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Reggio, il potere di Marra e don Strangio. La massomafia al Governo con Nitto Palma ed Elio Belcastro e le mani su Regione e Fincalabra

Da Iacchite -28 Agosto 2023

Antonio Marra è il professionista di Reggio Calabria accusato dalla Procura dello Stretto, di essere uno dei vertici della cupola segreta e braccio destro del “dominus” Paolo Romeo. E’ stato condannato a 17 anni in primo grado nel processo Gotha.

Antonio Marra e Paolo Romeo sono considerati dai giudici parti di un sistema che avrebbe il proprio vertice nella ndrangheta riservata. In una conversazione ambientale del 15 settembre 2011 le menti raffinate che hanno vissuto in prima linea (e quasi sempre nell’ombra) le più oscure trame della città di Reggio Calabria parlano di scommesse (quasi) perse e progetti falliti.

Braccio destro e storico sodale del principale indagato, Paolo Romeo, per i pm reggini Marra avrebbe aiutato Romeo nella scalata criminale alla Perla dello Stretto, noto centro commerciale del reggino, la cui riapertura sarebbe stata dettata nei tempi e nei modi dai legali finiti in manette. Su di loro però pende anche un’altra più grave accusa, su cui indagini e approfondimenti sono ancora in corso. Per la Dda reggina – è emerso dal decreto di perquisizione eseguito contestualmente al fermo – tanto Marra come Romeo, insieme a nomi noti delle professioni reggini sono parte di una loggia massonica segreta impastata di ‘ndrangheta, di cui si è servita e a cui è servita, per condizionare la politica e l’economia reggina, di fatto prostituendo ogni possibile prospettiva di sviluppo a privilegi e desiderata di pochi.

L’avvocato Marra vantava diversi contatti, sia con appartenenti alle istituzioni, sia con appartenenti alle consorterie criminali. Nelle motivazioni della sentenza si parla anche dei suoi rapporti con don Pino Strangio, anche lui condannato a una pena pesante in primo grado: 9 anni e 4 mesi.

Per anni il controverso sacerdote è stato ascoltato mentre discuteva di finanziamenti regionali, chiedeva nomine o indicava candidati, chiacchierava con politici, dirigenti e funzionari, organizzava cene e convegni.

LE ACCUSE – Un’attività finalizzata in tutto e per tutto a favorire la ‘ndrangheta secondo i magistrati di Reggio Calabria, che hanno condannato in primo grado don Pino Strangio per concorso esterno in associazione mafiosa e violazione della legge Anselmi, aggravata dall’aver favorito i clan. Un’accusa pesantissima su cui il religioso non ha proferito verbo, contrariamente agli anni in cui – senza timore di essere intercettato – avrebbe discusso per telefono di affari e candidature.

LAGANA’ – In una conversazione del 22 gennaio 2011 Strangio invita Marra ad una frittolata dicendo che vi avrebbe partecipato pure il vescovo e un certo Laganà, che precisava essere a capo delle infrastrutture in Calabria. Si trattava di un incontro riservato a pochi, solo 5 persone. La polizia giudiziaria ha identificato il Laganà in Giovanni Laganà, classe ’68, direttore generale del Dipartimento numero 9 Infrastrutture, Lavori Pubblici, Politiche della Casa Risorse idriche, ciclo integrato delle acque della Regione Calabria, 

IL CANDIDATO DI DON PINO – All’epoca, il religioso e Marra hanno un rapporto quasi quotidiano. Ed è spesso tramite lui – e i rapporti che per conto di Paolo Romeo cura e tesse – che per i magistrati don Pino ha accesso a uffici, denari e giochi politici. È il circuito di Marra e Romeo che gli permette di sponsorizzare la candidatura del cugino Antonio Costanzo, quando si tratta di mettere insieme le liste per le elezioni provinciali. «Lui – spiega il sacerdote intercettato dagli investigatori – è di San Luca, nato a San Luca, ma abita e risiede come vicesindaco a Sant’Ilario». Proprio quell’amministrazione che di lì a poco verrà sciolta per mafia.

SPONSORIZZAZIONI – Le liste sono quelle di Noi Sud e la selezione – emerge dalle conversazioni agli atti dell’inchiesta – è stata gestita in tutto e per tutto da Romeo e dai suoi accoliti. Che gradiscono fino ad un certo punto la candidatura proposta da don Pino. «Costanzo, il cugino di Don Pino, “non c’intra un cazzu che faci n’drangheta”» si fa scappare Paolo Romeo nel corso di un’intercettazione, vaticinando le scarse speranze di successo elettorale. In ogni caso – affermano gli investigatori – la sua candidatura è considerata «utile» perché – si legge nelle informative – «sponsorizzato dalle varie consorterie mafiose della zona e da don Pino Strangio».

