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Quattordici politici di Castellammare rischiano l’incandidabilità dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose

Quattordici politici di Castellammare rischiano l’incandidabilità dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose

Tiziano Valle e Ciro Formisano

Quattordici politici stabiesi rischiano l’incandidabilità per i prossimi due turni elettorali, dopo lo scioglimento del consiglio comunale di Castellammare per infiltrazioni della criminalità organizzata. Tra questi figurano l’ex sindaco Gaetano Cimmino, gli ex assessori Fulvio Calì, Giovanni Russo, Antonio Cimmino, Antonella Esposito e Sabrina Di Gennaro, oltre gli ex consiglieri comunali Francesco Iovino, Giovanni Nastelli, Annamaria De Simone, Emanuele D’Apice, Barbara Di Maio, Lello Tito, Vincenza Maresca ed Eutalia Esposito.Tutti dovranno comparire il prossimo 5 luglio davanti alla prima sezione civile del Tribunale di Torre Annunziata (presidente Marianna Lopiano), per la camera di consiglio nel corso della quale l’Avvocatura di Stato illustrerà i motivi della richiesta d’incandidabilità e i politici potranno eventualmente presentare memorie difensive.Nell’atto notificato dal Tribunale di Torre Annunziata viene specificato che «la proposta di scioglimento (presentata dal Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese) non reca espressa menzione degli amministratori responsabili», ma mette in rilievo «una rete di rapporti parentali e di frequentazioni che lega alcuni di essi con esponenti delle locali consorterie», e ancora «individua in seno al consiglio comunale amministratori gravati da pregiudizi di polizia, strettamente legati alle locali organizzazioni mafiose o riconducibili per legami familiari ad esponenti dei clan camorristici».Insomma – secondo l’accusa – se pur non sono state accertate finora responsabilità dirette della politica nei procedimenti amministrativi finiti nel mirino della commissione d’accesso (appalti e concessioni, soprattutto), la ragnatela di parentele e frequentazioni con esponenti della criminalità non può che aver favorito infiltrazioni mafiose a Palazzo Farnese.La relazione degli ispettori ministeriali aveva acceso i fari soprattutto sull’ex sindaco Gaetano Cimmino, sottolineando che fosse stato testimone di nozze di Guglielmo De Iulio, che ha parentele con persone condannate per camorra. E anche, come alcune ditte intestate proprio ai De Iulio avessero poi ottenuto appalti dal Comune.«Si tratta di un procedimento connesso al decreto di scioglimento», sostiene l’ex sindaco commentando la convocazione da parte della prima sezione civile del Tribunale di Torre Annunziata che dovrà decidere sull’incandidabilità. «Ho sentito gli avvocati che stanno seguendo il ricorso innanzi al Tar, avverso il decreto di scioglimento – continua Cimmino – Nutro massima serenità e assoluta fiducia nella giustizia: la stessa che ha guidato, in questi mesi e in queste settimane l’operato volto, insieme ai legali, ad elaborare il ricorso. Ricorso che va a tutelare la cittadinanza di Castellammare tutta». La prima udienza davanti al Tar del Lazio è in programma quest’oggi.La notizia delle possibili incandidabilità però agita la politica stabiese. Oltre all’ex primo cittadino, sono finiti nel mirino cinque assessori dell’ultima esperienza amministrativa. Tra questi Fulvio Calì e Giovanni Russo, accusati di avere avuto contatti con imprenditori finiti in inchieste dell’Antimafia. E Antonio Cimmino, Sabrina Di Gennaro e Antonella Esposito, perché durante i loro assessorati sono stati assegnati appalti a ditte che impiegavano loro stretti parenti o nelle quali avevano lavorato prima di assumere l’incarico.Infine ci sono i consiglieri comunali di maggioranza: Annamaria De Simone, Emanuele D’Apice, Barbara Di Maio, Lello Tito ed Enza Maresca, finiti nel mirino per parentele dirette o indirette con esponenti della malavita. Per quanto riguarda Lello Tito anche per presunte frequentazioni con persone condannate per fatti legati alla criminalità organizzata. Per Emanuele D’Apice anche per il discorso che fece al momento dell’elezione a presidente del consiglio comunale, nel 2021, quando ringrazio suo padre (defunto, ndr) che negli anni Novanta fu condannato per concorso esterno in associazione mafiosa con il clan Cesarano.Nel mirino anche tre consiglieri dell’ultima opposizione: Francesco Iovino, Eutalia Esposito e Giovanni Nastelli. La ginecologa per parentele e presunte frequentazioni con esponenti di camorra; Iovino perché finito negli atti dell’inchiesta Olimpo e per via delle vicende giudiziarie che riguardarono suo padre Gennaro negli anni Novanta (la tangentopoli dell’Usl 35); Nastelli per le frequentazioni di suo fratello Carlo con esponenti della criminalità organizzata, quando fu consigliere comunale tra il 2005 e il 2010.

fonte:https://www.metropolisweb.it/2022/06/01/quattordici-politici-castellammare-rischiano-lincandidabilita-lo-scioglimento-infiltrazioni-mafiose/