13 Dicembre 2023 – 13:21
Inizialmente accusato di aver riciclato denaro per il clan Belforte, il Gip di Perugia ha “declassato” il reato in autoriciclaggio
MARCIANISE (l.v.r.) – Secondo il Gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata di Perugia, reparto meglio conosciuto come Gico, sezione d’élite la Guardia di Finanza, l’imprenditore di Marcianise di 55 anni, indagato dalla Procura di Perugia insieme alla moglie, 52 anni, e ad una donna cinquantasettenne di origine Svizzera, avrebbe riciclato denaro per il clan Belforte.
Questa accusa, però, è stata declassata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Perugia che comunque ha accertato la presenza di ipotesi di reato quali autoriciclaggio e emissione di false fatture.
La Guardia di Finanza di Perugia ha quindi potuto eseguire il provvedimento di sequestro emesso dallo stesso gip umbro nei confronti del business man, ritenuto dagli inquirenti comunque attiguo al clan dei Mezzacane.
Come già raccontato nell’articolo di ieri, si tratta di un imprenditore marcianisano operante nel settore alberghiero e nel settore edile.
Secondo le accuse della procura di Perugia, che vede come suo capo, come procuratore, l’ex magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Raffaele Cantone (intervistato da CasertaCE sul caso dell’imprenditore ritenuto colluso con il clan dei Casalesi, Raffaele Pezzella, e gli affidamenti della Provincia),
l’imprenditore marcianisano avrebbe creato società nominali, scatole vuote per l’emissione di fatture, chiaramente false, negli anni tra il 2014 e il 2017.
I finanzieri del Gico di Perugia hanno sequestrato quattro villette in fase di costruzione situata nel comune di Marsciano.
Secondo le indagini dei militari, l’imprenditore 55enne avrebbe costruito queste villette attraverso i guadagni scaturiti dai proventi illeciti dei reati fiscali e sarebbe stato pronto a venderle, chiaramente con un lauto guadagno.
Oltre agli immobili, sono stati sottoposti a sequestro le risorse su alcuni conti correnti riconducibili agli indagati per un ammontare di circa 3.000 euro, nonché le quote di una società di proprietà degli stessi, dal valore di circa 25.000€.
Il valore complessivo dei beni cautelati ammonta ad oltre 200 mila euro.