestri riguardano, in particolare, investimenti della cosca Alvaro di Cosoleto, piccolo centro aspromontano, nel settore della ristorazione e sono stati disposti dalla Sezione misure di prevenzione del tribunale di Reggio Calabria su proposta della Dda reggina. Il vice direttore del Café de Paris, Marcello Scofano, in merito all’operazione della Guardia di finanza e dei carabinieri del Ros” ha dichiarato:”Il bar ha riaperto la sua attività, anzi ci scusiamo con i clienti per il ritardo di dure ore e anche per questa ‘pubblicita’. Le forze dell’ordine stanno facendo i dovuti accertamenti, ma il caffé è aperto ai clienti

ROMA – Nel titanico braccio di ferro tra “Guardie & Ladri”, stavolta vince lo Stato. Oramai è lotta aperta senza quartiere ai clan della ‘ndrangheta. Alle forze di Polizia coordinate dal magistrato risultava che il proprietario del “Cafè dei Paris” fosse Damiano Villari, un insospettabile barbiere calabrese di un piccolo paese sull’Aspromonte. Secondo gli organi inquirenti, di fatto prestanome per conto della cosca di Alvaro che nel 2002, dopo aver pagato i conti con la giustizia in Calabria, si era trasferito nella Capitale con amici e parenti.

Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e  Corpo Forestale dello Stato, coordinati dai giudici stanno monitorando, setacciando controllando palmo a palmo le città più importanti della Penisola. Alla ricerca di latitanti iscritti negli speciali elenchi di primi 30, 100 e 500 del Ministero degl’interni, ma anche di beni mobili ed immobili, nell’ordine di milioni di euro provenienti dal traffico di stupefacenti e di armi, riconducibili ai mammasantissima della ‘ndrangheta ed alle loro “teste di legno”. Gl’investigatori, tra i più esperti della lotta alla mafia reputano che i clan calabresi abbiano investito colossali cifre per dare l’assalto alle principali città del centro e del Nord. Cosa che hanno denunciato anche alcuni sindaci sui giornali, in televisione ed alla radio. Nel Lazio in ristoranti, pizzerie e aziende della grande distribuzione alimentare. In proposito ci sono anche le dichiarazioni ufficiali del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso: “Illeciti al sud, investimenti al Nord”. Questa operazione è la punta di un iceberg, Roma è una delle città dove le cosche criminali e i grandi traffici internazionali illeciti trovano sviluppo sotto il profilo economico e il reimpiego di profitti illeciti. E’ dimostrato che la malavita realizzi profitti illeciti nel sud ed investe nel centro e nord Italia”.

Nel mirino dei Carabinieri e della Guardia di Finanza anche il “George’s Restaurant” in via Marche. Un locale da 50 milioni di euro, meta abituale delle stelle di Cinecittà e di Hollywood, chiuso da due pattuglie della Guardia di finanza e dei Carabinieri del Ros nella zona di via Veneto. Ed ancora società, tabaccherie, magazzini, autorimesse, abitazioni e automobili di lusso: il Time Out Cafè; il Gran Caffè Cellini; il bar caffè Clementi; il ristorante Astrofood; il ristorante Federico I°; il bar caffè Cami; il bar California e un altro bar, in via della Colonna Antonina. I rapporti segreti tra la malavita di Reggio Calabria e il mondo economico della Capitale, terminale delle attività economico finanziarie, anche riciclaggio di fiumi di denaro di provenienza illecita delle ‘ndrine della Locride e della Piana di Gioa Tauro, erano stati  messi nero su bianco l’anno scorso. Senza contare le iniziative dei sindaci di Genova (Marta Vincenzi), Torino ( Sergio Chiamparino), Milano (Maria Stella Gelmini) e Bologna (Sergio Cofferati), tanto per fare dei nomi, che sui pericoli reali della piovra mafiosa, non si erano mai tirati indietro. La DDA di Reggio Calabria, diretta dal dottor Giuseppe Pignatone, sorretto dagli aggiunti Nicola Gratteri, il giudice-scrittore e Michele Prestipino Giarritta è decisa a dare battaglia in lungo ed in largo. Ma quelle di Roma (Giovanni Ferrara), Milano (Manlio Minale), di Torino (Giancarlo Caselli), di Genova ( Francesco Lalla) Bologna ( Enrico Di Nicola, Saverio Piro f.f.)  Firenze ( Ubaldo Nannucci), Venezia (Vittorio Borraccetti), Napoli (Giandomenico Lepore), Palermo (Francesco Messineo), di Bari (Emilio Marzano) e così via, non scherzano. La lotta alla mafia passa attraverso le varie leggi con relative modifiche ed integrazioni. Compresa quella sulle intercettazioni telefoniche, in mano al presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, che ha sentito diverse personalità. Compresi il premier Silvio Berlusconi ed il capo dell’opposizione Dario Franceschini. Qualche procuratore ha spiattellato chiaro, forte e tondo che le oligarchie della mafia abbiano seriamente minato e limitato la democrazia e la libertà sui territori di loro dominanza. Occorre perciò puntare sulla presa di coscienza e di responsabilità e di converso sulla partecipazione e collaborazione della gente. In una parola abbattere il muro di omertà che in certe zone dell’Italia cuciscono le bocche a doppia mandata per paura di vendette e rappresaglie. Benchè le nuove generazioni comincino ad essere stufi di vivere un regime di “libertà vigilata”, per colpa della mafia padrona.

Domenico Salvatore

(Tratto da Mediterraneo online)