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Rende, la questione morale e il dilemma del sindaco Mazzetta

Da Iacchite -12 Maggio 2023

Correva l’anno 1981 e, precisamente, il 28 luglio Enrico Berlinguer rilasciava una storica intervista ad Eugenio Scalfari per La Repubblica affermando la necessità che i partiti tornassero a principi di onestà e correttezza nella gestione delle istituzioni, dei poteri dello Stato e del denaro pubblico. Si tratta dell’intervista che passò alla storia come quella della “questione morale”.

Il segretario del Partito Comunista affermò testualmente:

I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”. Molti italiani, secondo me, si accorgono benissimo del mercimonio che si fa dello Stato, delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni. Ma gran parte di loro è sotto ricatto. Hanno ricevuto vantaggi (magari dovuti, ma ottenuti solo attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti) o sperano di riceverne, o temono di non riceverne più”. 

La questione morale, per non trattare oggi dei partiti, di cui parlò Berlinguer oltre 40 anni fa è da tempo la questione nazionale più importante, irrisolta e aggravata all’attualità delle cose, e descrive alla perfezione la situazione politica che vive Rende, sebbene gli attuali amministratori della cittadina oltre Campagnano siano ben lontani per cultura e moralità dagli uomini politici a cui si riferiva il grande Enrico.

Ideali e passione civile zero, arroganza e spregiudicatezza caratterizzano il loro operato per assecondare interessi di parte e accontentare i privati – e che privati -, nell’affidamento di appalti di lavori e opere pubbliche e concessioni di beni (strutture e impianti sportivi) e servizi (ecologici, idrici, tributari e sociali) piuttosto che attuare una politica di sviluppo della propria città ed a tutto vantaggio della comunità amministrata, entrambe completamente abbandonate.

Gestione e macchina di potere e clientela hanno costituito la più squallida espressione della politica messa in campo per favorire con affidamenti e incarichi vari persone amiche e vicine anziché preoccuparsi di garantire servizi efficienti ai propri cittadini ed ai più bisognosi anche in un ambito più ampio dei confini comunali.

A questo quadro desolante e mortificante per un’intera collettività si aggiungono poi gli inutili idioti funzionali alla comunicazione ed esternazione in quanto giullari sempre pronti ad applaudire gli interventi del dominus e scodinzolanti come povere bestie in attesa di essere attenzionate e sfamate dal padrone.

E intanto si attendono con ansia e preoccupazione i giudizi per la veicolazione dei quali sono già in atto grandi manovre e giochi di prestigio da parte delle forze occulte presenti, assenti e distanti ma pur sempre unite nel mutuo soccorso.

A questo punto, premesso che lo scioglimento per mafia del comune di Rende sarebbe infangante per l’intera area urbana cosentina con gli tutti gli ordini costituiti a doverne pagare un prezzo – altro che comunità… – l’unica strada percorribile sembrerebbe la negoziazione: tradotto in soldoni, archiviazione del provvedimento in cambio però di dimissioni immediate da parte del sindaco esperto in mazzette ovvero città unica per fusione, ipotesi tardiva ma pur sempre realizzabile sin dalle prime battute giudiziarie.

Come a dire non è mai troppo tardi ovvero al peggio non c’è mai fine. Ma gli ultimi rumors ci dicono che il sindaco non si arrende e non vuole andarsene o quantomeno prima di dimettersi vorrebbe ancora farsi i cazzi suoi e dei suoi amici mafiosi e di conseguenza siamo qui ad attendere gli eventi. Il più vicino dei quali ci porta a Salerno, dove oggi il Gup lo ha condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione proprio per la vicenda delle mazzette al giudice Petrini. Basterà per avere le dimissioni?

Fonte:https://www.iacchite.blog/rende-la-questione-morale-e-il-dilemma-del-sindaco-mazzetta/