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Quella riunione a Polsi tra ‘Ndrangheta e Cosa Nostra per sconvolgere l’Italia

Quella riunione a Polsi tra ‘Ndrangheta e Cosa Nostra per sconvolgere l’Italia

di Claudio Cordova – Quattro livelli. La “Società minore”, la “Società maggiore”, la “Criminale” e un quarto, sovraordinato, a cui è difficile persino dare un nome per via dei coinvolgimenti, elevatissimi, che avrebbe avuto. Recentemente arrestato nell’ambito dell’inchiesta “Ombre nere”, curata dalla Dda di Caltanissetta, il collaboratore di giustizia Pasquale Nucera depone nell’ambito del maxiprocesso “Gotha”, che, a Reggio Calabria, vede alla sbarra la masso-‘ndrangheta, che sarebbe stata comandata dall’avvocato ed ex parlamentare, Paolo Romeo.

Rispondendo alle domande del pm Giuseppe Lombardo, Nucera ripercorre il proprio passato criminale e, soprattutto, le dichiarazioni rese, da collaboratore di giustizia, tra il 1995 e il 1996 alle autorità giudiziarie di Firenze e Palermo. Nucera riferisce di un “piano politico-criminale” elaborato dalla criminalità organizzata nel 1991. In particolare, ricorda che il 28 settembre 1991, in occasione della riunione annuale della ‘ndrangheta che si tiene presso il santuario di Polsi, cui egli partecipò quale rappresentante della famiglia Iamonte di Melito Porto Salvo, avevano partecipato, oltre ai vari capi della ‘ndrangheta, anche alcuni rappresentanti di famiglie napoletane, esponenti mafiosi calabresi provenienti da varie parti del mondo (Canada, Australia, Francia), tale Rocco Zito, in rappresentanza di “cosa nostra” americana e un personaggio di Milano, definito come “un colletto bianco” legato alla mafia siciliana e calabrese. Quest’ultimo, in particolare, dopo aver affermato che in Italia ci sarebbero stati degli “sconvolgimenti” (non meglio specificati), aveva rappresentato la necessità di una “pacificazione” fra le cosche calabresi (quelli, infatti, sono gli anni della seconda guerra di ‘ndrangheta), perché i siciliani delle famiglie americane ci tenevano molto per poter meglio realizzare un progetto politico, consistente nella costituzione di un movimento politico di “cosa nostra” definito “partito degli amici”.

Se della “Società minore” e della “Società maggiore” della ‘ndrangheta, tutto sommato, si ha un quadro conoscitivo sufficiente, molto meno si sa della componente “Criminale”, cui farebbero parte i grandi capi dell’ala militare e quasi nulla del livello sovraordinato, un vero e proprio tesoro, uno scrigno in cui tenere nascosto il patrimonio più prezioso della ‘ndrangheta: le relazioni con la classe dirigente e i pezzi dello Stato. Nucera parla quindi dell’esistenza di un comune progetto politico-criminale fra Cosa Nostra, altre organizzazioni di tipo mafioso (in particolare la ‘ndrangheta) e ambienti della massoneria deviata. Un progetto da attuare anche tramite una strategia del terrore con l’eliminazione di alti esponenti delle istituzioni ed altri attentati con finalità destabilizzanti.

Una vita da romanzo, quella di Pasquale Nucera: combattente nella legione straniera, ‘ndranghetista di livello con il ruolo della “Santa”, la creazione che, negli anni ’70 ha permesso alla ‘ndrangheta di entrare in contatto con la massoneria deviata, collaboratore di giustizia e, ora, nuovamente implicato in vicende criminali all’ombra dell’eversione nera. Nello scorso novembre, infatti, è stato fermato a Imperia insieme a un’altra ventina di estremisti di destra indagati per costituzione e partecipazione ad associazione eversiva e istigazione a delinquere. Nel corso della perquisizione a suo carico sono state rinvenute armi e parecchio materiale propagandistico. In particolare sono stati sequestrati un fucile, 33 coltelli e 3 machete. In un’altra abitazione in territorio francese riconducibile a Nucera, la Digos ha rinvenuto diversi fucili e una pistola. Nucera, 64 anni, ex legionario ed ex vicecoordinatore di Forza nuova per la provincia di Imperia era il reclutatore del gruppo e si proponeva come addestratore vantando la sua passata esperienza militare.