NOMINE A RICHIESTA – D’altra parte, le indicazioni del religioso sembrano essere sempre tenute in considerazione. Persino per l’Automobile club. «Parlando con Pachito (al secolo il dirigente regionale Pasquale Melissari, ndr) – gli dice l’avvocato Marra al telefono – pensavamo se ci indicavate un nome che rappresenta tutta la parte ionica… una persona appassionata… un giovane insomma che vuole… per metterlo nella lista di…del…per l’elezione del Consiglio di amministrazione…dice parliamo con don Pino… con il Vescovo… se hanno a qualcheduno… una persona vicina a loro… che bravo… insomma che appassionato di queste cose lo mettiamo». Di suo però don Pino si sa muovere eccome.

IL NOSTRO ASSESSORE – E senza timidezza alcuna lo racconta all’avvocato Marra, cui riferisce: «Io sono qui all’assessorato che dovevamo elaborare un passaggio di un nostro candidato all’assessorato alla Cultura e ce l’ho fatta… insieme all’assessore Bartolo della fondazione».

BELCASTRO, PALMA E IDONE – Dalle registrazioni si comprende che a una riunione parteciperanno Romeo, Idone, «viene pure penso l’onorevole Elio Belcastro» annuncia trionfante Marra, che poi conclude «una decina di persone saremo». Belcastro ovviamente è da intendersi il parlamentare Elio Vittorio Belcastro, che in effetti veniva nominato il 28 luglio 2011 sottosegretario di Stato del Ministero dell’Ambiente, allora retto dal ministro Stefania Prestigiacomo. E l’altra cosa che commentavano è che ne avevano fatti due, in quanto era stato designato anche il ministro Palma, da intendersi il ministro Nitto Palma, identificato in Nitto Francesco Palma, ministro di Grazia e Giustizia, eletto il 27 luglio del 2011 e in carica sino al 16 novembre 2011 e ancor prima sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno.

Nitto Palma era stato eletto al Senato per la XVI legislatura nella Circoscrizione Calabria nelle file di Forza Italia. Nella conversazione i due dicono di cercare Nuccio Idone, atteso che lo stesso era stato designato da Paolo Romeo per affiancare Elio Belcastro quale consulente esterno del Ministero dell’Ambiente… Il Romeo in particolare dissentiva sulla indicazione da parte del Belcastro del nominativo di Idone quale presidente del Cda della Leonia assumendo di doverlo tenere “fuori tiro” cioè al riparo da indagini giudiziarie a cui sarebbe stato esposto ove coinvolto nella gestione della partecipata in quanto era il loro “pezzo migliore” e bisognava farlo crescere politicamente proiettandolo verso le istituzioni centrali.

Dalle conversazioni messe a confronto si trae pertanto che il rallegramento di Antonio Marra e don Pino Strangio per la designazione dei due politici, Elio Belcastro e Nitto Palma, negli importanti ruoli istituzionali, non rispondeva ad una soddisfazione meramente politica, bensì alla conferma dello sviluppo del progetto di infiltrazione di uomini compiacenti e disponibili (Idone e Belcastro) ad assecondare le pretese particolari di Paolo Romeo e Antonio Marra e pertando della criminalità organizzata.

Il Belcastro, che aveva già fatto il nome dell’Idone per la designazione a presidente della Leonia, alla indicazione del Romeo immediatamente vi si adeguava, assumendo di aver già chiesto un budget per la nomina di un assistente, così predisponendo la struttura utile alla designazione dell’Idone all’interno del Ministero dell’Ambiente.

L’ASSO FINCALABRA – Con altrettanta nonchalance il religioso e il legale discutono di finanziamenti comunitari – e di come sfruttarli – quando Marra viene nominato responsabile del microcredito per la provincia di Reggio Calabria nella finanziaria regionale Fincalabra. Un ente in house della Regione Calabria che, come ha rivelato l’ex sottosegretario Alberto Sarra negli interrogatori, è «uno strumento fondamentale» per il gruppo che fa capo a Romeo perché gestisce i finanziamenti regionali e comunitari. Non a caso – ha messo a verbale Sarra – il medesimo gruppo avrebbe spinto per la nomina nel cda di Nuccio Idone, poi diventato vicepresidente di Fincalabra. E proprio in quel periodo, Marra diventa responsabile del microcredito. E ovviamente – svelano le indagini –avrebbe cercato di favorire gli amici. Come don Pino.

