“Caro Vice Ministro Bubbico, nella vita bisogna fare determinate scelte, decidere da che parte stare e lottare affinché un ideale possa essere difeso.
Vivere al sud certo non è facile, e vivere in provincia di Vibo è ancora più difficile, se poi senti, vedi e parli, la tua vita può trasformarsi in un inferno.
E quell inferno che io vivo quotidianamente da alcuni anni, combatto contro una cultura mafiosa che prima ha distrutto il mio lavoro e che ora sta completando il tutto distruggendo quel poco di vita che mi rimane.
Infatti Vice Ministro io non vivo, ma sopravvivo, affrontando ogni giorno quella montagana di merda mafiosa che infiltrata in ogni luogo in ogni dove ostacola la mia rinascita.
Vero sono debole, solo ed abbandonato ma non mi arrendo, la mia indole agricola il mio io essere onesto, la mia caparbietà calabrase mi fanno lottare. A suon di “calci” denuncio tutto il malaffare che c’è in queste terre bellissime ma ostaggio della ndrangheta,.
Io mi ribello a tutto ciò che non è legale e non faccio sconti a nessuno.
Qui in queste terre anche la carità è “cosa nostra ” e anche un piatto di pasta è merce di scambio, quell ‘opera caritatevole che tanto dovrebbe essere diffusa dalla Chiesa rischia di diventare business.
Io ho le prove e denuncio.
Si denuncio, facendo nomi e cognomi, portando prove e documenti, ma il mio lo faccio, il dopo… spesso resta inascoltato, a volte anche deriso da quelle frasi “lei lotta contro i mulini a vento “.
Non chimatemi Don Chisciotte, sono solo un uomo onesto, forse troppo onesto per vivere in questo nostro paese Italia.
Ora devo chiederVi, e lo chiedo in primis a Lei, Vice Ministro, a Voi Prefetto, a Lei Questore, a Voi popolo onesto: se Voi tutti la pensate come Pietro Di Costa oppure mi continuerete a chiamare Don Chisciotte.
Io non mi arrendo…
E da qui non mi muovo, perché qui sono nato e qui voglio morire, e farò di tutto per combattere contro questa cultura mafiosa e quell indiffereza che è complice della ndrangheta.
Il mio non è un sogno, ma un incubo…
Di costa pietro