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Restrizioni su pentole, sapone e foto, così si vive al 41 bis, il Garante: “Norma da rivedere”

Presentato il rapporto sulle condizioni dei detenuti al regime speciale: sono 740 di cui 83 palermitani e 204 all’ergastolo. Molti hanno più di 50 anni e per loro la proroga avviene ininterrottamente da oltre 20 anni. “Alcuni divieti sono solo un’afflizione aggiuntiva alla pena, manca il percorso di rieducazione e spesso le strutture sono fatiscenti”

Sandra Figliuolo – Giornalista Palermo

04 aprile 2023 16:14

Pentole dal diametro massimo di 25 centimetri e coperchi di non oltre 22, prodotti per l’igiene personale consegnati la mattina e ritirati la sera, non più di 12 matite o colori ad acquerello nella sala pittura, non più di 4 libri, non oltre 30 fotografie (di dimensioni non superiori a 20×30 centimetri) in cella e divieto di appendere alle pareti fogli e fotografie, tranne un singolo scatto di un famigliare. Sono solo alcune delle regole alle quali sono sottoposti i 740 detenuti al 41 bis – di cui 83 sono palermitani – e che, come mette in evidenza il Garante nazionale per i diritti dei detenuti, Mauro Palma, nella relazione appena presentata, hanno poco a che vedere con le reali finalità del regime carcerario differenziato, ovvero prevenire collegamenti e contatti interni ed esterni con le organizzazioni criminali.

Strutture fatiscenti e analfabetismo

Non solo. Perché al di là di queste prescrizioni (dai tratti anche ridicoli), applicate peraltro in maniera non uniforme nei vari istituti, il Garante ha rilevato tutta una serie di irregolarità – alcune delle quali “intollerabili in un Paese democratico” – che rischiano di configurare il 41 bis “come un’afflizione aggiuntiva alla pena”. Dalle strutture fatiscenti alla presenza “ossessiva” di sbarre, dall’inadeguatezza degli spazi per svolgere attività fisica, fino ad arrivare all’assenza di percorsi formativi finalizzati alla rieducazione dei detenuti (anche se in diversi casi sono analfabeti), in ossequio all’articolo 27 della Costituzione: “L’istruzione è la prima base di una possibile rieducazione sociale – afferma Palma – ed è intollerabile che un Paese democratico abbia sotto la propria responsabilità, esercitando la doverosa funzione punitiva, persone analfabete e che non si ponga il problema della loro alfabetizzazione, quale strumento di comprensione del presente e, quindi, anche della propria responsabilità rispetto a quanto commesso”.

Il regime speciale prorogato in alcuni casi da oltre 20 anni

Il Garante stigmatizza poi “l’applicazione reiterata e continua” dello speciale regime detentivo, che per molti reclusi viene prorogato ininterrottamente da oltre 20 anni, andando a delineare “una tipologia speciale e irreversibile di detenuto”. E che fa sorgere dei dubbi “sull’efficacia stessa del 41 bis” in termini preventivi, se si ritiene che anche dopo due decenni di carcerazione con questo regime non si riesca a recidere i collegamenti con la criminalità organizzata di provenienza del detenuto. “Se – scrive Palma – l’applicazione non è fondata sull’effettiva permanenza dei rischi di mantenimento dei collegamenti con l’associazione criminale, risulta diretta esclusivamente a imporre una forma afflittiva di detenzione”.

I numeri: 740 reclusi, 204 all’ergastolo

In Italia, in base all’ultimo rapporto relativo al 2022, sono 740 in tutta Italia i detenuti al 41 bis, di cui 12 donne, con un numero rimasto sostanzialmente invariato negli ultimi 10 anni (nel 2012 erano 699). Uno solo ha meno di 30 anni e la maggior parte ne ha più di 50 (539) e ben 87 sono ultrasettantenni. In 613 stanno scontando una condanna definitiva, di cui 204 all’ergastolo. L’istituto di pena in cui ci sono più persone al 41 bis è quello de L’Aquila, dove all’inizio di quest’anno è arrivato anche l’ex superlatitante Matteo Messina Denaro e dove si trovano 11 palermitani, tra cui Filippo GravianoSalvatore Lo Piccolo e Giovanni Nicchi.

Il Garante: “Serve una riflessione integrale sulla norma”

Il Garante ritiene che sia necessaria “la formulazione di una nuova circolare del Dap allineata ai precetti dettati dalle sentenze della Corte Costituzionale”, proprio per eliminare prescrizioni non attinenti ad esigenze di sicurezza e per rendere omogeneo il trattamento dei detenuti in tutto il Paese, ma anche “una riflessione integrale sulla previsione normativa”. Occorre “aprire un chiaro confronto sul regime speciale: sulla sua estensione numerica, sulla sua durata troppo spesso illimitata, sulle condizioni materiali di detenzione, sulle singole misure e sulla scrupolosa tutela dei diritti che attengono alla persona e che costituiscono il fulcro irrinunciabile di un ordinamento democratico”.

