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Reggio Emilia, minaccia in aula la giudice: “E’ un morto che cammina”-SOLIDARIETA’ DELL’ASSOCIAZIONE CAPONNETTO ALLA GIUDICE BERRETTI

La Repubblica, Venerdì 12 LUGLIO 2019

Reggio Emilia, minaccia in aula la giudice: “E’ un morto che cammina”

Cristina Beretti, presidente del Tribunale, attaccata da Francesco Amato, esponente della ‘ndrangheta, condannato per il sequestro di cinque dipendenti di un ufficio postale. La solidarietà di Libera alla magistrata

di GIUSEPPE BALDESSARRO

REGGIO EMILIA – “Volevo solo far sapere che Cristina Beretti è un morto che cammina”. Non si è fatto problemi Francesco Amato a minacciare in aula la presidente del Tribunale di Reggio Emilia. Ha strappato di mano il microfono ad un tecnico ed ha emesso la sua sentenza.

Lo ‘ndranghetista originario di Rosarno (Reggio Calabria) ieri è stato condannato a 6 anni e 4 mesi per il sequestro di cinque dipendenti (era il 5 novembre scorso) di un ufficio postale alle porte di Reggio Emilia, ed è stato durante l’ultima udienza del processo che ha pronunciato minacce pesanti bei confronti della Presidente.

L’uomo si trova in cella a Terni dove sta scontando una pena di 19 anni per associazione mafiosa dopo la sentenza “Aemilia”, il processo contro i clan della ndrangheta al Nord. Dal carcere umbro il 56enne ha parlato in video collegamento dando vita a uno show, interrompendo spesso la giudice Silvia Guareschi che a un certo punto è stata costretta a spegnergli il microfono. Lui però non ha desistito ha rubato quello di un tecnico e ha continuato con le sue invettive.

Sul sequestro Amato ha spiegato: “A convincermi a liberare gli ostaggi è stata il giudice Cristina Beretti, ma poi non ha voluto mantenere la promessa. Volevo farle sapere che era a rischio, che è un morto che cammina”. Infine ha aggiunto: “Il sequestro l’ho fatto per il terrorismo che c’è a Reggio, non per difendere me stesso. Non volevo fare male a qualcuno. Volevo parlare con Matteo Salvini, ma anche lui si è rivelato un traditore”.

Alla conclusione dell’udienza fiume è stata dichiarata chiusa l’istruttoria. Il pm Iacopo Berardi aveva chiesto dieci anni per i reati di sequestro di persona aggravato e porto d’arma abusivo (usò un coltello per tenere in scacco i dipendenti). Ma il giudice lo ha condannato a 6 anni e 4 mesi riconoscendogli le attenuanti generiche.

Sulla vicenda è intervenuta Libera. Dice l’associazione di don Luigi Ciotti: “Esprimiamo la nostra piena solidarietà alla dottoressa Cristina Beretti, le cui doti umane e la cui grande professionalità abbiamo avuto modo di apprezzare e di vedere confermate nel corso delle 195 udienze del primo grado del rito ordinario del processo “Aemilia””.