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Riciclaggio e criminalità, grandi banche al centro di operazioni sospette

IL Sole 24 ore, 21 SETTEMBRE 2020

Riciclaggio e criminalità, grandi banche al centro di operazioni sospette

Banche, un tesoro di documenti segreti getta luce su migliaia di miliardi in operazioni sospettate di riciclaggio e finanza criminale. Il consorzio di giornalisti dei Panama Papers e Buzzfeed svelano i FinCEN Files, 2.100 rapporti di attività dei grandi istituti di credito che avrebbero potuto aiutare narcotrafficanti, truffatori, oligarchi e terroristi

di Marco Valsania

New York – Grandi banche americane e internazionali sono state e rimarrebbero tuttora al centro di operazioni finanziarie sospette per migliaia di miliardi di dollari. Sospette perché per anni, in presenza di controlli inadeguati o impegni disattesi, avrebbero finito di fatto per riciclare fondi illeciti. E contribuito a foraggiare gruppi criminali, oligarchi e personaggi loschi, cartelli del narcotraffico e anche organizzazioni terroristiche.

Gli istituti nel mirino, stando a una vasta mole di documenti interni di banche e autorità finora rimasti protetti dal segreto, comprendono marchi del calibro di JP Morgan e Bank of New York Mellon, come di Deutsche Bank, Hsbc e Standard Chartered. Il “tesoro” occulto che avrebbero mosso con le loro operazioni ammonterebbe a duemila miliardi tra il 1999 e il 2017. I clienti quantomeno discutibili sono distribuiti in ben 170 paesi, con tabelle forti di date e cifre precise, a testimonianza della diffusione capillare del fenomeno. Soprattutto, le transazioni nel mirino sarebbero continuate nonostante giri di vite da parte delle authority statunitensi, tra i quali multe e ordini di riforme, e ripetuti impegni ad agire presi dai protagonisti della finanza. Anzi, queste transazioni avrebbero generato significativi profitti per le banche in questione.

A gettare la nuova, inquietante luce sul labirinto della finanza oscura è stato l’International Consortium of Investigative Journalists, che ha mobilitato 400 giornalisti di 110 testate e 88 paesi con la missione di esaminare banche e riciclaggio e che aveva già portato alla ribalta i cosiddetti Panama Papers, denunciando la corruzione del mondo della finanza offshore.

La nuova inchiesta è durata 16 mesi. I documenti originali e mai prima riportati sui quali è basata, noti come FinCEN Files, sono stati ottenuti da Buzzfeed, che li ha condivisi con il consorzio giornalistico. Lo ICIJ ha aggiunto di aver poi fatto leva sull’accesso ad altri 17.600 documenti ricevuti attraverso talpe, insider e tribunali, oppure consegnati dietro richieste formali in ottemperanza a leggi sulla libertà di informazione. A delineare il quadro hanno contribuito centinaia di interviste con vittime e esperti.Cuore delle rivelazioni nei FinCEN Files sono oltre 2.100 Rapporti di attività sospetta o SARs (suspicious activity reports), che lontano dai riflettori vengono depositati dalle banche e finanziarie stesse presso il Dipartimento del Tesoro e la sua divisione Financial Crimes Enforcement Network – appunto FinCEN.

La divisone ha l’incarico di indagare sul riciclaggio e di combatterlo e proprio nei giorni scorsi ha tenuto a battesimo un dibattito per rafforza migliorare la propria efficacia, segno indiretto, secondo i critici, di frustrazione nella crociata per ripulire la finanza.I rapporti SARs sono significativi perché riflettono le preoccupazioni degli uffici e dei funzionari di “compliance” dentro le banche sulla natura, origine e destinazione di fondi, anche se non costituiscono di per sè prove di illeciti. E’ significativa anche la scoperta che vengono sovente inviati alle autorità con forti ritardi rispetto alle operazioni effettuate e al transito di capitali, riducendone così fin dall’inizio l’efficacia. I 2.100 rapporti ora filtrati e oggetto di analisi, oltretutto, sono la punta dell’iceberg del problema, pari allo 0,02% degli oltre 12 milioni di documenti su potenziali attività sospette depositati presso il governo dagli istituti tra il 2011 e il 2017.

