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Riforma ‘ammazza-indagini’: Nordio annuncia taglio dei fondi per le intercettazioni

Luca Grossi 13 Marzo 2023

I magistrati alla Comm. Giustizia al Senato: non limitare la loro applicazione

“Indispensabili”, “fondamentali” e “irrinunciabili”.

È perentorio il giudizio dei magistrati sentiti fino ad oggi alla commissione giustizia al senato: le intercettazioni non devono essere limitate.

Tuttavia nei giorni scorsi il ministro della giustizia Carlo Nordio ha annunciato che “le intercettazioni resteranno per reati gravissimi o quando siano ritenute necessarie, ma ogni ufficio giudiziario deve avere un budget da non sforare” così “come per acquistare una fotocopiatrice“.

Secondo il Guardasigilli le spese per le intercettazioni sarebbero “impressionanti”: “Spendiamo 200 milioni di euro”, “sono soldi sprecati, come quasi sempre nelle intercettazioni”.

Eppure l’allora presidente del Tribunale di Palermo Antonio Balsamo, sempre in commissione giustizia, aveva dichiarato che l’anno scorso a Palermo, “nel cento per cento dei processi per criminalità organizzata si è fatto uso di intercettazioni”.

Senza contare la cattura del superlatitante Matteo Messina Denaro: una vicenda che “rappresenta una prova inequivocabile dell’assoluta necessità di non compiere nessun passo indietro nella utilizzazione delle intercettazioni come mezzo di ricerca della prova”.

“Rinunciare alle forme più moderne di intercettazione significherebbe portare la nostra giustizia e tutta la nostra attività di contrasto alla criminalità ad un’altra epoca storica, quella del secolo scorso” aveva detto Balsamo; le intercettazioni sono d’importanza fondamentale, non solo nel contrasto alla criminalità organizzata ma anche nell’accertamento di più gravi forme di crimine”.

Sarebbe oggi una limitazione molto grave limitare solamente al contrasto ai cosiddetti reati di mafia o di terrorismo lo strumento intercettivo”, ha detto invece il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri. E poi ancora: le intercettazioni sono “fondamentali” e per questo irrinunciabili – aveva rilanciato il procuratore di Perugia Raffaele Cantone – Sono “determinanti” nella lotta alla criminalità organizzata, anche quando è possibile avvalersi dei collaboratori di giustizia. E in materia di corruzione costituiscono “l’unico strumento per penetrare nel rapporto omertoso che c’è tra corrotto e corruttore”. Un ciclo, quello della corruzione, che costa allo Stato italiano 237 miliardi di euro l’anno in base ad una ricerca internazionale del centro Rand. Senza gli ascolti, inoltre, “è difficile anche aggredire la criminalità comune”.

Durante l’audizione è intervenuto anche il procuratore della repubblica di Napoli facente funzioni Rosa Volpe: “Le plurime indagini che nel tempo sono state qui svolte e che hanno consentito di disvelare le importanti relazioni criminali” si “sono sempre e costantemente avvalse delle attività di intercettazioni siano esse telefoniche, siano esse ambientali, siano esse appunto telematiche e con il captatore informatico. Senza delle quali, a mio avviso, sarebbe impossibile disvelare questi meccanismi illeciti a cui facevo cenno, oggi quanto mai sofisticati e impenetrabili”.

Senza le intercettazioni – ha detto – da svolgersi oggi nelle più avanzate forme che la tecnologia consente, non si potrebbe pervenire ad una azione di contrasto efficace e seria della criminalità organizzata”.

Per quanto riguarda la durata delle intercettazioni il magistrato ha spiegato che “le intercettazioni ci vengono prorogate dal giudice. Ora se il giudice ritiene che non ci siano più i presupposti per troncare le intercettazioni può anche rigettare la proroga, così come spesso avviene”.

Vi sono reati di criminalità organizzata per i quali è possibile fare le intercettazioni anche oltre i due anni, che è il termine massimo delle indagini. Faccio riferimento al 416 bis che come sapete appunto essendo un reato permanente non ha termini diciamo delle indagini preliminari”.

Ad intervenire anche il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo“Io ho il dovere di dire che ridurre la possibilità dell’uso del trojan nei reati contro la pubblica amministrazione minerebbe anche le indagini sulla criminalità organizzata. Molte di esse, soprattutto quelle riferite alle componenti più sofisticate del ciclo mafioso, che si occupano di riciclaggio, nascono dalle indagini sulla pubblica amministrazione”.

E il pericolo degli abusi?

