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Riforma penale, la gara degli emendamenti tra Cartabia e Montecitorio

La Repubblica

Riforma penale, la gara degli emendamenti tra Cartabia e Montecitorio

di Liana Milella

La commissione Giustizia fissa al 23 aprile la scadenza per presentare le modifiche al processo penale, il centrodestra spinge per il 15. Ma la Guardasigilli ha chiesto tempo fino alla fine del mese prossimo e intanto ha insediato i tre gruppi di studio per le riforme civile, penale e del Csm

25 MARZO 2021

Come il gatto e il topo. A colpi di inseguimenti. Da una parte la Guardasigilli  Marta Cartabia, dall’altra la commissione Giustizia della Camera che sarà il primo interfaccia per ben due strategici e attesi disegni di legge, la riforma del processo penale, con dentro la prescrizione, ma anche quella del Csm e dell’ordinamento giudiziario. Mentre la ministra, in via Arenula, insedia le tre commissioni che dovranno fare il tagliando ai testi dell’ex ministro Alfonso Bonafede e preparare gli emendamenti che la ministra stessa presenterà alla Camera. Sulla linea della “discontinuità nella continuità”. Il 9 marzo, nell’unico vertice politico sulla giustizia che finora si è tenuto in via Arenula, Cartabia ha chiesto collaborazione ai partiti, ma ha anche garantito che  le riforme di Bonafede sarebbero state il punto di partenza da emendare, il tutto però senza fughe in avanti, nello spirito di corretta collaborazione tra il governo e il Parlamento. Cartabia, insomma, delineava un quadro di dialogo costruttivo.

E invece la prima fuga in avanti c’è già stata, quasi a fotografare che comunque la collaborazione non può far rinunciare affatto alla concorrenza. Tant’è che ieri, nella commissione Giustizia della Camera, si è scatenato un vero putiferio sulla data in cui fissare la scadenza per il deposito degli emendamenti al processo penale. Il vecchio termine del 29 marzo deve andare in soffitta, proprio perché Cartabia ha chiesto più tempo per i suoi gruppi di studio e per i suoi emendamenti. Convinta che la Camera non l’avrebbe scavalcata. E invece non è andata così.

Soprattutto perché c’è un tecnicismo che va spiegato. Se in commissione vengono presentati gli emendamenti al processo penale di Bonafede, l’atto camera 2435, e poi la ministra a sua volta presenta i suoi emendamenti, a quel punto sarà necessario fare dei subemendamenti, quindi ci sarà un ulteriore passaggio parlamentare.

In commissione, appena si apre la questione, il presidente di M5S Mario Perantoni propone che il termine del 29 marzo slitti direttamente al 3 maggio, quindi dopo che la ministra Cartabia ha presentato i suoi emendamenti. Ma Forza Italia, Lega ed Enrico Costa di Azione contrappongono un’altra data, il 15 aprile, quindi “prima” del passo in avanti di Cartabia. Anche Italia viva sposa la soluzione del 15 aprile. Sempre con il dichiarato scopo di anticipare gli emendamenti della ministra. E soprattutto anche per la possibilità di sub-emendare il testo su cui influirà poi il lavoro della commissione ministeriale.

All’opposto il Pd con Alfredo Bazoli la pensa all’opposto. Chiede di non fare giochetti sulle date e soprattuto di non assumere comportamenti scorretti nei confronti di Cartabia, che non solo ha garantito di presentare i suoi l’emendamenti, ma ha chiesto piena collaborazione ai parlamentari. Anche M5S condivide questa linea e fa asse con il Pd.

Un gioco a rimpiattino. Nel quale la commissione Giustizia della Camera vuole esercitare appieno le sue funzioni e “tenere sotto controllo” la Cartabia e le due riforme che le competono. Con un scontro duro all’interno della maggioranza, da una parte Pd e M5S, dall’altra Italia viva con Forza Italia, Lega e Azione. Tant’è che in commissione ieri se n’è discusso per oltre due ore. Alla fine passa la data del 23 aprile, quindi prima degli emendamenti ministeriali, di fatto una sorta di “tradimento” rispetto agli accordi presi nell’ultimo e unico vertice sulla giustizia.

In questo lavorio ai fianchi, in via Arenula partono i tre gruppi di studio chiamati a “riformare” la legge di Bonafede. Per il processo penale ecco il vertice affidato all’ex presidente della Consulta Giorgio Lattanzi, con due vice di peso, come l’ex presidente della Cassazione Ernesto Lupo e il docente di diritto penale Gian Luigi Gatta. Mentre per la riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm la guida del gruppo sarà del costituzionalista Massimo Luciani. Ma con lui anche Renato Balduzzi, docente di diritto costituzionale ed ex componente laico del Csm, nonché Nello Nappi, giudice in Cassazione, anche lui un ex Csm molto battagliero, autore di un libro che ha fatto molto discutere – “Quattro anni a Palazzo dei Marescialli. Idee eretiche sul Csm – proprio sulle dinamiche del Consiglio e sulla “guerra” tra le correnti. La riforma del civile sarà in mano a Francesco Paolo Luiso, ordinario di questa materia a Pisa. Dalle prime riunioni esce già qualche indiscrezione tecnica sui dettagli dei futuri emendamenti che però, pur rilanciati mediaticamente, vengono del tutto smentiti da via Arenula. Visto anche che siamo solo alle prime mosse delle riunioni che si svolgono a distanza.