IL PADRONE DEI FINANZIAMENTI – «In che cosa consiste il microcredito? – spiega Marra al religioso – Nel finanziare una serie di piccole attività, non di grosse attività: dal fruttivendolo, che ti devo dire, a quello che vuole fare la macelleria, che vuole fare la lavanderia, che vuole fare, un negozio di pittura, ti dico le cose che già… le pratiche che ho visto no…? E l’erogazione avviene in questo modo, è un’istruttoria molto sommaria perché è per le persone disagiate, quindi anche chi ha avuto un protesto, chi ha avuto, chi è uscito dal carcere… stiamo finanziando un locale a Gioia Tauro di un ragazzo che ha fatto sedici anni di carcere, ed è uscito ora… tutta la gente che non ha la possibilità di accedere al credito bancario delle finanziarie, quindi noi gli diamo la possibilità di avere questa liquidità, per aprire delle piccole attività». I soldi poi – quanto meno in teoria, considerate le cause che l’avvocatura regionale tuttora si sobbarca per recuperare fondi spariti – devono essere restituiti, mentre la Regione si occupa di pagare gli interessi accumulati.

TROVAMI TRE PERSONE – Don Pino pensa a vari progetti possibili, un caseificio, «ma questa è una cosa mia», una sartoria. E Marra entusiasta, ribatte: «Tu se trovi tre persone io gli do fino a settantacinque mila euro, se hanno problemi o hanno avuto problemi, il venti percento che è garantito dalla banca, mentre l’ottanta percento è garantito dalla Regione Calabria, non gli viene dato perché la Banca non ha le garanzie, quindi di settantacinque mila euro tieni conto due per cinque dieci, due per sei, tieni conto sono quindici ne prende sessanta, subito, i quindici li prende dopo un anno quando comincia a pagare le rate, man mano che lui rientra gli vengono ridati, perché li ha rientrati». Un progetto che poi si blocca perché gli aspiranti destinatari dei finanziamenti sponsorizzati da don Pino, non si sono neanche preoccupati di allegare i preventivi e a Catanzaro hanno paralizzato le pratiche. Ma anche lì Marra promette di metterci una pezza.

Dalle conversazioni esaminate si coglie un forte intreccio di interessi tra Antonio Marra e don Pino Strangio. I due partecipavano ad organismi associativi culturali ma condividevano anche interessi politici nel sostegno delle candidature locali. Il Marra inoltre, attraverso il suo ruolo di ccordinatore di Fincalabra per la provincia di Reggio (novembre 2011) per la concessione del microcredito, era il tramite delle richieste di don Strangio a vantaggio di soggetti che venivano pertanto favoriti per il conseguimento di fondi pubblici per l’avvio di attività imprenditoriali. L’intercessione del parroco per l’assunzione in enti privati o per la percezione di denaro pubblico nell’ambito dei progetti di Fincalabra potrebbe non destare rilevanza penale nella misura in cui si presta ad essere interpretata come l’intercessione del prelato per favorire soggetti economicamente bisognosi.

Tuttavia ciò che rileva è il pieno coinvolgimento dello Strangio, insieme a Marra e a Romeo, nel sostegno politico ai candidati designati nella fucina del circolo Posidonia e soprattutto la sua consapevolezza in ordine al metodo elettorale e allo scambio che vi era sotteso. I politici designati non solo venivano sostenuti a San Luca dallo Strangio ma erano anche coinvolti sul territorio a banchetti e conviviali ai quali prendevano parte, senza schermature, il Marra e il Romeo nonché persone sul territorio raccolte dallo stesso Strangio. Quella dei conviviali di San Luca era l’occasione in cui lo Strangio introduceva alla presenza dei politici, ma anche di Marra e Romeo, soggetti del territorio di San Luca affinché formulassero le loro richieste ai politici.

Elio Belcastro, per la cui designazione a sottosegretario al Ministero dell’Ambiente lo Strangio si era rallegrato dicendo che faceva parte dei nostri, veniva condotto pertanto a San Luca nel pranzo a cui prendevano parte altre 15 persone, tra cui anche il Marra, affinché potesse essere presentato e interloquire con soggetti di San Luca e non certo di disegni e strategie politiche ma piuttosto delle pretese particolari di chi lo aveva eletto.

Fonte:https://www.iacchite.blog/reggio-il-potere-di-marra-e-don-strangio-la-massomafia-al-governo-con-nitto-palma-ed-elio-belcastro-e-le-mani-su-regione-e-fincalabra/