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Relazione del nostro segretario regionale al convegno sulla legalità indetto dal PRC a Formia

RELAZIONE DEL NOSTRO SEGRETARIO REGIONALE AL CONVEGNO SULLA LEGALITA’ PROMOSSO DA RIFONDAZIONE COMUNISTA A FORMIA IL 26 MAGGIO 2007

DUM ROMAE CONSULITUR SAGUNTUM EXPUGNATUR

La settimana scorsa, parlando a Roma con alcuni parlamentari di talune anomalie che riguardano le massime istituzioni –a cominciare dalla Prefettura e dalla Procura-della nostra provincia, sono venuto a conoscenza di un fatto di estrema gravità e che la dice lunga sulla reale volontà di contrastare efficacemente illegalità e mafie.

La Guardia di Finanza avrebbe accertato in Italia circa 3000 grosse movimentazioni di capitali di probabile “origine” illecita, ma di queste 3000 operazioni l’Istituto Italiano Cambi ne avrebbe segnalato alla Banca d’Italia appena una ventina.

Nessuno, ripeto nessuno, ad oggi ha avviato un procedimento penale nei confronti di chi si sarebbe reso responsabile di questo vero e proprio.. occultamento di capitali dubbi; come pure nessuno, a livello di governo centrale, ha pensato finora di rimuovere dai loro incarichi i responsabili di tale grave comportamento.

Ha ragione il Procuratore Scarpinato. Non cerchiamo illegalità e mafie al di fuori delle istituzioni. La mafia che sta fuori del Palazzo è la manovalanza, la cosiddetta “ala militare “. Quella vera, quella economica, dei “ colletti bianchi” come suol dirsi, è altra cosa, sta seduta nei consigli comunali, provinciali, regionali, in Parlamento, nei Ministeri, nei gangli dello Stato.

Andate a vedere “chi “ erano i frequentatori assidui dei ristoranti, a Terracina come a Roma, di Jonny Micalusi, arrestato nel 2003 per associazione a delinquere di stampo mafioso ed al quale ora il Tribunale di Latina ha sequestrato i beni dopo che la DDA lo ha classificato come il referente pontino della banda della Magliana.

Andate a vedere “chi” sta tentando di ritardare, svuotandolo completamente dei contenuti iniziali che puntavano a salvare dall’assalto definitivo della camorra, l’approvazione della legge della Regione Lazio di istituzione del Parco dei Monti Musoni e del Lago di Fondi.

Fatevi dire “chi” non ha voluto sciogliere, così come è stato fatto per la vicina Nettuno, l’amministrazione comunale di Ardea dove è stata accertata una situazione da brivido.

Domandatevi il “perché” del rifiuto dei Prefetti di Roma, Latina, Frosinone di applicare le direttive dell’ex Ministro degli Interni ed attuale Capo dello Stato Napolitano relativamente all’integrazione dei Comitati provinciali per la sicurezza e l’ordine pubblico di un magistrato della Direzione Nazionale Antimafia, unico conoscitore della reale situazione sul territorio in quanto l’art. 416bis del C. p. riconosce solamente alla DDA la competenza a trattare i reati associativi di stampo mafioso.

Oggi il Capo dello Stato, nella lettera a Maria Falcone, scrive “Sono sempre più convinto che la lotta alla mafia e l’appello a una cultura della legalità abbiano bisogno di un grande movimento di popolo “

Il Capo dello Stato cominci a far rimuovere quei Prefetti, come quelli di Roma, Latina e Frosinone, che hanno disatteso le sue direttive. Cominci, cioè, a far ripristinare la legalità in quegli ambienti preposti a far rispettare la legalità!Noi abbiamo informato, senza avere riscontro, il Capo dello Stato ed il Ministro degli Interni Amato.

L’altro giorno a Palermo quest’ultimo ha dato del “giustizialista ingiusto” a Francesco, un ragazzo che pubblicamente, durante la manifestazione in memoria di Giovanni Falcone, gli chiedeva chiarimenti in ordine alla presenza nel Parlamento (e nella Commissione Parlamentare Antimafia) di persone condannate.

Più volte abbiamo richiamato l’attenzione dei vertici istituzionali della nostra provincia sulla necessità di aggiornare le tecniche investigative nell’azione di contrasto della criminalità organizzata e delle mafie.

Da una costante a radicale azione di monitoraggio da noi svolta sul territorio abbiamo rilevato che, mentre a livello nazionale almeno un terzo del PIL è in mano alle mafie, nella nostra provincia l’infiltrazione nella economia è a livelli inquietanti. Anche qui a Formia, a Minturno e nel sud pontino intero ci sono presenze ed attività economiche allarmanti.

Non posso fare nomi e cognomi per ovvi motivi, ma, credetemi, la situazione non è tale da lasciare tranquilli. Chi ha la possibilità di leggere le dichiarazioni di Francesco Schiavone alla DDA troverà nomi di persone che stanno in zona. E non sono i soliti nomi che sentiamo da 20 anni…

Allora è pure utile che si arrestino a Formia Fabricino, Matano e quant’altri, o Del Villano a Cassino, che si sequestrino i beni dell’avvocato della camorra; ma, se non si va a scandagliare tutto il mondo del commercio e delle compravendite immobiliari, oltreché delle banche, si fa un lavoro inutile.