Già negli anni ’90, in qualità di ‘ndranghetista di rango, Nucera avrebbe avuto un ruolo nei progetti sovversivi dell’ordine costituito, in una fase calda per il mondo (con la caduta del muro di Berlino) e per l’Italia, essendo in atto il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica.

Nel corso della stessa riunione di Polsi, secondo il racconto di Nucera, il boss calabrese Francesco Nirta avrebbe poi spiegato che si trattava di conquistare il potere politico, abbandonando i vecchi politici collusi che non garantivano più gli interessi mafiosi, e facendo ricorso ad uomini nuovi per formare un partito che fosse espressione diretta della criminalità mafiosa da portare al successo elettorale attraverso una campagna terroristica. Tale “campagna” si sarebbe realizzata in due fasi: nella prima sarebbero stati eliminati alcuni esponenti dello Stato molto importanti perché impedivano alla mafia di incrementare il proprio potere; nella seconda si sarebbe passato a destabilizzare, mediante la strategia del terrore, “il vecchio potere esistente”, allo scopo di raggiungere il fine politico prefissato. I nominativi dei possibili obiettivi degli attentati ad esponenti delle istituzioni non vennero però esplicitati in quell’incontro, trattandosi di questioni che venivano decise in riunioni più ristrette.

Nucera ha spiegato che la riunione annuale al santuario di Polsi corrispondeva alla riunione delle gerarchie tradizionali della ‘ndrangheta. Sopra di queste esisteva un vertice gerarchico molto più ristretto nel cui ambito si prendevano le decisioni strategiche che poi, a Polsi, venivano discusse solo per un rispetto della forma ed al fine di mettere al corrente tutti gli affiliati di quanto, in realtà, veniva deciso altrove.

A quella riunione, stando al racconto di Pasquale Nucera, avrebbe partecipato anche Amedeo Matacena junior, rampollo della nota famiglia di armatori siciliani, poi politico in Calabria, fino al ruolo di deputato di Forza Italia e successivamente condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione in atti giudiziari e oggi latitante a Dubai.

La deposizione di Nucera, quindi, è importante nell’ottica della Dda di Reggio Calabria, che con il processo “Gotha” sta cercando di dimostrare i legami attuali (ma risalenti nel tempo) tra ‘ndrangheta e mondi occulti, quali la massoneria e i servizi segreti deviati. Una commistione, che – sempre secondo le dichiarazioni di Nucera – sarebbe conseguenza di una iniziativa di Licio Gelli che, per controllare i vertici della ‘ndrangheta, aveva fatto in modo che ogni componente della “santa”, ovvero la struttura di vertice dell’organizzazione criminale, venisse inserito automaticamente nella massoneria deviata. In ordine all’identificazione del “colletto bianco”, che aveva esposto il piano politico-criminale alla riunione di Polsi, Nucera ha precisato il cognome, Di Stefano. Un “faccendiere” lo definisce in aula Nucera: “Disse che bisognava appoggiare il nuovo “partito degli uomini” che doveva sostituire la D.C. in quanto questo ultimo partito non garantiva gli appoggi e le protezioni del passato”. Su input del pm Lombardo, Nucera ricorda anche i nomi di grande livello criminale che avrebbero partecipato a quella riunione a Polsi: “Tra gli altri erano presenti Pasquale e Giovanni Tegano, Santo Araniti, uno dei Mazzaferro di Taurianova e uno dei Mazzaferro di Gioiosa Ionica, , Marcello Pesce, uno dei Versace di Polistena, uno dei Versace di Africo, Antonino Molè, due dei Piromalli, Antonino Mammoliti ed altri”.

09 Gennaio 2020

FONTE:http://www.ildispaccio.it/