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Quello che avremmo voluto da Enzo Ciconte e Luisa Laurelli, Presidenti il primo dell’Osservatorio e la seconda della Commissione Sicurezza della Regione Lazio

IL NOSTRO APPREZZAMENTO PER L’OPERA DELL’OSSERVATORIO E DELLA COMMISSIONE SICUREZZA DELLA REGIONE LAZIO, MA CHIEDIAMO UNO SFORZO IN PIU’ SUL PIANO DELLA EFFICACIA E DELLA QUALITA’ DELL’AZIONE DI CONTRASTO DELLE MAFIE…

La Regione Lazio sta svolgendo un’opera eccellente sul piano della sensibilizzazione dell’opinione pubblica.

Un nostro grazie di cuore agli amici Enzo Ciconte e Luisa Laurelli, Presidenti rispettivamente dell’Osservatorio il primo e della Commissione Sicurezza la seconda, per quello che hanno fatto e stanno facendo sul piano della sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul fenomeno mafioso nel Lazio.

Mai, in passato, è stato fatto al riguardo quanto hanno fatto i due organismi citati (l’Osservatorio Sicurezza prima non c’era ed è stato istituito da pochi anni).

Ma ora, acquisita la consapevolezza della gravità del fenomeno e considerata la gravità della situazione, è necessario un salto di qualità.

Le mafie, malgrado gli sforzi compiuti, hanno raggiunto un livello di penetrazione nei tessuti economico, sociale, politico ed istituzionale del Lazio oltremodo inquietante.

Leggiamo della presenza nei Consigli regionale, comunali di consiglieri indagati per reati di natura associativa.

Ciò significa che qualcosa non ha funzionato e non funziona.

E’ questo “qualcosa” che va individuato, denunciato ed eliminato.

Qualche settimana fa abbiamo pubblicato la notizia della stipula da parte della Regione Piemonte, unica in Italia, di un patto stipulato con la Direzione Investigativa Antimafia in virtù del quale la Regione medesima si è impegnata a trasmettere alla DIA l’elenco di tutti i lavori e delle forniture di servizi pubblici.

Perché la Regione Lazio non fa altrettanto estendendo per legge tale obbligo anche ai comuni per quanto riguarda, non solo il settore pubblico, ma anche e soprattutto quello privato?

Proprio nelle ultime settimane, durante la nostra azione costante di monitoraggio, abbiamo individuato –informandone ovviamente chi di dovere-alcune situazioni nel Basso Lazio secondo noi oltremodo “ sospette”.

Si rende necessaria sempre più la costituzione di una sorta di rete, di organismo, fra gli apparati investigativi centrali, Regione, Comuni ed Associazioni che esca dal generico ed affronti sistematicamente il problema di un’azione sinergica, pur nel rispetto dell’autonomia di ognuno, sul piano dell’azione di contrasto delle mafie.

Una “rete”, un organismo, che affrontino le criticità, i limiti, le carenze, le omissioni anche, eventualmente, di apparati investigativi.

Un esempio?

In provincia di Latina c’è poca investigazione da parte della Guardia di Finanza sul piano degli investimenti immobiliari e sui patrimoni.

Perché?

E perché nessuno interviene?

E’ inutile snocciolare dati, statistiche e quant’altro se non si vanno ad eliminare i “ mali”, le deficienze, le carenze di organi dello Stato.

Ecco, noi avremmo voluto questo da Enzo Ciconte e Luisa Laurelli:

BISOGNA USCIRE DALLE GENERICITA’ PER PASSARE A PROVVEDIMENTI CONCRETI, INCISIVI, CHE LASCINO IL SEGNO DI UNA VOLONTA’ FORTE DI… FAR VERAMENTE MALE ALLE MAFIE SUL PIANO ECONOMICO E SU QUELLO DELLA COLLUSIONE CON SOGGETTI DELLA POLITICA E DELLE ISTITUZIONI!

Chiediamo troppo???