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rmi e droga dietro gli ultimi delitti a Latina

C’è una rete di rapporti ancora tutta da chiarire dietro agli omicidi di Fabio Buonamano e Massimiliano Moro. Alleanze, contrasti, amicizie e affari. Soprattutto illeciti, legati alla droga o all’usura. La Procura lavora per ricostruire rapporti sui quali, forse, in passato non si è approfondito abbastanza. E ora ci trova di fronte a un complicato rebus da risolvere, nel quale gli elementi non sono certo limpidi.

Costantino Di SilvioEmergono però nuovi dettagli inediti, seppur da verificare. Come la discussione che sarebbe avvenuta tra Moro e Buonamano in merito a una pistola da consegnare «agli zingari», per la quale la famiglia Ciarelli si sarebbe interessata più volte fino ad «assillare» Buonamano. Una circostanza riferita da una testimone durante le indagini.

Nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Tiziana Coccoluto si parla di una «avversità» di Buonamano nei confronti degli zingari. Una ragazza ha riferito alla polizia una confidenza che le avrebbe fatto Buonamano, circa un mese fa, riguardo un favore che «gli zingari gli avevano chiesto». La giovane ha detto di aver notato in Buonamano una certa «agitazione» legata a questo fatto. Nell’ordine di arresto si fa riferimento anche a presunti traffici di droga che avrebbero coinvolto lo stesso Buonamano e la famiglia Ciarelli, si parla di etti di cocaina pagati «di volta in volta». Solo ipotesi, tutte da verificare, che tuttavia al momento sono come pezzi di un puzzle che sembra lontano dalla composizione finale.

Oggi alle 9,30 è fissato l’interrogatorio di garanzia per Giuseppe Di Silvio, detto Romolo, arrestato sabato all’alba a Cassino. L’uomo, difeso dagli avvocati Carlo Alberto Melegari e Giuseppe Poscia, potrebbe rispondere al giudice Coccoluto oppure avvalersi della facoltà di non rispondere come previsto dalla legge. Su du lui pendono alcuni elementi che hanno portato alla firma dell’ordinanza di custodia cautelare, gli stessi elementi che hanno spinto gli investigatori a ottenere un analogo provvedimento per il nipote Costantino, detto “Patatone”. Ma lui resta introvabile, nonostante sia passato dallo status di “irreperibile” a quello di “latitante”, il che implica un’attività di ricerca molto più efficace.

I due indagati per l’omicidio Buonamano, scrive il giudice, sono «stabilmente inseriti nel contesto criminale territoriale, con precedenti in materia di armi, estorsioni e usura, in collegamento per affari illeciti con il clan Ciarelli». Un collegamento che, tuttavia, deve essere meglio contestualizzato in una guerra tra clan ancora tutta da chiarire.

GLI INDIZI. Giuseppe Di Silvio, detto Romolo, è stato incastrato grazie a un cappello trovato sul luogo del delitto di Fabio Buonamano. Di quel berretto ha parlato la figlia di Romolo con il padre durante una telefonata intercettata. Lei sembra preoccupata per il ritrovamento del cappello in via Monte Lupone e chiede informazioni al padre che risponde: «Mi sa che non l’avevo».
Anche la compagna di Romolo viene intercettata mentre parla con la figlia e le dice di assicurarsi «che “il vento” venga prelevato, pulito e poi riposto davanti all’abitazione di nonna». La polizia non comprende questa frase, pronunciata nella lingua utilizzata dai Rom, ma ritiene che sia un modo per informare Romolo, irreperibile, sull’andamento delle indagini. Nell’ordinanza si fa riferimento all’incontro tra Buonamano e i Di Silvio all’ospedale (filmato dalle telecamere) ritenuto «non casuale». C’è poi un agente di polizia che ha riferito di aver incrociato la Mercedes utilizzata da Romolo Di Silvio, la sera del delitto Buonamano intorno alle 19,30.
Un testimone ha parlato inoltre dell’incontro tra Fabio Buonamano e “Patatone” in ospedale. Di Silvio avrebbe tirato verso di sé Buonamano dicendogli: «Ho dei problemi con alcune persone, vieni un attimo con me». Buonamano si rifiutò ma Patatone insistette «con tono fermo e deciso convincendolo a seguirlo». In una trappola mortale.

Marco Cusumano

(Tratto da Il Messaggero)