L’ex Sottosegretario agli Interni Mantovano, rispondendo ad un ‘ interrogazione parlamentare sulla presenza mafiosa in provincia di Latina, ha scritto che le attività delle mafie nel sud pontino si esercita “principalmente nei settori agro-alimentare, ittico, industriale ed edilizio (in quest’ultimo mediante la creazione, ad esempio, di società finanziarie ed immobiliari) ”. Quando parla di mafie, l’ex Sottosegretario agli Interni scrive anche di “imprenditori locali “ collegati con i clan, le cosche e le n’drine. IMPRENDITORI LOCALI, sottolineo. Il S. Procuratore Nazionale Antimafia De Ficchi in sua sua relazione ha scritto, fra l’altro:… ”Mi è stato segnalato dai colleghi di Latina che vi è un interessamento a livello di penetrazione, infiltrazione patrimoniale negli acquisti di supermercati ed immobili nella loro provincia e che vi sarebbero attualmente investimenti in questo campo… ”.

Allora se la Guardia di Finanza non fa indagini sull’origine dei patrimoni, come mi risulta che non si fanno nella nostra provincia o se ne fanno poche, non si fa un’azione efficace di contrasto delle mafie.

Come non si fa un’azione efficace di contrasto delle mafie se non si colpisce il livello politico.

Qui si apre un capitolo delicato.

A parte la vicenda dei lavori nel porto di Gaeta, dove la Squadra Mobile di Palermo, trovò un’impresa che faceva capo alla famiglia Riina che si aggiudicò i lavori grazie ad appoggi di politici, ci sono amministratori e funzionari comunali che hanno rilasciato licenze e concessioni edilizie, autorizzazioni sanitarie e quant’altro a persone sospette. Perché tali amministratori e funzionari non vengono inquisiti per associazione mafiosa, malgrado le denunce presentate in Parlamento ed alla Regione da tanti nostri rappresentanti, fra i quali il Sen. Bonadonna, l’on. Caprolicchio, il Sen. Pasetto e, per quanto riguarda la Regione, Peduzzi ed altri?

Perché non si indaga sulle residenze anagrafiche concesse a persone che abitano in Campania e vengono a votare in questi comuni (Ss. Cosma e Damiano, Minturno ecc)?

Ci sono tante altre domande alle quali non si risponde. Ne citiamo solamente alcune:

1) cosa c’è dietro l’assassinio dell’avv. Mosa di Terracina?;

2) e dell’avv. Di Maio ad Aprilia?;

3) e di Don Bruschin a Borgo Montello?,

4) e dietro il suicidio del Comandante della Guardia di Finanza di Fondi, capitano Fedele Conti?

La provincia di Latina va considerata la provincia dove le domande restano tutte senza una risposta, dove l’illegalità è radicata e diffusa, come coraggiosamente ha rimarcato più volte il Presidente del TAR dr. Bianchi.

E’ possibile, in queste condizioni, apparire credibili agli occhi dei cittadini quando si va a parlare ad essi di legalità?

Abbiamo letto con particolare attenzione le dichiarazioni di fine anno del Questore D’Angelo e dei Coll. Rotondi e Verdolotti. Finalmente, dopo anni di non sufficiente attenzione, tutti ammettono ora un forte radicamento delle mafie in provincia di Latina. Ma non bastano le dichiarazioni alla stampa; vogliamo fatti. FATTI! Non siamo d’accordo con il Col. Rotondi, con il quale recentemente ho avuto un franco confronto, quando dice che “occorrono più carabinieri”. Il discorso non è quantitativo perché, per contrastare le mafie, occorrono poche cose:

1) una consapevolezza del fatto che le mafie si sono trasformate in IMPRESA e, quindi, nuove tecniche investigative;

2) un lavoro di “intelligence” fatto da pochi uomini e donne che sappiano mettere il naso nelle movimentazioni finanziarie e sappiano individuare l’”origine “ dei capitali che vengono investiti;

3) una ferma volontà di individuare e colpire quanti a livello politico ed istituzionale si rendono complici, in maniera diretta od indiretta, delle mafie.

4) un coordinamento fra le forze dell’ordine;

5) l’istituzione in provincia di Latina di un reparto dei GICO e dei ROS;

6) l’istituzione della Procura della Repubblica a Gaeta, così come ci sono quelle di Cassino, Velletri e Civitavecchia ecc;

Siamo consapevoli del fatto che il discorso è tutto politico perché, quando non si trasferisce un Prefetto che non applica le direttive del Ministro degli Interni e minimizza il pericolo della presenza mafiosa sul nostro territorio e che, quindi, non dà un impulso adeguato alle forze dell’ordine, allora il discorso investe i vertici della politica e delle istituzioni!

Allora non prendiamoci in giro andando a parlare di legalità quando l’illegalità è proprio nelle Istituzioni!C’è, poi, un discorso da fare sulla “Giustizia” a Latina.

“La Procura della Repubblica di Latina-commenta Tony Ortoleva il 28 gennaio u. s. su “Latina Oggi” le dichiarazioni del Presidente della Corte di Appello di Roma Giovanni Francesco Lo Curto- veste la maglia nera in quasi tutte le classifiche relative ai tempi di svolgimento delle pratiche legali, dal processo con giudice monocratico a quello collegiale, passando per i rinvii a giudizio fino alle archiviazioni”

E, qui, potremmo parlare fino a domani, ma preferiamo concludere con una domanda:

su un territorio in cui non c’è certezza del diritto e sul quale non si coinvolgono i cittadini, dopo averli adeguatamente informati, come si fa a parlare di legalità??