“In alcuni casi si rischia che la pena diventi corporale”

Durante le visite del Garante nelle carceri sono state riscontrate “condizioni materiali e scelte edilizie che per la loro configurazione possono comportare una ricaduta sulle capacità psicofisiche delle persone ristrette, rischiando di assumere di fatto una connotazione di ‘pena corporale’, non consentita nel nostro ordinamento”. Palma sottolinea “la miseria di molti cortili, la presenza ossessiva di grate a copertura degli stessi e di mancate soluzioni, anche di facile adozione, per dare maggiore aria naturale alle stanze”, che “lasciano realmente perplessi”. 

Grate, caldo soffocante e buio anche di giorno

A Cuneo, dove sono 6 i palermitani al 41 bis, tra cui Giuseppe Biondino e Tommaso Inzerillo, “le finestre sono chiuse da 5 strati di schermatura che riducono sensibilmente il passaggio di luce e aria e che non trovano nessuna ragionevole giustificazione”. Stessa situazione a Viterbo, dove i palermitani sono 5, tra cui Giovanni Di GiacomoGirolamo Biondino e Leonardo Vitale. A Roma Rebibbia, dove sono 4 i palermitani, tra cui Pietro Aglieri ed Andrea Adamo, le grate “rendono il clima soffocante soprattutto nel periodo estivo” e “l’ambiente buio anche di giorno”. A Tolmezzo, dove sono 4 i palermitani, tra cui Filippo Guttadauro e Domenico Raccuglia il problema è che “la possibilità di svolgere qualsiasi attività culturale o sportiva è posta sistematicamente in contrasto con l’accesso all’ora d’aria” e bisogna dunque scegliere tra una cosa e l’altra. A Novara, dove i palermitani sono 6, tra cui Alessandro D’AmbrogioGregorio Di GiovanniFrancesco Guttadauro e Giovanni Buscemi, “la pavimentazione è rovinata e piena di buche”

Aree di passeggio dove è impossibile muoversi

In tutti gli istituti, poi, le aree di passeggio sono “dei meri contenitori grigi, privi di stimolazione visiva e avulsi da ogni elemento naturale, manca ogni attrezzatura e, ancor prima, manca spesso lo spazio per consentire una vera attività fisica, manca qualcosa a cui rivolgere lo sguardo e manca qualsiasi contatto con un elemento vitale (albero, cespuglio, pianta, terreno fertile). Generalmente – sottolinea il Garante – sono dei luoghi angusti, dei cubi di cementi, con una rete che li chiude in alto. Le mura che li circondano impediscono alla sguardo di uscire. L’unico elemento naturale raggiungibile è il cielo, distante e osservabile attraverso la rete”. 

Le “aree riservate” e la palestra di 9 metri quadri

Nelle così dette “aree riservate” (di cui Palma chiede l’eliminazione perché non previste da alcuna norma) di L’Aquila, al momento della visita, c’erano “infiltrazioni di acqua piovana, una doccia comune provvisoria ricavata dal bagno di una stanza di pernottamento, peraltro in pessime condizioni, con muffa diffusa sulle pareti”, inoltre “la così detta ‘stanza di socialità’, paradossalmente definita dalla direttrice come ‘saletta/palestra’ è una stanza di pernottamento di poco più di 9 metri quadri attrezzata con un tavolino, due sedie, uno sgabello, una cyclette e altri due attrezzi. La stanza è quindi ingombra e non consente a tre persone di utilizzarla contemporaneamente”.

No a giornali, tv e pc: “Si comprimono i diritti all’informazione e allo studio”

Il Garante si sofferma poi sull’assenza di programmi individuali per l’accesso alle attività riabilitative, come lo studio, la formazione al lavoro ed il lavoro e “l’impossibilità di qualsiasi contatto con i propri affetti che incide, nello svolgersi degli anni, sul benessere psicofisico della persona soggetta alla restrizione”. Stigmatizza anche la compressione – ingiustificata – del diritto all’informazione dei reclusi al 41 bis, sia in relazione alla “fruizione del televisore consentito solo in orari stabiliti” che all’acquisto limitato di quotidiani. A Novara non è consentito comprare “Domani”, “Il dubbio” e “Il manifesto” e “solo attraverso l’abbonamento del cappellano è stato possibile per alcuni detenuti avere ‘Avvenire'”. Da qui il suggerimento di estendere l’uso di lettori elettronici (attualmente limitato alla consultazione di atti giudiziari e per il tempo strettamente necessario), che faciliterebbe la lettura di giornali e libri e non comprometterebbe la sicurezza semplicemente disattivando la connessione internet e attuando dei controlli sui dispositivi. Palma rimarca poi che il divieto di possedere pc nelle camere finisce per comprimere prima di tutto il diritto alla studio dei detenuti.

Fonte:https://www.palermotoday.it/cronaca/mafia/41-bis-boss-detenuti-cosa-possono-fare-garante.html