Le Nazioni Unite calcolano che ogni anno vengano in realtà riciclati oltre 2.400 miliardi di fondi illegali. La speciale classifica dei fondi sospetti gestiti e transitati dalle banche e elaborata dall’ICIJ vede in testa Deutsche Bank con 1.300 miliardi. JP Morgan, la principale banca Usa per asset, segue con 514 miliardi. Quest’ultima avrebbe trasferito un miliardo per conto di personaggi e aziende legate a scandali e furti in Malesia, in particolare il crack del fondo sovrano 1MDB. Ancora: avrebbe effettuato pagamenti da 50 milioni per Paul Manafort, ex manager della campagna elettorale di Donald Trump travolto da uno scandalo di corruzione che si è intrecciato con gli interessi di Mosca in Ucraina. Operazioni nel mirino JP Morgan le avrebbe effettuate anche in Venezuela.

Da quanto scovato da Buzzfeed, a fianco di Bank of America, Citigroup e American Express avrebbe inoltre aiutato transazioni di Viktor Khrapunov, ex sindaco della principale città del Kazakhstan inseguito da un mandato di arresto dell’Interpol. Hsbc è scottata da operazioni con Al Zarooni Exchange del Dubai, un business accusato di lavorare a fianco dei talebani. E da una truffa a Hong Kong battezzata WCM777 come da transazioni con ambigui personaggi russi.Non mancano rivelazioni su operazioni collegate a un teatro caldo di crisi quale la Corea del Nord. Nbc ha indicato che una serie di documenti farebbe anche luce su elaborate manovre della Corea del Nord per aggirare con successo le sanzioni internazionali, usando transazioni passate attraverso la Cina.Un quinto dei rapporti di attività sospetta evidenzia clienti con indirizzi in numerosi paradisi fiscali, quali le British Virgin Islands. Altri sono invece negli Usa, in Gran Bretagna, Cipro, Hong Kong, Emirati Arabi Uniti, Russia e Svizzera, a testimonianza dei mille rivoli della finanza oscura.

In generale viene messa sotto accusa la scarsa trasparenza di molte transazioni.Il consorzio giornalistico denuncia apertamente che numerosi colossi bancari, nel condurre operazioni scarsamente controllate, avrebbero “ripetutamente violato” promesse fatte al governo Usa di non ripetere errori e violazioni di un passato non troppo lontano. Molte banche non hanno immediatamente commentato sulla documentazione emersa, nè su operazioni sotto i riflettori. Ma alcuni istituti hanno reagito, riaffermando il loro impegno e l’integrità delle loro pratiche. JP Morgan, che aveva firmato intese con il governo nel 2011, 2013 e 2014 per migliorare le proprie policy anti-riciclaggio, ha assicurato di avere adesso un “ruolo di leadership” e “innovativo” nell’indagare sul crimine finanziario e nel combatterlo.

Una riposta è arrivata da Hsbc, che ha dichiarato come nel suo caso si tratterebbe di informazioni vecchie, precedenti al completamento e alla messa in pratica di accordi raggiunti nel 2012 con le authority americane per evitare incriminazioni legate alla finanza sporca in cambio di multe e riforme interne. Oggi “Hsbc è una istituzione molto più sicura”, ha fatto sapere l’istituto. Il Tesoro americano, da parte sua, ha reagito duramente a quelle che ha apostrofato come rivelazioni non autorizzate dei documenti protetti. Ha affermato in prese di posizioni ufficiali che la loro pubblicazione va considerata illegale. Può compromettere, ha aggiunto, la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e l’esito di indagini in corso da parte delle autorità sulle piste di riciclaggio e criminalità finanziaria.