Dal 2020, cioè con la nuova legge, non abbiamo registrato alcuna violazione della privacy” aveva dichiarato Pasquale Stanzione, presidente dell’Autorità garante per la privacy.

“La nuova normativa sulle intercettazioni in vigore dal 2020 funziona bene rispetto al pericolo di pubblicazioni illegittime sui giornali di contenuti processualmente irrilevanti lesivi della privacy. Infatti, dalla sua entrata in vigore l’Autorità non ha registrato alcuna violazione”.

I veri problemi sull’uso delle intercettazioni
Invero sono altri i problemi sollevati dai magistrati in merito all’uso e alla gestione delle intercettazioni: a cominciare proprio dall’arretratezza del nostro sistema intercettivo.

Melillo, sentito dai Commissari, aveva detto che “gli altri Paesi nell’impiego delle tecnologie ai fini investigativi sono molto più avanti di quanto non sia l’Italia. Le nostre forze di polizia, a cui è tradizionalmente riconosciuto un primato di professionalità e competenza, oggi sono escluse dai tavoli dove sono le tecnologie digitali a governare le intercettazioni”. “È bene sapere che oggi gran parte delle indagini in materia di narcotraffico e riciclaggio ci vedono richiedere la trasmissione dei dati alle autorità olandesi, belghe, francesi e tedesche – ha aggiunto Melillo – che bucano le piattaforme criptate nelle quali sono presenti le tracce dell’operatività delle organizzazioni mafiose italiane. Si è giunti a bucarle ‘live'”.

E non è certo un caso che vengano sciolti comuni, città capoluoghi di provincia. In provincia di Napoli c’è una città di oltre 60mila abitanti i cui organi elettivi sono stati sciolti quattro volte in trent’anni”. “È del tutto evidente – ha detto – che non stiamo parlando di un uso incontrollato. Io sto anche provando a sostenere che alcune funzioni del trojan devono essere richiamate nell’alveo della disciplina delle intercettazioni e lì ricevere la disciplina più rigorosa della destinazione, di tutto ciò che è irrilevante e inutilizzabile, verso l’archivio delle intercettazioni”.

In conclusione Milillo aveva evidenziato l’importanza di iniziare a impiegare “hacker etici. È chiaro che se i criminali usano il dark web o delle piattaforme criptate ho bisogno di penetrarle e per farlo ho bisogno no del vecchio agente provocatore ma ho bisogno di impiegare professionalità e software in funzione aggressiva. Oggi lo Stato ha imparato a utilizzare gli hacker etici ma solo in funzione difensiva per testare affidabilità dei sistemi”. “Credo che sia arrivato il momento di pensare a queste nuove frontiere normative – ha aggiunto – perché altrimenti pagheremo seri prezzi anche nei confronti delle mafie e del terrorismo”.

Analogo allarme è stato lanciato anche dalla Presidente della sezione GIP del tribunale di Milano Ezia Maccora: lo strumento delle intercettazioni rischia di essere uno strumento superato se si pensa alle tante piattaforme informatiche “criptate che ormai molte organizzazioni criminali usano“. Anche il procuratore aggiunto di Firenze Luca Turco aveva segnalato problemi inerenti all’adeguatezza dei prodotti che vengono forniti per le intercettazioni da società private: “Questo è un settore che attualmente è lasciato esclusivamente al mercato da una parte e alla gestione del singolo ufficio giudiziario. Nonostante che da decenni gli uffici giudiziari espongono questo problema al ministero della giustizia affinché si faccia carico di un’assunzione di responsabilità su questa materia”. Perché “all’interno degli uffici di procura noi non abbiamo le capacità necessarie per verificare l’adeguatezza dei servizi che queste società forniscono e l’adeguatezza dei prodotti”.

Basti pensare, come ha ricordato Stanzione, che “l’utilizzo di sistemi cloud per l’archiviazione è pericoloso, la delocalizzazione dei server in territori non soggetti alla giurisdizione nazionale costituisce un vulnus nella tutela dei diritti”. La sua conclusione è stata un suggerimento alla politica: “Si può anche ipotizzare di modulare diversamente il regime di pubblicità degli atti d’indagine, ma prima di murare un bilanciamento tra privacy e informazione è forse preferibile verificare tenuta ed effetti delle riforme recenti, ivi inclusa quella del 2021 sulla presunzione di innocenza”.

Riforma, quella sulla presunzione di innocenza, che ha prodotto dalla sua approvazione ad oggi, solo bavagli per l’informazione.

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fonte:https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/306-giustizia/94356-riforma-ammazza-indagini-nordio-annuncia-taglio-dei-fondi-per-le-intercettazioni.html