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Questo Stato sta dimostrando di non amare troppo,malgrado gli slogan,i Testimoni di Giustizia.I casi di Barbagallo,Leonardi,Mangiardi,Grasso,Franzé e di tanti altri ancora……………..

INCREDIBILE.  ASSURDO.   RIDICOLO.  IRRESPONSABILE.  VERGOGNOSO.

NON SAPPIAMO COME  PIU’ DEFINIRE  IL COMPORTAMENTO DEL SERVIZIO CENTRALE PROTEZIONE DEL MINISTERO DELL’INTERNO NEI RIGUARDI DEI TESTIMONI DI GIUSTIZIA SOTTOPOSTI ( SI FA PER DIRE)  A TUTELA.

 

 

A Salvatore Barbagallo,di Vibo Marina – del  cui caso se n’é occupata ampiamente  la  trasmissione di RAI 3 di domenica scorsa “I dieci comandamenti”- viene negata la scorta anche quando é chiamato a testimoniare nei processi contro i Mancuso.

Per non parlare di quanto gli é capitato  e gli sta capitando all’ Ospedale Militare di Messina dove  a distanza di 9 mesi dalla data della visita medica alla quale  é stato sottoposto non trovano ancora il tempo di stendere il relativo verbale che avrebbero dovuto redigere per legge  entro 45 giorni.

E’ una lotta continua e quotidiana con Prefetti,  Questori,Direttore del Servizio Centrale Protezione,Commissione Centrale,Segreteria del V.Ministro,NOP,Segreteria e Gabinetto del Ministro,Commissione Parlamentare Antimafia  e chi più ne ha più ne metta.

Ogni scusa é buona per negare a questa nobile categoria di cittadini – poco più di ottanta uomini e donne,per lo più ex imprenditori massacrati dalla mafia   – i diritti sanciti dalla legge.

Si ricorre ad ogni cavillo burocratico per far quasi capire loro   che si sbaglia   a denunciare le violenze subite dai  mafiosi.

Ed infatti da anni nessuno denuncia più.

Potremmo citare tanti altri casi,da quello di Gennaro Ciliberto a quelli di Luigi Leonardi,Giuseppe Grasso,Francesca Franzè  ecc.,oltre a quello già descritto   di Salvatore Barbagallo,a supporto di questo convincimento.

Lo Stato,questo Stato – almeno chi lo  rappresenta nei territori  – sta dimostrando di non nutrire molta simpatia per chi denuncia i mafiosi.

 

Leggete questo altro caso che riguarda Rocco Mangiardi,un altro ex imprenditore ,come Barbagallo e Leonardi,Grasso,Franzé ecc. e del quale si occupa oggi “Avvenire”:               

Avvenire | –   9 Martedì, 9 Agosto 2016

Il Viminale a Rocco Mangiardi, testimone di Lamezia Terme

«Le confermiamo la scorta ma la macchina la deve mettere lei». No, non è uno scherzo, ma quanto si è sentito comunicare quattro giorni fa Rocco Mangiardi, imprenditore di Lamezia Terme, da sette anni sotto tutela dopo la decisione di denunciare gli inviati del clan Giampà che erano venuti a chiedere il pizzo. Per il ministero dell’Interno ha diritto a un uomo di scorta (finora ne aveva due) ma, come si legge nella comunicazione, «la misura sarà attuata mediante l’utilizzo di un’autovettura di proprietà dell’interessato ». Ovviamente non blindata. E visto che Rocco non guida, toccherà all’unico poliziotto farlo, con evidenti problemi in caso dovesse intervenire. Ma lui non arretra. «Malgrado quello che mi sta succedendo non cambio idea – ci dice con un sorriso –. Anche se mi lasciano senza tutela. Piuttosto è una questione di principio. Lo Stato non può pretendere che per tutelarmi io gli compri la macchina ». Tutto comincia nel 2006, quando Rocco fa nomi e cognomi dei mafiosi inviati dalla cosca. Cosìnel maggio 2007 scatta l’’Operazione progresso’. Il 9 gennaio 2009, nell’aula del tribunale indica i suoi estorsori, guardandoli in faccia. Non era mai successo nella sua città. Testimonianza preziosissima. I quattro esponenti del clan vengono condannati a pene pesanti, confermate fino in Cassazione. La tutela è arrivata pochi giorni dopo la testimonianza. «Mi fecero capire che c’era anche la possibilità di andare via ma io sono rimasto. Non gliela dò vinta. Di mestiere faccio l’imprenditore e voglio continuare a farlo nella mia città. Non sono testimone di professione». Gli assegnano un’auto blindata e due uomini. «Il tempo di un po’ di passerelle di politici che volevano incontrarmi. Dal secondo anno siamo scesi a una Fiat Stilo. Io non mi sono mai lamentato ma nessuno in Italia ha una Stilo, non blindata e che passa più tempo in officina ». Ci sarebbe da ridere, se non fosse che Rocco non si è certo fermato. «Ogni nuova inchiesta mi costituisco parte civile». Ed è particolarmente orgoglioso perché «un ragazzo si è pentito anche sulla base di quello che ho detto nel processo. In aula mi ero sfogato col boss: ‘Non ti avrei mai dato i soldi per far sì che tu pagassi ragazzi come questo per mettere bombe. Io pago chi lavora con me’. Il ragazzo si è addossato due omicidi e da lì si è smantellata la cosca». E i mafiosi non hanno dimenticato. «Due anni fa sui cassonetti davanti a casahanno dipinto due grandi croci rosse. Ho poi avuto varie lettere ma non l’ho mai fatto sapere. I mafiosi vogliono che si sappia per terrorizzare la gente ». Anche perché, avverte, «Lamezia non è certo tranquilla. È un focolaio perché ancora pagano tutti. E poi ci sono i processi in corso». In tutto questo è arrivata l’incredibile richiesta del ministero. Come se non fosse più a rischio. «Per loro evidentemente no. Ma non c’è una motivazione. Credo che in questo modo vogliano che io rinunci alla tutela. Ma non l’ho chiesta io. Si prendano loro la responsabilità! E poi non credo sia finita la guerra alla ’ndrangheta. O no? Quindi se devono colpire un simbolo, sono io o don Giacomo Panizza (prete impegnato sul fronte della legalità, ndr), con cui io faccio tante iniziative», incontrando scuole, associazioni, in Calabria e fuori regione. Eppure «dopo tante passerelle non è venuto nessuno a chiedermi ‘come stai?’. Solo alcune persone qui a Lamezia, in particolare i familiari delle vittime. Sono loro la mia tutela. Sarebbe tanto importante per la mia famiglia una pacca sulla spalla da parte dello Stato, far capire alla gente che loro ci sono». Anche perché, ci tiene a sottolinearlo, «io come testimone di giustizia non ho mai chiesto un centesimo allo Stato. Lo dico con gioia e con dignità. Anche se economicamente per me è un momento difficile, io e la mia famiglia preferiamo stare in silenzio ». Però, aggiunge subito, «io ci sono sempre, adesso ancora di più. Sono tranquillo, un po’ arrabbiato, ma niente di che. Non voglio fare allarmismi. Lo Stato c’è sempre, è fatto di uomini e qualcuno può sbagliare, ma dobbiamo credere nello Stato, anche se in questo momento sento un grandevuoto».

UNA VERGOGNA !!!!!!!!!!!!