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Riciclati e parentele pericolose, i leghisti del Sud che imbarazzano Salvini

La Stampa, 11 Dicembre 2018

Riciclati e parentele pericolose, i leghisti del Sud che imbarazzano Salvini

La trasmissione Report ha fatto la radiografia degli esponenti meridionali del Carroccio. Il ministro dell’Interno: «Non fatemi fare processi ai parenti»

di ANDREA CARUGATI

In Puglia c’è il senatore Roberto Marti, anche lui come tanti nuovi leghisti con un passato prima nel Msi e poi in Forza Italia, finito in una inchiesta della procura di Lecce sull’assegnazione delle case popolari. Secondo gli inquirenti si sarebbe prodigato per far assegnare una abitazione al fratello di un boss.

In Campania Report ha puntato i riflettori sulla cittadina di Afragola e sul ruolo di Vincenzo Nespoli (ex parlamentare di An e Pdl), condannato in secondo grado per bancarotta fraudolenta. Suo nipote Camillo Gracco ora è assessore comunale per la Lega e sostiene nell’intervista che suo zio «ha dato una mano» a fare le liste della Lega. Sul nipote assessore è in corso un’indagine con l’ipotesi di riciclaggio. C’è poi il caso di Avellino, dove è stato eletto in Comune con la lista leghista (prima dello scioglimento) Damiano Genovese, figlio di Amedeo, condannato per omicidio e ritenuto a capo di un clan. Nell’intervista il figlio non prende le distanze dal padre, «per noi niente era vero di quelle accuse». Il coordinatore campano della Lega, il deputato Gianluca Cantalamessa (ex An) spiega che «non lo avremmo candidato se avessimo saputo».

In Sicilia ha messo le prime radici il movimento “Noi con Salvini” che è stato il contenitore nel Mezzogiorno prima della nascita ufficiale della Lega per Salvini premier. Il primo segretario di NCS è stato Angelo Attaguile, catanese, ex diccì ed ex Mpa di Raffaele Lombardo, che nella scorsa legislatura alla Camera aiutò la Lega a formare il gruppo parlamentare. Report racconta la storia di Antonio Mazzeo, uno dei primi leghisti a ottenere consensi nella sua Meletto (provincia di Catania) e di suo zio acquisito Mario Montagno Bozzone su cui pende una condanna in primo grado per concorso in omicidio. Report segnala la presenza dello zio al comizio del nipote per la corsa a sindaco a Meletto. Lui replica: «I parenti non si scelgono, io ho sempre condannato la mafia». C’è poi il caso di Carmelo Lo Monte, ora leghista dopo essere stato assessore in Sicilia con Totò Cuffaro (con un passato anche nell’Mpa, nel Centro democratico di Tabacci e nei socialisti), su cui pende una condanna della Corte dei Conti per presunte assunzioni illegittime al 118.

La puntata racconta anche alcune vicende dei salviniani di Palermo, con il caso dei due fratelli Salvino e Mario Caputo: dopo la condanna del primo per tentato abuso d’ufficio, il secondo si è candidato alle regionali. Secondo i magistrati ci sarebbe stato un inganno nei confronti degli elettori chiamati a scrivere semplicemente “Caputo” sulla scheda. Per questa ragione i due fratelli sono stati agli arresti domiciliari.

Alessandro Pagano, coordinatore dei salviniani nella Sicilia occidentale (e vicepresidente del gruppo Lega alla Camera), ha pagato politicamente per questa operazione. Da Milano è stato mandato come commissario in Sicilia il senatore e sottosegretario agli Interni Stefano Candiani. E si è trovato alle prese con il caso di Tony Rizzotto, unico deputato leghista all’Assemblea regionale siciliana, ex presidente dell’Ente di formazione Isfordd, denunciato da alcuni dipendenti per la presunta sottrazione di fondi dello stesso ente. Lui si dichiara del tutto estraneo alle accuse, «non so dove sono finiti quei soldi, di certo io non li ho presi». Candiani, interpellato sull’elevato numero di transfughi confluiti nella Lega da altri partiti (ad Agrigento il referente è Angelo Collura, ex alfaniano, a Enna Edoardo Leanza, ex Fi, a Messina Matteo Francilia, ex Udc), ha spiegato: «Si vede che sono stati folgorati sulla via di Damasco, non si tratta di trasformismo, a volte cambiare opinione è sintomo di intelligenza». Quanto ai bilanci di “Noi con Salvini”, Attaguile non li ha forniti a Report. E neppure il tesoriere della Lega Nord Giulio Centemero.

Spunta anche un codice etico per i leghisti in Sicilia: c’è scritto che chi ha condanne anche non definitive per reati contro la Pa non può far parte del partito di Salvini. Peccato, fa notare Claudia Di Pasquale, che una condanna per i rimborsi in Regione sia stata comminata in Piemonte a Riccardo Molinari, capo dei deputati leghisti. I due pesi li spiega Candiani: «In Sicilia ci siamo voluti tutelare maggiormente per evitare che esponenti mafiosi si avvicinassero al partito».