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Riforma Cartabia, Draghi apre a Conte: stop a improcedibilità per mafia e terrorismo. Blitz Fi su abuso d’ufficio: slitta la commissione

Il Fatto Quotidiano

Riforma Cartabia, Draghi apre a Conte: stop a improcedibilità per mafia e terrorismo. Blitz Fi su abuso d’ufficio: slitta la commissione

Il punto d’incontro tra governo e M5s può arrivare su un concetto semplice: nessuna improcedibilità nei giudizi su mafia e terrorismo. Intanto restano bloccati i lavori in commissione Giustizia – dove scende a 400 il limite dei subemendamenti segnalati dalle forze politiche – dopo il nuovo tentativo di Forza Italia di allargare il perimetro della riforma anche all’abuso di ufficio. Nel pomeriggio incontro tra la guardasigilli e il premier a Palazzo Chigi

di F. Q. | 26 LUGLIO 2021

Si lavora a un accordo per arrivare all’approvazione della riforma della giustizia. Ma Forza Italia prova a far saltare la trattativa in corso tra Giuseppe Conte e Mario Draghi, rilanciando la richiesta di allargare la discussione in commissione pure all’abuso d’ufficio. E dunque la strada della norma di Marta Cartabia – che nel pomeriggio ha incontrato il premier a Palazzo Chigi – è tutt’altro che in discesa. Nelle scorse ore è emerso che il punto d’incontro tra il governo e il Movimento 5 stelle può arrivare su un concetto semplice: nessuna improcedibilità nei giudizi su reati di mafia e terrorismo. Cioè una delle principali modifiche chieste dai pentastellati al testo della riforma del processo penale licenziato dal governo.

Il possibile accordo: no improcedibilità per reati di mafia – All’inizio della settimana decisiva per l’approvazione – l’arrivo in Aula alla Camera è fissato per venerdì – un retroscena di Repubblica dà l’accordo per fatto e, a quanto apprende l’agenzia Adnkronos, i vertici del Movimento sarebbero in queste ore in attesa del testo dell’intesa, “perché la richiesta è stata accolta ma prima di dire che l’accordo è stato raggiunto è necessario vedere la modifica”. Insomma, salvo colpi di scena, le mediazioni delle ultime ore hanno portato a un primo risultato: nell’elenco dei reati per cui la “ghigliottina” non vale, oltre a quelli puniti con l’ergastolo, entrerebbero le fattispecie di criminalità organizzata di stampo mafioso e terroristico (i cui processi, peraltro, già adesso godono di una corsia preferenziale, essendo gli imputati quasi sempre detenuti). In questi casi la prescrizione resterebbe quindi bloccata dopo la sentenza di primo grado (in base alla riforma Bonafede) senza il rischio di estinzione del processo per “sforamento” del termine di due anni in Appello o uno in Cassazione. A quanto riporta il Corriere, Conte e Draghi si sono sentiti al telefono più di una volta tra venerdì e sabato, con l’ex premier a insistere sul punto (“Non possiamo permettere che anche un solo processo di mafia salti a causa della riforma”) lanciando però messaggi distensivi rispetto all’ipotesi di una resa dei conti in Aula.

In commissione Forza Italia insiste: “Allargare ad abuso d’ufficio” – Il primo spiraglio però non è sufficiente per dare per chiusa la trattativa. E a dimostrarlo è il fatto che restano bloccati i lavori in commissione Giustizia alla Camera, dove in parallelo Forza Italia sta tentando il blitz per allargare il perimetro del ddl all’abuso d’ufficio. Venerdì il presidente Mario Perantoni ha dichiarati inammissibili gli emendamenzi di Fi per estraneità di materia. Il ddl infatti riguarda la procedura penale, mentre gli emendamenti di Fi riguardano il codice sostanziale. Fi e tutto il centrodestra avevano quindi chiesto che stamani l’ufficio di presidenza votasse un allargamento del perimetro del ddl così da ricomprendere l’abuso di ufficio. Ma stamattina il centrodestra ha annunciato di aver presentato ricorso al presidente Fico contro le inammissibilità ai propri emendamenti, quindi l’ufficio di presidenza ha rinviato a domani mattina le proprie deliberazioni in attesa del pronunciamento del presidente Fico. Se questi respingerà il ricorso del centrodestra si voterà la richiesta di allargamento del perimetro del ddl, contro il quale si sono espressi Pd e M5s. “L’allargamento del perimentro del ddl – ha spiegato ai cronisti Perantoni – comporterebbe un allungamento dell’esame del provvedimento: dovrei predisporre l’abbinamento degli altri ddl riguardanti l’abuso di ufficio e la riapertura dell’istruttoria, con le audizioni. Lavoriamo per portare il testo in aula venerdì 30, ma la varietà di opinioni è tale da non farmi fare previsioni”. “La richiesta avanzata da Forza Italia, sostenuta ambiguamente dalla Lega rischia di far naufragare tutto”, dice Franco Vazio, vice presidente commissione e relatore della riforma.

I lavori in commissione: emendamenti scendono a 400 – Intanto però il tempo corre e si lavora per riuscire ad arrivare a un accordo in breve. L’ufficio di presidenza della commissione Giustizia della Camera ha fissato a 400 (da 1600 che erano) il numero complessivo dei subemendamenti segnalati, con una quota per ciascun gruppo. I gruppi parlamentari dovranno segnalare quali sono i propri sub-emendamenti agli emendamenti del governo sulla riforma del processo penale che vogliono siano votati. M5s potrà segnalare 83 sub-emendamenti, la Lega 71, il Pd 54, Fi 48. Fdi 45, Coraggio Italia 25, Iv 27, Leu 20, L’Alternativa c’è 16, mentre le altre componenti del Misto potranno segnalarne 5 ciascuna. Pd e Lega hanno preannunciato che segnaleranno solo una decina di sub-emendamenti. I gruppi dovranno indicare gli emendamenti segnalati entro le 20 di oggi.

Il Pd: Improcedibilità parta dal 2024 – La mediazione, quindi, auspicata dal M5s, permetterebbe di scongiurare i rischi sulla tenuta del sistema di contrasto alle mafie paventati da voci autorevoli, quali il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, ascoltati nei giorni scorsi in audizione alla Camera. E su cui – riporta sempre Repubblica – c’è anche l’accordo di Enrico Letta, allineato a Conte nell’esigenza di mettere al sicuro procedimenti delicati. “In questa settimana si faranno gli ultimi aggiustamenti, poi un testo andrà votato”, dice il segretario Pd al Corriere, “il nodo giustizia doveva arrivare e si stanno cercando soluzioni. Io sono fiducioso, perché Draghi e Cartabia hanno mostrato grande flessibilità”. I dem da parte loro insistono sul cosiddetto lodo Serracchiani, dal nome della capogruppo a Montecitorio: per permettere agli investimenti sul sistema-giustizia di produrre effetti, il termine per concludere l’appello è allungato a tre anni, invece di due, per tutti i reati fino al 2024. Un’altra possibile modifica riguarda il momento da cui far partire il conto alla rovescia: nel testo del governo è fissato alla scadenza del termine per impugnare, il M5s chiede di farlo decorrere dalla prima udienza del grado di Appello (come prevedeva, peraltro, la stessa commissione Lattanzi incaricata da Cartabia di elaborare la proposta di riforma). Tra gli emendamenti segnalati – che sono 13 – i dem hanno incluso anche quello che prevede una proroga dei termini di durata del processo con ordinanza del giudice per i reati di mafia e terrorismo o per un giudizio di impugnazione particolarmente complesso