Salvo Vitale 28 Luglio 2023
Non fa una grinza la definizione di “settima vittima di via D’Amelio” che fa da sottotitolo all’interessante libro di Cucè-Furnari-Proto pubblicato lo scorso anno. In realtà, a essere precisi non è una vittima di via d’Amelio, ma la sua morte trova la causa in quella strage e, a seguito di una certa strana assonanza, è accaduta in Viale Amelia a Roma. Quella che Borsellino amava chiamare “a Picciridda”, non aveva ancora 11 anni quando le uccisero il padre, mafioso perdente, e non aveva 17 anni quando le uccisero il fratello Nicola, anche lui mafioso e marito di Piera Aiello, che coraggiosamente decise di denunciare i due assassini. Anche Rita, che aveva ascoltato diverse confidenze, decise di seguire, nel novembre 1991 la cognata e denunciare al giudice Borsellino, allora procuratore di Marsala, quanto a sua conoscenza. La strage di via d’Amelio e gli ultimi appunti del suo diario danno solo una vaga idea del dramma interiore vissuto da questa ragazza che, perso il suo punto di riferimento, una settimana dopo si lanciava dalla finestra del sesto piano di un palazzo, a Roma, dove viveva sotto protezione. «Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci. Borsellino sei morto per ciò in cui credevi, ma io senza di te sono morta».
Sono passati 31 anni. Di lei si è parlato in alcuni film, in alcuni lavori teatrali, in alcune manifestazioni, ma ogni volta che è arrivata la scadenza del 26 luglio , cioè il momento del ricordo, al cimitero di Partanna si sono ritrovati meno di una cinquantina di persone, meno di quelle intervenute alla chiesa madre per la messa. L’anno scorso, per il trentennale, l’arcivescovo di Mazara Mogavero, ha ricordato la grandezza di questa ragazza, paragonandone la decisione di seguire la voce della giustizia a quella di Abramo nel seguire il richiamo di Dio. Quest’anno il vescovo di Mazara del Vallo, mons. Giurdanella, ha appena citato una sola volta nella parte finale della sua omelia il nome di Rita, senza un alcun riferimento né alla mafia, né al senso del sacrificio della ragazza. Il suo intervento è apparso scialbo , quasi, come egli stesso ha lasciato intendere nell’apertura del discorso, una sorta di “atto dovuto”. Giovanni Impastato, che ha assistito alla messa, ha commentato: “Sembrava che non conoscesse la storia di Rita”. Non meno amaro il commento del prof. Mario Bruno Belsito, che ha profuso tutto il suo impegno per la riuscita della manifestazione: “Tutti i partecipanti a quella che doveva essere una messa in suffragio di Rita sono stati presi da un sentimento di sdegno davanti alla consapevolezza che ancora oggi, dopo 31 anni, neanche in alcuni ambienti si è trovato il giusto modo di riconoscere il grande gesto di amore e coraggio che ha reso immortale una “picciridda” che aveva un nome, si chiamava Rita Atria”. Né ci si poteva aspettare altro neanche dal parroco don Gucciardi che, qualche settimana fa, intervistato nel corso della trasmissione “Carta bianca”, del 24.01.2023 ha detto candidamente che nel paese di Partanna non si è avvertita la cappa mafiosa di Matteo Messina Denaro e che la mafia è poco più che un ricordo. Egli stesso ha ammesso di essere imparentato con il capomafia della vicina Salemi, Michele Gucciardi, uomo di Messina Denaro, con il quale, sostiene di non avere mai avuto rapporti.
Quello che invece si è verificato, ancora una volta, è stato il distacco e l’assenza del paese da quanto organizzato in questa giornata, dalla messa, presenziata dal prefetto di Trapani Filippina Cocuzza, alla visita al cimitero, salutata dal sindaco Francesco Li Vigni, alla manifestazione serale, nel corso della quale è stato consegnato il premio “Picciridda”, al magistrato Alessandra Camassa, all’Associazione Casa Memoria Peppino e Felicia Impastato, a Luigi De Magistris l’ex sindaco di Napoli, presente anche lo scorso anno, a Nicola Clemenza rappresentante di Libero Futuro e un premio alla memoria di Borsellino. La manifestazione patrocinata dal Comune di Partanna è stata promossa dall’associazione Rete Antimafia di Brescia, dall’associazione antiracket Libero Futuro, dalla Casa di Paolo, dalle Agende Rosse, dall’associazione Su La Testa, da ANTIMAFIADuemila, dall’Associazione tazzina della Legalità, dalla Fidapa sezione di Partanna. Ma, al di là dei rappresentanti di queste sigle e di quelli delle forze dell’ordine, che c’erano per lavoro, per il resto pochissima gente anche a sentire il concerto del duo i Bellamorea e di Andrea Canto. In fondo, malgrado la ricostruzione seguita al terremoto del Belice del 1968 abbia cambiato la struttura architettonica del paese aprendovi grandi spazi, la mentalità della gente ha conservato ritmi di apertura meno veloci.
Fonte:https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/254-focus/96747-rita-atria-non-ricordo.html